MOTII, APRILE. 158 e Porli a lato al fiume, et ho falò la descritione de le persone omnibus computatis, benché sia dificile a saper, perchè loro tengono i padiglioni mollo distanti l’uno da l’altro, e cussi le zenle e cavalli, e tengono assai spazio; tamen, a mia stima et iuditio d'altri, sono persone 15000. Restò governador in Ravena missier Federigo da Bozolo cutn pocha zente. Item, marli fui a Forlì et la rocha se teniva, la terra resa. Fui a Cesena, resa la terra e la rocha. Fui a Rimene, resa la terra e la rocha, el era in Itimene Ma-thio da Zara per nome de’ francesi. Da Rimano a Venetia. Questo fidelmente a Vostre Signorie, a le qual me racomando et cflfero. 5 A dì 25 aprii, fo San Marco. 11 Principe non fo a messa in chiexia per non si sentir, e però sier Alvise Emo, electo capitanio di Padoa, non portò la spada come era ordinato, perchè quando non va il Principe non si porta la spada, nè ombrella, cussin e cariega, ma ben va il zudexe di proprio de sora i consieri. Era vice doxe sier Marco da Molin el con-sicr,- perchè sier Bortolo Minio consier più vechio era amalato. Fu l’orator dii Papa, il primocierio et il signor Frachasso di San Severin. Et dito messa, fata la processione de more per le scuole con una reliquia sotto umbrclla per scuola, si reduse la Signoria con li oratori et signor Frachasso e li pa-Iricii invidati al pasto a disnar di suso. Il Principe non era per non si sentir; à un pocho di lluxo, non da conto. Noto. Eri sera gionse Vigo di Campo San Piero, vien di Mantoa, drizalo per il marchese a la Signoria, dice francesi, lanze 600 et fanti 4000, erano zonti al Final e alozati di lì via verso Cento e la Pieve, e dicono voler andar verso la Lombardia. Item, uno Zuan Fontana, vien di Ancona, acerla certo il partir dii viceré per reame, et aver udito a Sinigaia una crida da parte dii ducila di Urbin, chi voi tocliar danari et tuor soldo con il Papa vadi in certo castello clic li barano, et fa zente; e dito Duca a auto danari dii Papa. Et si aspelava uno episcopo, legato dii Papa in campo, dal dito ducila di Urbin. Vene eri sera Christofaleto coricr, vien di Milan, partì a dì 19, limi pasato, dice in quel zorno nel domo fu fato Concilio dii Cardinal Santa f e li altri, et era assi zenle, et vide uno vescovo cridar su la porta di la chiexia: non potè udir le parole; ma, si dicea, voleano dismeter papa Julio. Item, era lì quando vene la nuova, li campi erano stati a le man solo Ravena, et che era sta morti assai ; ma loro diceano spagnoli. Pur la verità è, morti assa’ capi francesi et il gran maistro e altri signori, e che missier Zuan Jacomo di Triulzi era stalo a Pixa da suo fiol... el qual è lì, el era amalato, ma che era lornà lì a Milan ; e che si dicea, sguizari doveano vegnir zoso sul milanese. Da poi disnar, vegliando zoso li senatori haveano disnato col Principe, zonse uno corier, vien di Roma con letcre di 20 et 21 di l’orator nostro, a bore 3 di note, e diio corier è montalo in barcha a Pexaro ; qual scontrato da sier Alvise Dolfin el consier e sier Zuan Badoer dotor e cavalier savio a terra ferma, quali andavano a caxa a spoiarsi, con dille letcre, per esser di Collegio ritornorono suso et il Principe dormiva. Le apriteno: erano in zifra. Par, a dì 19, scrivesse copiosamente, ma ditte lettere non si ha auto. Et poi reduto el Colegio de’ savii, fonilo lede dile letere ; il sumario dirò di solo. In conclusion, il Papa esser acordato con Franza. Di Roma, di l’orator nostro sier Francesco 83* Foscari el cavalier, do letere di 20 et una di 21, a hore 3 di note. Come a dì 19 scrisse copioso, e come il Papa non havea inteso si non mala relatione di le zenle spagnole, et da’ francesi alcun mal, so-lum dii perder di Rimano; et dii partirsi dii viceré di Ancona. Adeo, scrisse uno brieve al re di Franza esortandolo a la paxe, e meravegliarsi aver tolto le (erre di la Chiexia et sachizato Ravena; e queslo perchè il Cardinal Yslrigonia hongaro e il Cardinal de Ingalterra esortavano il Papa ad acordarsi con Franza, et par lì sia uno agente dii Cardinal dii Final che trata le cosse di Franza. E inteso il Papa che Piero Vargano, qual amazò il Bariselo di Roma, Ruberto Orsini fo fiol dii conte di Pitiano, et Renzo Man-zino capi di parte romani erano in Peliano, poco distante da Roma, dubitando Soa Santità non machi-naseno qualcossa contra di lui, e francesi da una banda e questi con zente da l’altra non lo pigliaseno, fe’ redur la matina per tempo, a dì....., li oratori da lui, zoè il Cardinal Ingalterra et il nostro, el man-doe per domino Hironimo Vich oralor yspano, qual mandò a dir dormiva et non poteva venir e la note era slà molto suso a scriver letere in Spagna e altrove. Et il Papa molto si doleva che dito oralor non venisse; e in questo mezo diceva a li oratori : « Non staremo più cussi; prenderemo partilo; non volemo perir», nè valeva conforti ditti oratori li desseno. Et inleso che dito oralor yspano era cavalchato fuori di Roma a Grota Ferala, mia ... di Roma, dove si trovava el signor Prospero Orsini, per farlo vegnir a Roma e tuor soldo contra Franza ; unde è da saper che prima l’orator yspano persuase il Papa a partirsi