101 MDXII, APRILE. 102 Rovere el Francisco de Accurlio prrclibntì sanctis-simi domini nostri Papa; cubiculariis secrclis, et Petro Grimano milite Hierosolvmilano priore Ilun-pariue, testibus ad prremissa vocatis specialiter, at-que rogatis. Et Ego Melchior de Campania, camene apostolica? notarius, quia capitulationi et stipulationi dieta-rum induciarum omnib'usque aliis et singulis pne-missis, dum sic ut prtemillilur dicerentur, agerentur, et fierent, una cum praenominatis testibus prcesens fui eaque sic (ieri vidi et audivi el in notam sumpsi, ideo hoc prsesens publicum instrumentum manti allerius me aliis occupalo negociis lìdeliler scriptum et inde confeci, subscripsi, publicavi et in hanc publicam for-mam redegi, signoque et nomine meis solitis et consueta ac in rnea legalitale sigillo Camera} Apostolica; munitum signavi, et in fide et testimonio omnium et singularum pnemissarum rogalus atque requisitus. A dì 15 aprii, la matina, in Colegio veneno li oratori dii Papa el lo yspano, dicendo questo è il tempo di far fati e cazar francesi de Italia, et si doveria armar qualche galia e veder di adunar li exer-cili e dar drio a’ francesi. 11 Principe li usoe bone parole, dicendo si faria il tutto, demostrando ad ogni modo, francesi hanno auto la pezor. Item, che l’imperador al presente si doveria mover et far ogni cossa conira Franza. E cussi steno in sii coloquii ; tamen l’orator yspano si meravigliava non haver letere dii viceré, si l’è vivo ; stiam l’orator nostro sier Marin Zorzi non scrive : è gran fato. E di Ila-vena, non si sa de chi sia. Di Vicenza, dii provedador Capello, di li, hore 3 di note. Come, in questa sera hanno nuova, per uno stallerò dii signor governador partito eri a hore 23 di Mantoa, referisse Ravena mantenirse, e apresso dize, zente d’arme spagnole non haver palido mollo. Scrive esso provedador havia do soi exploratori in campo, quali non si doveano levar fino li campi non fosseno a le mano, li quali non è venuti : dubita siano sta morii. Item, per uno suo trombeta tornato ozi da Verona, qual mandoe mò terzo zorno con sue lclere a quel governador e consieri cesarei per la trieva, acciò levino le offese, rispondeno, quando arano comandamento dal’Im-perador lo farà volentiera ; la qual letera bolada con 7 sizilli manda a la Signoria. Scrive, per la publica-tion feze far lì in Vizenza di la trieva e sonar di campane con l’andar dii Irombeta a Verona, à posto tanta suspizion tra quelli pochi francesi sono in Ve- rona e todesclii, che più non se poria dir, (ideo che essi francesi si sono retiniti ne la eitadella. Scrive, doman mandará uno altro trombeta a Verona con uno messo patente di l’ambasador yspano è a Ve-niexia, per il levar di le ofexe. Dize, il trombeta che mandoe non fu lassato intrar in la (erra, nè dentro di le porte, ma tutti loro signori veneno a la porta, et voiando venir ctiam francesi, non fu permesso da’ tedeschi li andasseno, e per questo è venuto la zelosia scrita di sopra ; ma concorse il forzo dìi populo di quella città a la porta, ringratiando Dio di questa trieva ; sichè da tutti loro, salvo da’ francesi, è desiderata e bramata. Item scrive, è zonto letere di Mantoa di Paulo Agustini, di eri, do letere qual manda la copia. Scrive esso provedador le zente li in Vicenza è disperate, precipue le fantarie. Item, per uno aviso l’à da Zuan Forte, scrive Ravena averse data a pati ; e questo aviso ha auto da poi scrito e serata la dila letera. Sumario di letgrc di Mantoa. 50 * Data a dì 13, hore 19. Come havia ricevuto quella malina soe letere con una direcliva al signor marchexe, la qual dete. Li ha piaziuto le nove. Avisa da poi è venuto lì aviso, per via di Ferara, a la marchesana, el qual scrive el Cardinal, che spagnoli sono sta roti da’ francesi, con molte altre particularità. E prima, ch’el signor Fabrizio è preso insieme con el marchexe di Peschara e quel di Betonte, i qual tutti erano in l’antiguardìa di spagnoli : tamen non essendo più retifichate le nove fin bora, molti non le credeno, che, di raxon, el doveria esser gionto 10 messi, ma exlima che l’untiguarda sola de’ spagnoli se habia atachato, perché el se intende che quella andava per obviar che francesi non desseno la bala-glia a Ravena, e che ne l’andar la se sia atachala con li inimici. Similiter per dite letere avisa, esser ferito monsignor di Foys e ’1 ducha di Ferara, et morto Frondaglia e Salìglion, e similiter Molardo capitanio di guasconi con molli altri capitanii francesi ; ma, per venir da Ferara, molti non la credeno et molli al contrario, ma senza dubio qualche gran cossa ad ogni modo è seguito. Ma pensa certissimo, che hessendo la nova vera, subito liabi a zonzer più e diversi messi, ma per non manchar dii debito ha deliberato expedir questa letera, e solum dirà questo, che se li exerciti hanno fato la giornata ordinarie, ne sono morti grandissima quantità de l’una e l’altra parte, talmente che chi averà vinto, rima-nera tanto indebelito che non porà levar la testa