155 MDXII, APRILE. bocha più ampiamente cxponerò davanti el cospeto di quella con ogni Alidissima verità ; etiam dirò quanto a me pare. F,1 zobia santo, numero grandissimo la sera comenciorno a sbombardare con impeto e furore grandissimo ; el venere santo, a bora de terza, detero la bntaglia et refrescorno 3 bataglie sina a nona. Quelli dentro se prevalsero valentissi-mamente, li quali erano, fra terieri e forastieri, numero 8000. Era missier Marco Antonio Colona dentro con lanze 100, cavalli li/ieri 200, fanti zercha 3000 in ordine optimamente, et fortifìchata la terra cum ogni ordine. Moriteno, de li inimici, el venere santo a quella bataglia cercba 200 e più ; de la terra cercha 20. El sabato santo se levorno da Ravena con artdiarie e tutto, perchè sentivano discendere el no-slro campo verso Ravena, et se aviorno dreto al fiume che va a Forlì incontro a li spagnoli, li quali venivano da l’altro lato del fiume. El dì de Pasqua, a bora de sesta vel zercha, li franzosi passorno d fiume et andorno a trovare li nostri et cominziorno l’aspro fato d’arme con artdiarie, la qual cosa se vedeva da Ravena, et durò fin ad bore 2*2, ne la qual bora vene le nove prime, che li franzosi erano roti. Per la quale nova fu fato una alegreza inextimabile; et missier Marco Antonio Colona con tuie le zente ussite fora, et quasi che tutti non forno tagliali a pezi da’franzosi. Qui cxponerò a bocha più ampiamente. Da poi se intese li nostri esser slà roti, per il che tuli forno sotosopra. Missier Marco Antonio con tute so gente fugino in rocha ; la terra subito fece consiglio et deliberò di darse, et fra li altri capitoli che mandorno, promisero dar victualia al campo, con questo che per niente venessero in la terra; le quale cosse Iute li forno promesse e sigillate, perchè essi * francesi morivano da fame el venivano a domandare a le porte con lanze in croce, che li fosse dato del pane e acceptati per presoni, et anehora dubitavano non bavere la terra ; il che premessero el tutto. El luni de Pasqua a bona bora vene in la terra monsignor de la Peliza, el marchexe di Ferara et el suo legalo San Severino, et cussi tenendo la terra in zan-ze, li guasconi cominciorno a venire dentro con lai tempesta che pareva che li spirili infernali fossero scatenali, nè mai fu udito nè scritto tanto furore, nè tanta crudeltà. Qui si comenziò un eterno extermi-nio. Comenciorno ad amazare e romper caxe, tandem forno morti villani cercha 2000, citadini zercha persone 5, artesani assai, done 8 over 10; luto el resto de homeni, done, monache, citadini, preti, frati e monaci e tutti forno chi feriti, chi presoni ; amaza-do Io abbaio de Classe, et forili e bastonali frali as- sai : io bufato zoso da un campanile e per miracolo salvo. Tutta la terra depredata, cussi le chiesie, calici, patene, reliquie, e tutto robalo e dissipato. Nè posso tanto dire che più non sia. El marlì se partì de campo el duca de Ferara et andò a Ferara con tutta la sua gente, perchè se disse che Vostre Illustrissime Signorie li era a le spale. El mercore se partì el legato loro San Severino e menomo li presoni a la volta de Milano. Li presoni erano assai, fra i quali era el legato de’ Medici, el signor Fabricio Colona e altri assai. Etiam condusero con loro el corpo del suo gran maistro morto et molli altri loro nobeli morti, piangendo che era extinta la nobiltà di Franza. Item, in quel medemo dì vidi io, cum propri ochii, esser stà portati dal campo franzosi electi fra li corpi nobeli e sepulti 8 e 10 per fossa ne la cliiesia de S. Aman con grandissimo pianto de tutti loro, dicendo che a quella guerra era morta la nobeltà di Franza ; corpi numero 300 e più. Item, el zoba io andai personalmente al campo dei corpi morii, el qual tiene un grandissimo circuito, nè mai fo veduto tanto exterminio. Signori Excellentissimi, cl numero do’ corpi morti si è inextimabile. Dicono essi franzosi, et ho sentito da homeni degni de loro, che de loro inanellano 10 milia e più e tutti li nobeli ; tamen se exli-mano morti in tutto 15 milia el più, et manchano più franzosi che spagnoli senza dubio, perchè el viceré con el conte de Populo et molti squadroni ces-sorno indriedo, et sono andati, chi verso Ancona, chi verso Roma, et assai di loro svalizadi da’ villani. Item, venere proximo passado, ozi a 8 zorni, Marco 82 Antonio Colona ussite fuor di rocha con tulta la so’ zente dita di sopra, con salvo eonduto de’ francesi, pensando loro bavere la rocha; il che ussito esso Marco Antonio Colona, el castellano, el qual è uno vescovo di Vitelli che zà fu ne la rocha de Bologna, valorosamente se pose a la difesa. El sapia per cerio Vostre Signorie Illustrissime, che lui non è mai per renderse, et cussi hame ditto ch’io dica parlando con lui, el qual è mio amicissimo : e questo fo la seplima-na santa. Lui è fornito de victualia per anni 3, arlel-larie e zente conzurata de non renderse mai. Item, el sabato sequente li francesi condussero tuta la so artellaria in Ravena, che erano pezi 30 grossisimi per sbombardar la rocha, tamen lui non le lassava piantar l’artellarie, e cussi lo lassai ne la rocha fin al partir mio; et è certo che lui non è per renderse. Item, sabato, domenega e luni se parlirno francesi assai a la volta do Milano. In campo se rasonava de’ sguizari, che disendeano verso Milano. Item, luni nel partir mio passai per el campo, el qual è fra Ravena