109 MDXII, APRILE. 110 et aspetcremo li ducati 44 milia, ma ducati 2500 li darete a nostro conto, per li ducati 40 milia, a l’Im-perador acetando le trieve, et ducali 3500 ne bisogna per altro; sichè questi G000 li volemo». Itcni, che il Papa havia chiama il signor Prospero, eh’ era a Marino: rispose non poi venir. Item, l’orator li parlò zercha le possession di zentilhomeni di Ravena e Zervia, perchè trovò bona occasion. 11 Papa disse: « Domine orator, questo non è tempo, perchè el 54 Cardinal Pavia dete ditte possession via a persone, clic saria mal al presente, eh’è questi tumulti in Romagna, retuorle ; però è bon indusiar. Item, come luni proximo, che sarà a dì..., principierà de lì il Concilio, et si farà tre sesion : la prima sarà una ora-tion di maistro Egidio generai di San Stephano; la seconda domino Bernardo Zane arcivescovo di Spalatola terza el zeneral di San Domenego. Item, scrive altre particolarità, ut in litteris. Fu posto, per il Serenissimo, consieri, cai dì XL, savìi dìi Consejo e savii di terra ferma, certa parte di elezer depr(¡esenti 3 provedadori sora le pompe di le done, con grande autorità, ut in parte; et quando do di loro non sarano di opiuion di condanar, il 3.° habi libertà di placitar detti conlrafazanti, over dite, in Colegio, e sia sacramenta il Colegio per le pregierie, e possino condanar fino ducati 100 senza alcuna apelation, la mità di l’arsenal e la mità di la Pietà, con altre clausule, ut in parte. E li diti possino vegnir in Pregadi et siano electi con pena, ut in parte. Fu presa. E.fato il scurtinio, tolti n...., rimaseno tre per esser homeni teribeli et che oser-verano le leze conira esse done. Et nota, che fo dito, la causa di tal crealion è sta, se diceva, che certe done numero 15, volevano venir fuora in questi sponsalicii si ha a far, come una compagnia, con nove foze e barete rosse in testa con medaie suso etc. Et fono electi sier Vetor Morexinì fo proveda-dor sopra la sanità qu. sier Jacomo, sier Nicolò Gri-mani qu. sier Nicolò, et sier Piero Marzelo fo conte a Sibinico qu. sier Jacomo. 11 scurtinio sarà qui avanti posto, lo etiam fui nominato contra mia voglia, per non esser oficio da mi, ma da homeni che non sperano aver altro. Fu posto, per li consieri, certo salvoconduto, per mexi 6, a uno todesco è debitor, et fu preso. Fu lecto le letere scrite eri per Colegio a Roma, e ai provedadori e capitami, stagi riguardosi. Et sopravene lettere di Chioza, di sier Marco Zantani podestà, di ozi, hore .., con avisi di uno vien di Ravena, qual è nominato Alexandro Spagnol, si à trovà sul fato, el scrive quanto à referito, eh’ è molto copioso, et il sumano di dita lettera noterò di soto. El qual Alexandro, etiam lui in persona, vene a la porta di Pregadi, et per la Signoria fo mandato do savii di terra ferma, sier Piero Landò e sier Al-vixe Pixani dal Bancho a San Zorzi dal Cardinal sguizaro legato con el dito relalor, acciò viva voce li narri la cosa seguita. Etiam la lettera di Chioza fo mandata a li oratori Papa et Spagna. Et noia. Vene quel nontio dii viceré con lettere al prefato orator destinale. Et è da saper, l’orator ungaro, è qui, havia in Ravena 40 cavali, qual l’avia mandato za a levar per condurli di qui per poter andar in Ilongarià ; et mò che Ravena è stà sachi-zata, à perso tutti li cavalli. Di Chioza, dii podestà, di ozi, hore 16. Co- 54* me era capitato lì uno di caxa di domino Seren Bcl-tran spagnol, eh’è stato in Ravena al falò d’arme, ferito in uno piede, qual referisse, el venere santo francesi lì deteno una grandissima bataia a la terra, e fonno morti gran numero de’ francesi. E poi, preparato la domenega, a dì 11, fo el zorno di Pasqua, di darli una altra et principiala, il campo spagnol in questo mezo veniva per socorer la terra ; qual era sopra li prati di Santa Maria in Classis, et francesi lasorono la bataglia e andorno a trovar spagnoli, e lì feno fato d’arme, dove fu la mazor taiata eli’ è zà zentenara de anni sia stà fata in Italia. Morti, tra l’una parte e 1’ altra, da persone 24 milia, et dize il numero di morti, come in una lista apar. Item, che in quella domenica instessa, hessendo il campo spagnol fugato, la terra di Ravena si rese a pati a’ ditti francesi restati, e tandem il luni li francesi introrono dentro, cridando: «.Sacho, Sacho, carne, carne »; e quelli poveri ravegnani, che il zorno avanti ha-veano messo le sue. done e fioli ne le chiesie e mo-nasterii, credendo esser securi, li haveano tra ti fuori e se ritrovavano senza arme e furono morti da li guasconi e fati presoni, e' fino ne le chiexie veniva amazate le persone. Dice che vedendo questo, dito zovehe, eh’ era in chiexia, seguitò li francesi cridando: « Ducha, Ducha » e fecesi homo dii ducha di Ferara. Per esser sta una altra volta in Ferara e ben conosuto, ebbe modo di haver uno salvoconduto dii Ducha, et andò a Ferara, e da Ferara venuto qui, il qual manda a la Signoria. Questo eri si partì di Ferara, e luni di sera, a dì 12, partì dì Ravena. La ro-cha di Ravena si teniva fino a luni, a hore 23, che lui si parti, in la qual era intrato el signor Marco Anto-tonio Colona e li altri capi notati in la lista ; e dize esser benissimo munita de vituarie. Le artellarie