583 MDXII, AGOSTO. 584 locho tra Àrcho et questa riviera, ave inteligentia di la venuta di questi alemani, et li prexeno et li spo-gliorno. Dove intendo parte de questi alemani an-dono dal reverendissimo cardinal in campo et se dolse di tal cossa; dove, per quello mi vien certificado, sua reverendissimi! signoria, chi darà domino Antonio in le man per questo et per l’altro li darà taglia ducati 1500; et di quelli altri furono sva-lixati per la valuta di raynes 100, sono sta domino Cesaro Avogaro, missier Marco Antonio Loredan, el qual se atrova prexon a Venezia, et el vechio di Gardon, a li quali subito zonto de qui li fixi intender il voler di Vostra Serenità, che era fusse restituido ogni cosa de li diti alemani; et perchè domino Cesare se atrova dal magnifico domino Leonardo Emo, li scrissi a sua magnificentia fesse inten- 299 der a ditto domino Cesaro vegnisse de qui per cer-tifichar el fato suo. Sua magnificentia li fexe intender, tamen non è mai comparso. Questi dui, che era qui, me ànno dito non aver abudo più di raynes 40 per uno et alcune robe di pochissima valuta, et che i restituiría volentiera ogni cosa. Ancor che i avevano restituido ad uno trombeta parte di dite robe avanti el mio vegnir de qui, tamen non hostante questo io tizi sequestrar alcuni danari di domino Antonio Loredan, li avanzava dii suo salario de qui da questa comunità, non hostante che sua magnificentia sempre rispoxe benignamente de voler far ogni cossa ; et el vechio da Gardon me disse non aver el modo adesso di danari, ma che fin dui mexi el se oferiva de darli volentiera. Vostra Sublimità, parendoli, potrà mandar per dito sier Marco Antonio Loredan et da lui intender el (ulto. Mi par ne sia la diferenzia grande da l’inventario che mi è dato per questi alemani a quelo mi dizeno questi aver abuto, de i quali non ne sono de qui se non el dito vechio da Gardon. Sichè Vostra Serenità comandi quanto le par zerca zio, et io sono prontissimo ad exeguir quanto per quella me sarà imposto. Grazie cujus. Datum Tuschulani die XII augusti 1512. Vostra magnificentia non prenda amizarione se questa copia è mal scrita : la pressa di spazar il messo è stato causa; per l’avenir mi sforzarò far meior opera. 299 * A tergo : Magnifico et generoso domino Antonio Dandido qu. domini Hironimi fratri carissimo. Venezia A dì 19, da mattila. In Rialto fo publicà una 300 taia data nel Consejo di X, ut in ea, di alcuni ladri, quali a di 17 di note introno in la zecha, e hanno tolto arzenti si lavorava per conto di la Signoria per baler monede da marche 50, che chi sa et manife* sti habi, ut in parte. Di campo, fo 1etere di provedadori generali nostri, da San Zen, de 17. Come le artellarie erano zonte al baslion di le Staiere, in mantoana, con la scorta dii conte Guido Rangon con la sua compagnia e altri ; doveano il zorno sequente esser in campo ; le qual zonte, subito fariano piantar atorno Brexa e far faconde ; et eli’ el provedador Moro andava a tuor lo alozamento a la parte dii monte; e ’1 provedador Capello rimagneva al piano. Item, el capitanio di le fantarie andava a la volta di Crema, dove l’aspeteria ordine di provedadori di campo quel avesse a far; li quali li mandava uno vicecolateral a farli a saper che subito el vegnisse in campo, et speravano far faciende, e aver la terra eie. Vene in Colcgio l’orator yspano conte di Cha-riati tornato di Mantoa eri sera, et con li cai di X ave audientia, qual disse che era stà a Mantoa, et a dì 17 fo in consulto con il viceré e il reverendissimo Curzense, quali dicea la Liga era rota, perchè non si havia aleso a darli danari, iuxta li capiluli, e voi la paga de aprii chè l’hanno servita, et di ha ver il nostro stado che bisogna tuorlo per la Liga, poi terminar de chi dieno esser ; e che si era cazudi di le nostre raxon di Brexa, Crema e Bergamo, poi che Pranza nc le havea tolte, et però le vegnirà a l’imperio ; e di Cremona non si parli; e altre particula-rità, e Tiine inde disputato. E di l’hordine auto di andar in Toschana a meter Medici in caxa; ma bisogna la Signoria et il Papa dagi danari a’ spagnoli, et che il Ducha vero di Milan si aspeta, qual haverà, di voler di l’Imperador, la ducea di Milan; sichè si atendi a cazar il resto di francesi è in Italia; e eh’el viceré partiva per Modena, havia fato tornar li 3000 fanti partiva spagnoli, e datoli certi danari, e hanno 500 lanze, 600 cavali lizieri, 6000 fanti. Et che il Curzense voleva andar in cremonese a parlar al Cardinal sguizaro ; dicendo lui orator à fato ogni bon o-licio, e il viceré è ben disposto, purché da la Signoria non manchi. In conclusion voleno danari. Da poi disnar, foPregadi etleto molte letere, et 300* quelle di Constantinopoli e uno capitulo di letere di Londra, di 6 luio, di sier Lorenzo Pasqualigo a’ soi fradeli eri venuto ; il sumario scriverò di soto. Di campo, fo leto le letere, et non quelle di 16. Che si scusavano non esser andati a tuor Crema