483 MDXII, LUGLIO. 484 bari ! Domino Zuan Badoer partirà doman o l’altro ; el viceré li manda una nave armata a Civita Vechia de 800 bote per darli pasazo sicuro. Noto. In le letere venute di Roma, è uno breve dii Papa, che è contento suspender l’interdito di la chiexia di Santa Marina per il zorno e la vigilia, con questo si dichi una messa andando il Principe a la chiexia, come fu preso; e pasato il dì, resti scomu-nichata, ut ante. È da saper, dita contra’ da Pasqua in qua é scomunichata per causa alcuni denari dieno dar sier Zuane e sier Polo Dolfin qu. sier Hironìmo a uno certo prete ; e perchè i stanno lì, iuxta li decreti ecclesiastici, è stà scomunichà la contrada fino diti Dolfìni li pagi no etc. 239 * Vene letere di Constantinopoli, di sier Nicolò Zustignan baylo, l’ultime di 11 zugno, in sifra, qual non fo lete ni ozi in Pregadi. Il su-mario è, ch’el Signor, facendo exercito, sarà roto da quello dì Achmat bassa ; et come è stà fato querimonia al Signor che alcuni di la Zimera erano venuti a Corfù, e si provedi. Et infine, dize che tien, andando el Signor su l’Anatolia contra il fratello, quelli di l’e-xercito di Achmat passerà soto questo Signor. Dice il modo partì il Signor vechio etc. E nota. Jacomo di Zulian, vien di Ragusi, dice aver certo, di 10, inteso in camino el Signor turcho era morto, una zornala lontan di Monopoli al Demonicho etc. Da poi disnar, fo Pregadi per expedir li zudei, è zorni... è in prcxon; l’altra per meter angarie, e fo leto assa’ letere. Fu posto, per li savii, che lì zudei pagìno per tuta questa altra septimana ducati 5000, poi ducati 1400 al mexe fino al numero di ducati 12 milia per tuto il mexe di fevrer, e non se li possi per dito tempo poner altra angaria ; con questo che li 6000 ducati prestono sia liberi di la Signoria, et che diti zudei posino tornar a le terre come prima, ut in parte. La copia sarà posta qui soto, et fu presa. Et cussi questa sera fonno cavati di prexon numero 11. Fu posto, per li savii d’acordo, uno quarto di fili a pagar a le biave havendo formenti di la Signoria nostra lire 4, soldi 10 il ster, ut in parte ; sopra la qual fo gran disputation. Parlò prima sier Vetor Mo-rexini, è sopra le pompe, dicendo si darà formenti tristi a’ poveri ; è mal etc. Poi parlò su la parte sier Antonio Grimani procurator, dicendo è mala parte; rispose sier Piero Balbi savio dii Consejo. Parlò poi sier Zacaria Dolfin cassier di Colegio, voi altro modo che dar formenti, atento il gran bisogno di danari. Li rispose sier Alvixe da Molin savio dii Consejo, dicendo nel mexe di zugno è stà spexo du- I Diarii di M. Sanuto. — Tom. XIV. catì 84 milia, vidclicet 34 milia a’ sguizari, 2G milia a l’Impcrador, 20 milia in campo per la paga di le nostre zente et ducati 4000 in altre spexe clic mai non mancha, et parlò per la parte. Poi parlò sier Antonio Condoìmer, dicendo si doveria far, come fu fato dii 37, che fonno fati 5 zentilhomeni savii go-vernadori di danari e a dispensarli, e che in campo si doveria mandar uno homo degno, come fa il re di Franza, sora i danari, che era il zenaral di Normandia, ch’ò morto etc. Ilor d’acordo fo termina in-dusiar, e fo comandà grandissima credenza. In questa sera partì per campo pagador sier Fi-lipo Baxadona, e le lettere di cambio fonno per Zenoa. Avixo auto di Roma, come fo asolto dal Papa 240 di la excomunicatione el ducila di Ferara a dì 9 luio 1512, in concistorio piiblico. El signor duca Alphonso, essendo in concistorio publico avanti la Santità del Nostro Signor, gcnìbus flexis disse: « Pater Bande! confesso havergravemente peccato contra la Maiestà Divina et la Santità Vostra et questa Sancta Sede Apostolica, et haver co-messo grandissimo pecato de ingratitudine per tanti beneficii ricevuti da Vostra Santità; ma confidandomi ne la clementia sua son venuto a’ piedi dì quella, supplicandola humilmente per la misericordia de lo onniposente Dio et benignità sua no vogli haver rispetto a li demeriti mici, et perdonarmi et restituirmi a la Sancta Maire Chiesia, oferendomi esser sempre obedicnte a la Santità Vostra et a questa Sancta Sede Apostolica. Et immediate el procurator fiscale, che li era apresso, li disse : « Voleti prometer signor giurar di esser obediente e far quanto Sua Santità comandare ? » Rispose de sì. Alhora el Papa rispose : « Signor don Alphonso ! voi dite la verità haver gravemente pecato contra la Maiestà Divina et la persona nostra et questa Sancta Sede Apostolica, et prcecipue de tanto grave peccato de ingratitudine, non havendo rispetto a’ tanti beneficii recevuti da Noi et da questa Sancta Sede Apostolica. Voi sapeti ben che vi liavemo liberato da la subiectione de’ venitiani et levato el visdomino etc., et vi havemo honorato dii lilulo di confaloniere, el qual la maiestà del re de Franza domandava cum tanta instantia, et volessemo più presto compiacer a voi che essa Maiestà, et voi no Io volesti acceptar senza sua li-centia, et de molli altri benefitii ; ma voi conio ingrato haveti fato ogni mala operalione conira la Chiesia et la persona nostra, et usato molte lyrannie 28