C47 J/DXIJ, AGOSTO. 648 veste non le potrò usar a Venexia, per esser fatto più alla inglexe cha a l’italiana; et assa’ pezo in tuor famegii per esser tutti ladri, non se sapendo di chi fidarmi. Basta che per uno jotton mi fo roba un bo-chal d’arzento dorado che me chostò ducati 8. Trovai qui il padre di questo re Enrico. Perchè io fui manda con letera de credenza a 1’ amalado, che, per la malattia, mai a quello me potei apresentare, adeo che de là a pochi zorni el morì. Successe el fiol, zerca quel tempo che la rotta del campo in Geradada da Pranza. Scrissi a Venexia non mi va-lea quella lettera di credenza, et che me ne fusse mandà un’ altra, la qual era dii mese di novembre sequente. Vardati ; se io fusse stà aspettarla come aria inzonto quel Stado! basta che per el mezo de nobel homini inglexi siati a Venezia in casa mia, io avia per avanti rizevuti fazendoli bona ziera, non perchè mai pensasse vegnir in Ingalterra, ma per mio contento, basta che loro, sentendo el mio bisogno s’adoperarono, e tanto valse la operation et persuasión sue, che in 10 zorni da poi la incoro-nation di questo magnanimo principe, li fui introducto avanti con la mia lettera vecchia, con tutto che la fusse redrezà a suo padre. Tanto sepi far per la grazia di Dio, che l’azettò e me aldi con tanta grazia per il che io credo che immediato el me se affezionasse attento la bona relazione di me ambasciator data a Sua Majestà, dal che tanto sapi operar che fesse scriver al Papa in favor de la Illustrissima Signoria nostra, pregando la So Santità che de grafia el la volesse aver per raccomandà, tollendola in gratia, e remeter le cenzure, con prometer Sua Ma-338 stà che quella saria come boni figli hobedientissimi. E tanto io ne feze, che le valse. Susonze poi del mandar el so ambassador a Boma, qual continuamente lo pregava per veneziani, e sempre conira Pranza; poi feze scriver al re di Spagna per i favori del qual e quante lettere, pregando la Maestà de quel Calho-lico re che il volesse ha vere quella Illustrissima Signoria per amica; poi a l’Imperator lettere infinite, con mandare un ambassador per questo effetto. I fezi scriver al re di Franza che ’1 volesse desister de sempre essere contro veneziani, avendo avuto quello aspectava et la duzea de Milan, ma in le altre cose che non avia ripetudo, in esse, volendo esser suo buon amico, lo la lassasse star, cussi che venetiani era so boni amizi e boni cristiani propugnatori de la fede cristiana, e come sempre quelli erano stati an-timuraglia a la religión cristiana, con grandissimo dispendio suo de sangue ed oro ; per il che el Re Pranza s’ebbe a sdegnar, respondendoli bruscamcn- te, et io mettando al ponto e de tempo in tempo operando e sempre con lettere di questa Maiestà, aquelando el Papa et el re Catholico suo suocero ; per il che, quando i vette disposto in tutto per veneziani, anche lor comenzò ad inchinarse, che il Papa per malsorte era con l’Imperador. Et per mia insti-gation da Sua Maiestà tanto fezi, che el scrisse al Imperator voler esser dentro e conzar ogni deferenza tra quella Signoria e sua Cesarea Maiestà. Preeterea, da tante fatiche fastidii et affanni, non mi lassando mai haver un hora de ben nè mancho de riposo, mi assaltò una febre continua acuta e cattiva che per 37 zorni mai la me lassò. Pensate come io doveva esser servito et de chi e con che carità in la mia malattia, et era con mi a confortarmi ! io aveva domestici che cadauno de loro voleva ogni dì, un nobile che son, un ducato e mezo, et tanto me valeva el suo vegnir come no. Or in cao del mio compir de 37 zorni con la febre in letto, il Be ebbe risposta da P Imperator, et non sapendo Sua Maiestà che io aveva si gran mal, mandò a dirmi che gli andasse a parlare. M’andai co la febre, me levai dal letto, la vizieia de Santa Chatarina dì 24 de novembrio andai per la corte a Granuzi miglia 6 longi de qua per acqua, che da tutti era disconforlà d’ andar, che dovendo andar si iudicò che dovesse lassarmi la vita, che quando el Be me vide e lachrimò de pietà che li fezi, parseli io fossi sfato tratto dalla sepoltura. Me disse haver auto risposta de l’Im-perador c da madama Margarita sua fiola che procurava questo instesso per questa causa persuasa da questa Maiestà, e domandomi se io havea com-rnission particular e dissi di no. Egli mi disse che scrivesse e presto, che se quella Illustrissima Signoria voleva l’acordo, la mandasse la comission. Or spazzai do messi a questo effecto, et de la un tempo ebbi la commissione. Et avanti l’andar de queste mie lettere a Venexia, quelli signori, non avendo saputo l’opera mia, nè manco che la mia lettera credenzial fusse stà azetlada, parendoli la venuta mia qui fosse stata frustra e vana, parse a un savio zenlilhomo metter questo nel Consejo grando e Pre-gadi farmi vegnir a caxa, non havendo mancho in-texo quello havea fatto e judicando non fusse per far nulla. Parse a un altro, missicr Lorenzo Orio el dolor, che era savio ai ordeni, inspirado da Dio per ben de quel Stado, de parlar in defension mia che mai el parlava, parendoli mi fusse fatto torto, tanto che un altra parte fu messa de lassarmi, ma che me fusse sminuito da ducati cento che havea al mese per spexe in ducati 70. E questa fu prexa, della quale mai me