olii MDVII, Di Napoli di Romania, ili rettori et sier Hironimo Contarmi, provedador di 1’ arma’. Di certa adunalion futa per turchi, qualli voleano veder di robar Napoli, perchè non era previsto. Et alia, ut in litteris. Fo prova li patroni di le galie di Alexandria. Fo posto, per li savij, taja a uno Zuan di Rngusi, qual à mena in collo le l'uste di Porlo Venere, ducali 500, ut patet in parte, chi ’I prenderà e darà in man di la Signoria nostra. Fu poslo parte varie, per quelli ili colepo, /ertila proveder a le cosse niaritime; et sier Lunardo Griuiani, el consier, parlò do volte et olone. Parlò sier Antonio Trun, sier Domenego 'l'rivixan, cava-58 lier, procurata, savij dii consejo, et sier Carlo Coniarmi, savio ai ordeni, et sier Pollo Pixani, el ca-valier, savio dii consejo. Or fu preso, che sier Francesco Arimondo, capilanio di le galie dii trafego, vadi via ; con il qual va I’ oralor dii soldan, Tanga-vardin, et debi presentarsi a Corfù. Item, tulle nave et navilij, vanno fuora, tochino Corfù. Item, si mandi li arsilij, come fu preso, a tuor li stratioti, su li qual si mettino 400 fanti, parte per Corfù et parte per Napoli di Romania etc. Et cussi la inalili» fono exjiedì do conleslabeli, Jacometo da Novelo, con '200 fanti, el Maldonato spaglio!, con 100. A dì 21. La malina seguile: prima morite Alvise Manenti, secretano dii consejo di X, di età di anni... Havia optimu fama ; el saria stalo canzelier grando, si P avesse vivesto, judicio omnium. Ed in questa matina, bessendo reduto il colegio in gran consejo, accidit cossa assa’ notoria, che sier Carlo di Prioli, fo di missier Constanliu, miocugna-do, mal coosejato, ha vendo, za più di 18 mexi, falò una promessa a sier Lunardo Grimani, consier, di lire 45 di grossi, per domino Tliadeo da la Molella, con-dutier nostro, per tanti zenzeri beledi, a ducati *20, e fo una zivanza,sanser Zuan Binili, el bessendo passà il tempo di fevrer in qua, dimandando il (¡rimani al Prioli li soi danari, e lui minime volendo pagar, andò dillo sier Lunardo a li consoli, cassier sier Bernardini Badoer, e levò sovenzioo conira el dito Prioli. El qual, volendossi doler a li auditori vechij, convene asegu-rar; et dele una possession di sier Marco Antonio Contarmi, quondam sier Micliiel, laudator sier Mi-chiel di Prioli, suo fradello; et licet ditta possession non fusse sua, rimaseno d’acordo di satisfar, et li dele ducali 100 per |»arte. Ma esso sier Carlo, messo suso da chi el tacer è bello, andando una malina el doxe per palazo, trovò dillo sier Lunardo, eli’ era consier, col doxe, dicendo lo cavasse di piczaria. E I Diarii di M. Sànuto — Tom. VII. LIT.IJO. I -2*2 lui, sier Lunardo, disse voleva il suo resto; e il Prioli diceva non li daria 0. El doxe si voltò, e volendo esso Prioli dolersi, ordinò el venisse in colegio. E cussi ozi andoe, dolendossi che sier Lunardo Grima-ni, conira la forma di le leze, havia venduto a’ soldati bessendo di cjlegio etc., e narrò la cossa; mule ditto sier Lunardo con gran collora parloe, Durando la verità e la cossa, e che lui non cognobc mai soldati etc. Or, mandati fuora, fo commessa a li avoga-dori di eomun, vedesseno tal cossa. È avogadori sier Francesco Morexini, dolor el cavalier, sier Alvise Mozenigo, el cavalier, et sier Andrea Trivixan, el ca-valier. I qualli formono processo, el tolseno el dito dii Grimani e le sue vulenlisie; et dicitur lo voleno menar im pregadi. Tamen la terra à ’ulo a mal di tal accusatione, perché una volta el Prioli ha promesso, et fo mollo biasemato. Et si tiem sarà asolto el Grimani, menandolo im pregadi, perché è utele citadim a la terra, licci sia garbo el liabi non pochi inimici. Da poi disnar fo consejo di X. A dì 25. Fo gran consejo. Et fo chiama molli zeulilomeui, ad andar conira do oratori di Franza si aspettano, come ho scriplo di sopra. El cussi ve-neno il dì sequcnle; alozono a presso Lasehari a San Stefano. In questa matina 1’ orator yspano fo a la Signoria, con letere dii re di Napoli c di Bagoli, creden-tial, dicendo era venuto per starvi qui. Foli fato bona ciera per il principe, per l’amor era con la ca-tholicha alleza e questa illustrissima Signoria nostra. È cathelano e liuoino, ut ilicitur, da ben; et è va-lenziano. A dì 26. La matina vene Taugavardin, orator dii soldan, in colegio a tuor licenlia ; si parte. Era con lui sier Marin da Molin, va' consolo in Alexandria, el quelli sora il cotimo. Fo vestito di rcslagno d’ oro fodrà di zebelini : la vesta costa ducati 300 ; do caschi, cazache di veludo verde, 8 altri di scartato et li di verde, zoè panno. Et fo acompagnà, con trombe dii doxe e altri diverssi instrumenli, per la piaza, et andò a caxa a la Zueeha. Etium li è sta dato ducali 1000 venitiani, pur a conto di cotiino. Item, va con le galie dii Irafego, sopra la galia patron sier Luca Loredam. Da poi disnar fo pregadi. El lelo le infrascriple lelere : Di Verom, di rectori. Come el cavalier Ca-vriana, zenero dii marchese di Manloa, qual era in disgralia soa per certi excessi, et amazò il suo favorito milanese, questo s.i era conzo per capo di squa- 9