203 MDX, SETTEMBRE. 264 Ire mcxi, come l’è ubligato. E1 qual re etiam li dà 8 galie in ajuto di Franai, a difender Zenoa ; ta-men il papa non le stima. Iteni, il papa à mandato el datario a Roma, a intimar a li reverendissimi cardinali,'exepto Napoli, propter cetatem, e la corte, vengino a Viterbo, dove starà qualche zorno, poi anderà a Monte Fiascon, Orvieto, Urbim, poi Loreto et Bologna. Item, è venuti lì li cardinali francesi, excepto Samallò e Baju. Item, è zonto el Cardinal di Volterà. Item, scrive parole usate per il papa, che ’1 voi la Signoria recuperi il suo slato di Lombardia, e non voi la perdi pur uno merlo di quello l’havea, ma babbi di più ; ben è vero, soa santità voi Parma e Piasenza, per esser state di lo exarchato di Ravena etc. Dii dito, di 27, liore 23, ivi. Come il papa li mostrò lelere, di 21, di Hongaria, dii Grassis, orator di soa santilà. Di la resolulion di la dieta in voler la Dalmatia, con le arme, non ge la dando la Signoria nostra di volontà, dicendo: Questo si fa per aver la contribution di ducati 30 milia in eterno. Item, il signor Constantin scrive al papa, che ’1 re di llonga-ria intra in la liga di Candirai, e il re de Ingaltera; unde il papa volea revochar dito signor Constantin 125* e torni da lui, dicendo: Maximiano voria il signor Constantin li havesse portà Padoa lì. E l’orator nostro persuase soa santità a lasarlo, per tenir l’impe-rador im parole. Item, P orator cesareo, domino Vito, è stà dal papa a dirli, il suo re saria contento far acordo con suo honor, zoè aver le terre li vieti, e darle poi in feudo a la Signoria, e da nio le meteria in man dii pontifìce. Item scrive, il frate, andò in Alemagna da don Zuan Hemanuel, yspano, è tornato; il papa non li à dato ancora audientia. Tien, dito don Zuan sia stà causa, l’imperador non abbi ad-messo dito signor Constantin. El qual frate, li à dito, che '1 signor Constantin non è bon instrumento; e che à fato’venir la inojer lì in Aleniagna, e voi alcuni castelli in Alemagna da l’imperador. Item, il papa li disse, teniva Zenoa si aria, dicendo : 11 re di Spagna va putanizando, manda 8 galie a Zenoa ; ta-men spera averla senza il suo ajuto. Et soa santità à nuove, che in Zenoa erano stà armati 30 schierazi e charachie. Di la nostra armata 0 ha ; doman spaza uno brigantin per questo a la dita armata. Et che Hi-ronimo Doria, parli di Zenoa a dì 22, dice tuti li fatili erano levali, el andavano con tra sguizari. Item, senesi dubitano, che l’arma’ di pranza non li toi Porto llercule. Conclude esso oralor, il papa non voi se li digi contra. E lui è ogni borra con soa santità, solicita, non come orator, ma come di la fameja di soa beatitudine, distia e zena ogni dì col papa. Item, soa santità li à dito, voi si rendi il galion, è a Corfù, a’ zenoesi; et manda una letera, scrive la comunità di Zenoa sopra questo a la Signoria nostra. Et per la maleria dii conte Zuan Francesco di Gambara, in le lelere di Roma, fo sagramentà il consejo e comandà gran ere lenza. Di li antiani di Zenoa a la Signoria nostra. Una superba letera, zercha la restitution dii ga- ■ liom preso, alitcr etiam llioro farano, con molle parole alte, et è latina ; la qual letera non fo lecla im pregadi. Jo vulssi farli far risposta, come el ren-devemo per amor dii papa, non per slima fevemo di llioro zenoesi etc. Parse a li savij non li risponder altro, per non esser tempo; e cussi s'ollo non vulssi vegnir al pregadi. Nota. Sier Faustim Barbo, savio ai ordeni, disse in colegio, che sier Hironimo Boldù, ■quondam sier Nicolò, li havia dicto, che Rufim di la Campagna, citadim primario di Verona, avia mandato a dir, per uno Chieregato, vicentino, de qui, che come il campo nostro si presenterà a le porte, quel populo si subleverà per la Signoria. Item fo dito, che uno frate di Santa Lena, di Val Trompia venuto, dice in Brexa non è artelaria alcuna ; e levandole de lì per francesi, uno pulo ondava: Marco! Marco! e le teniva, non volendo fos-seno levate. El qual fo da essi francesi apichalo, con li piedi insuso, dicendo: Crida: Pranza! si non te api-cherò. F. il pitto mai volse cridar: Pranza! Et cussi lo lassono, per esser puto. Item, fo dito questa malina per la terra, che Antonio da Trento, vicentino, era stà squartalo da’ todeschi ; e questo e’ il meritò. El qual Antonio ha fato la vita sua con li Pexari da Londra. Fu posto, per il serenissimo, consieri, cai di 40, et llioro savij, do decime al monte novissimo et me-za tansa, a pagar justa li tempi in la parte posti, e con arzenti e con danari imprestadi, ut in parte. Ave 11 di no; e fu presa. Fu posto, per li savij, scuoder ancora per questa septimana certe decime perse, con il don ; et, pasa-te, no, utpatet. Presa. Fu posto, per li diti, che per il colegio si possi dar le tanse a li oflìcij, da ducati 500 in suso, come parerà al colegio, a bosoli e balote. Sier Gasparo Malipiero, P avogador, andò in renga, dicendo è mejo remeter questa cossa, come prima era, al colegio ili 12savij; e che ’1 colegio atendi al stado, come si feva. Et cussi andò la parte: 68 di sì, 115 di no. Et fu preso di no, e con vergogna dii colegio, per non farli risposta.