257 MDX, SETTEMBRE. 258 gnia llioro driedo il signor governador, qual doman 122' li tocha la /ornata, c poi doveria tocliar a lhoro. Si hanno doluto di questo col magnifico provedador Griti ; sì che, non havendo il suo colonello, verano di qui a dolersi. Di la Badia, di sier Jacomo Mareeìlo, provedador, di ultimo avosto, a horre 3 di note. Come, per li fanti posti in Castel Novo sora Po, è sta preso uno, portava letere in Alemagna ; le qual le manda di qui dite letere, con il messo le portava. Scrive, il podestà di Sermene, eh’ è dii marchese di Mantoa, lo voleva, come so homo ; ma li fanti non ge l’àno voluto dar. Item, di Lignago, à che monsignor di la Grota era in letto amalato, et eri ne morì 15; et esser parliti in do volte cavali 22 de francesi, e andati via. Item, à nove di Ferara, come in la Stella eri intrò 100 fanti, mandati per il ducha ; el qual ducha è col campo in Ferara. À lanze 300 francese, 300 italiane, 800 guasconi, 800 spagnoli, 400 italiani et 400 cavali lizieri. Item, galie 12 in 13; ma sono do armade per il ducha, e do altre sono in bordine per l’imperador. Item, tre bregan-tini, do di qualli è armati per l’imperador; et à fusto ..., le qual tutte è di là dii ponte di San Zorzi. Et il ducha à fato far una crida, che niun di citadini di le sue terre e lochi perssi non escano di Ferara, soto pena di la forcha, e taja ducati 200 a chi li prenderano. Letera di Maximiano, imperador electo, al Cardinal di Ferara, data a dì 4 lujo. Come voi far armala e unirla con quella di Franza e quella di Spagna, qual vien nel Mar Adriatico; perhò lo prega li dagi una galia in bordine, di quelle prese da li inimici, in ordine di le vele e tulio, qual, con quelle dete al signor Silvio Savello et Camillo Savello, vengino, et li sia mandala. Et manda Zuam Venasa, spagnol, a tuorla. Dii ducha di Ferara, a dì 28 lujo, a V imperador. In risposta. Come le galie 1’ à è tuie con-quasade, da quelle 4 in fuora; et perhò si scusa'non poter servir sua majestà. Dii dito ducha, a Hironimo Caxuola, suo orator a presso la cesarea majestà. Li scrive di questa materia, e lo scusi. Di Buigo, di sier Silvestro Pixani, provedador, di ultimo, lxore 24. Come, hessendo pas-sadi di là di Po alcuni nostri balestrieri, et fato bu-tini, volendoli divider lì sora le rive di Po, veneno li inimici, e nostri conveneno fuzer di qua dii ponte, fato a presso Crespini ; qual fo disfato, e il capilanio di l’armata si tirò zoso con l’armata. Fra’ Lunardo / DiaHi di M. Sanuto. — Tom. XI. è. la Pelosella; eli soi balestrieri è disordinati, e fanno gran damno a li fermenti di la Signoria nostra, come Sabastian Ovetaro sa il lulto. E lui provedador fa far uno ponte sora le aque di Ponti-chio etc. Dii dito, date eri, a horre 17. Come, per letere di fra’ Lunardo, di la Pelosela, qual le manda a la Signoria nostra, ha i nimici ingrosarssi; e dubita non passino di qua di Po, e li vengi ad asaltarlo. 123 Perhò, venendo il capitanio di Po, la sua andata ini Po, con l’armala, non saria secura ; perhò lo lazi restar a la Pelosela. Di fra’ Lunardo da Prato, al provedador di Buigo, date sora Po. Li scrive, atendi a far compir il ponle, acciò si possi redur in segurtà, bisognando; li inimici s’ingrossano. Item, si fa damili per uno Bortolo da la Barba, capo di venturieri, a’ nostri dii Polesene. Di sier Hironimo Capello, vice capitanio al colfo, date in galia, a Sancto Alberto, a dì primo. Come è lì ; e, per esser l’aqua bassa, sta con pericolo, poiria venir zcnle di Ferara, a cavalo et a piedi, et per aqua, et lhoro non poriano con l’armata ussir, per esser la bocha di Primier secha. Si scusa, con pocha armata non poter far nulla; et li venturieri sono parlili. Fo balotà, nelcolcgio di governadori, tre capitoli, da esser posti ne l’incanto dii dazio dii vili, qual tuta-via si affila, et è a ducati GO milia. 11 primo, si la Signoria darà licentia, alcun conducili vili in questa terra, si metti, a conto dii dazio, in debito di la Signoria ; secundo, non si lievi li vini di nave e navilij, per condurli a la stimaria, come si soleva far, ma si vadi a stimar in le nave o navilij, senza perhò spexa; tertio, si fazi una palada a Prejam, clic seri la Li-venza, a spexe dii dazio, e si metti guardiani a la torre dii Calligo, a quella palada. E cussi fonno tutti presi. Di Cypro, date a Nichsia, di sier Donado da Lese, consier, et sier Jacomo Foscari, camerlengo. Zerclia li danari vien robà di quella camera ; et scrivono molte parlicularità. Et la dita letera fo mandala a li cai di X, perchè nel consejo di X si farà provisione. È da saper, cri sera, con una nave vien di Cypri, zonse sier Lorenzo Juslinian, stato luogotenente, vi-delicet con la nave di sier Piero Duodo. Veneno tre citadini di Feltre, e una letera por-tono de li deputati di la quondam cilà di Feltro, qual horra è cincre, data a dì 29 avosto, qual faria lacrimar tutti chi l’udisse lezer. Suplicha la Signoria 17