51 MDXI, OTTOBRE. 52 tissima terra, aziò andando di fora non intravegna qualche disordine. Li stralioti mandoe questa malina fuora, hanno preso do cari de le loro robe, li hanno tollo la roba e li buoi li liravano. Se sente pur lavorar; tien fazino le spianade per tirar le artellarie e meterle al loco dove vorano bater. Nostri stanno alenti dove vorano far la batcria per provederli, e stanno con bon cuor et animo de defendersi gaiar-damente e ofender i nimici ; sichè non ritornerano tulli indriedo. Ma li 200 fanli la Signoria scrive mandar di Padoa noh è zonli; solum è zonli Antonio di Pietrasanta et Scipione di Ugoni conteslabeli, con mancho di 100 fanli. Il capitano voria ancora G00 in 800 fanli. Item, scrive zercha li danari dii monte di la pietà si meli in Procuratia: scrive non è solum ducati 10 milia di pizoli al governo di 4 citadini, quali è a Venetia, zoè domino Alvise da Prato, domino Agustin da Brexa, domino Jacomo da Zerman et domino Matio da Noal, (ognun) deli qual è bon mar-chescho e li ha diio farà ogni cossa. Itera, à ricevuto lettere verà di Padoa 200 fanti boni. Item, la compagnia di Matio da Zara darano a Alfonso dii Muto etc. 24 Di Muia, di sier Andrea Zivran, proveditor di stratioti, di 7. Vidi lettere : come in quella note, bore 3 avanti zorno, el campo nimico esser levato di lo assedio de la terra quato quato con le artellarie e andati verso Trieste; scrive di tal levata si ha auto piacer per amor di quelli fidelissirni di Muia, e dispiacer che non li habi sentito levarsi, acciò si havesse potuto darli driedo e tuorli le artellarie. Hanno trato colpi de artellarie grosse pesa 1. 50 l’una n. 337 e de mezane 576 in quelle mure di Muia: si Gradiscila e Mocho havesse soferlo tanti colpi non si ariano resi a li inimici. Scrive è de lì Jacomo Ronchon con-testabele con 150 fanti e lo lauda assai, e sopra tutti quelli di Muia, qualli se ariano più presto fati taiar a pezi che haversi rendulo mai a li inimici eie. Di sier Francesco Arimondo, patron a V arsenal, in galia in porto di Muia, a di 7, hore 2 di note. Come il suo zonzer lì, partito da Maran, fo eri a hore 2 di zorno, e subito messe in terra la compagnia di Jacomo Ronchon qual havea in galia, e in quella hora si levoe e andoe a la volta dii campo nemico e si messe a bombardarlo per fìancho, dove fece deserar 5 colpi de la colobrina e tulle altre ar-telarie de galia in modo feva gran dano a li inimici ; de die i nimici lassono di bombardar la terra e vol-tono le sue artelarie verso la galia bombardandola, et ebbe assà bote, fra le altre una bota che sfondrò il copano era a la pope e una altra bota ne l’asta dii gaiardo da prova, e assai altre bote sopra la galia, e per esser duro de zirar per mancharli homeni 40, e di quelli è in galia sono assai puti e amaladi, li fo forzo per non lassar disipar la zurma e altri di levarse di bombardar il campo; che si havesse bona zurma saria andà su e zoso remizando, e i nimici non hariano fato le bote feceno in la gali«. E cussi diio campo, vedendo esser bombardà da la galia, si levò e se ne va in malora soa, e si poi dir aversi levato per il zonzer suo li, per aver dà socorso di zelile artellarie e polvere a Muia; sichè questa note i nimici si levoe. È slà tralo a la terra per i nimici bote 337, de I. 50, 45, 40, 30, de pizole 576, tamen per la bona disposinone di quelli fidelissirni non era paura che quel loco si perdesse, salvo con gran sangue. Scrive è lì con le fuste di Veia, Cao d’Istria e di Muia n. 3 et uno breganlin, e intoso loro i nimici esser andati via e che Muia sia segura, si leverà e an-derà in Cao d! Istria e altri luogi dove sarà bisogno, e al tutto voi veder di far qualche polita verso li bregantini di Trieste. Gionse in questa matina alcune barche di Chioza 24 * quale è state n. 21 armate dii suo capitano Piero Pagan de Chioza. Dice è stale zà Ire zorni in Premier e passalo Sanlo Alberto hanno preso uno na-vilio di Recanati andava a Ferara, con la boleta per Ferara con stara 800 fermento suso, boldroni e zere e altro; el fermento l’hanno venduto a Chioza 10 pizoli mancho di quello si vende por esser bolin, et boldroni e zere le hanno condute de qui. El qual Piero ozi vene in Colegio a dir la presa haveano fata. Fo laudato dal Principe et tutto il Colegio. Vene Francesco Sbroiavacha,qual ha Ih sua compagnia a Mestre di cavali lizieri, etiam e Thodaro dal Borgo con cavali .. . tutti do stati in Friul, Thodaro in Gradisca e il Sbroiavacha a Portogruer, e venuti di quà fono per Colegio mandati a Meslre a quella custodia. El qual disse con 300 cavalli che l’havesse, li bastava l’animo rehaver tutta la Patria, perchè si voi imboscar e farà facende. Fo ringratiato dii suo bon voler, e ordinato tornasse a Mestre, et fo mandato con danari sier Domcnego Malipiero executor lì a Mestre a pagarli. In questa matina, per il Colegio deputato, fo exa-minà sier Alvise Gradenigo iterum e alcuni allri di zentilhomeni retenuti. Di Doma nulla nè dii Baion, e fo ditto esser transcorso con la galia in Ilistria ; ma non fu vero. Da poi disnar, fo Conseio di X con la zonta; e fonno zercha trovar danari e far uno merchato di sai con cerli nontii di Milan, di qual si tocherà ducati 25 milia in contadi ; ma si darà assà salii, et questi si