443 MDXII, FEBBRAIO. 444 fiola nel grembo de la duleissima madre. Quello che ne ha afferita maior molestia et amaritudine, è stato le intelligentia havuta de li modi insolenti et barbari vi sono sta fin hora usati, che anchor sariano sfati piti horrendi et detestabili, se con riposo et senza timore havesseno posseduta quella nobilissima citò. 11 che non volemo più particularmente commemorar, essendo cosa nota et manifesta a cadauno. Ra-legramose adunque con vui, et rendemo humile et devote gratie al signor Dio, che se-habi dignato, et liberare vui da tale servitù, et nui consolar per el ritorno vostro a la prima tranquilità et sicura libertà soto la Signoria nostra ; certificandove nui havervi reposti et collocali apresso el cor nostro, redonandovi a tulle quelle gratie, concessioni, ¡munita, prerogative et privilegii che avanti la presente guerra godeva quella fedelissima comunità vostra, et che da nui li sono sta indulti fino dal 1426 in qua, «¡come per piombate lelere nostre cum la auctorità del Con-sejo di X cum la zonta appar, et non dubitaino vi 247 * sia stato et sarà monstrato dal diluissimo nostro Andrea Griti procurator di San Marco, proveditor nostro zeneral. Per tanto stale de bono animo, et quello che fin hora è stato per necessità in vui accosto hora demonstrale de la inconcussa et naturai fede vostra, imperochè da zio ne resulterà non solimi la salute, fama perpetua et commodi vostri, ma item la liberation de tuta Italia, et consequenter de la religion christiana. Et siate certi che nui non siamo per inanellarvi in alcuna cossa cum tute le nostre forze el de i nostri confederati, et speramo* fra brevi giorni intenderete cose che causerano la totale expulsione de li communi nimici de Italia, et pa-riter li farà pentir de tuti i errori preteriti’ da lor commessi. 248 Exemplum interarmi scriptarum ex Senatus, magnifico comiti Aloysio de Advocatis, die quinto februarii MDXI (1512). Non ne pareria restare satisfacti ne l’animo no-slro, se contenti de l’oflicio imposto al nobilhomo Andrea Oriti procurator, proveditor nostro zeneral, non fassamo, per le presente letere nostre a quella directive intender a la Magnificenlia Vostra, quanto ne sia stà cordialmente grata et joconda questa ultima demonstratione per lei facta de la inviolabile fede sua verso il stato nostro, non perchè de quella mai altramente se persuadessamo nè expetessemo, essendo vui stato fiol de chi fu spechio et exemplar de sincerata affdcti one verso la Signoria nostra, et havendo iterum Vostra Magnificenlia per molti experimenti comprobato non degenerar de la virtù et animo paterno; ma solo aziò habiate queste per testimonio che de tale et tanto relevata et affec-tuosa operation vostra non siamo per esser mai immemori, et se a l’amor paterno ve habiamo sempre portato se po adiunger, certamente quello è pervenuto a segno che non pò recever alcun maior augumento. Continui adunque Vostra Magnificenlia in fermar et stabilir quel che per opera sua è seguito, aziò che, sicome vostro padre fu principal auctore de farne aver Brexa, il che similmente è stà faclo hor per la Magnificentia Vostra, cussi siate ctiam causa de conservarla, cum ferma certitudine de conseguirne conveniente gratie et premii di la Signoria Nostra. Sumario e copia de una letera di sier Fcrigo 249,) Contarmi provedador di stratioti, data in Brexa, a dì 3 febraro 1511, hore 20, dri-zata a sier Marco Antonio suo fratello, che nara il modo de l’intrar in Brexa. Magnifice frater carissime. Sabato sera venisseno ad alozare a Castegnedolo, castello miglia 5 discosto da Brexa. Dominicha ma-tina vi gionse il conte Alvise Avogaro con assai gente. Tutto domenieba et luni venero tute le zenle dii paese, da 12 in 14 mia. Luni sera furon facte le divisione di quelle, et posto soto capi et datogli le poste a la muraglia dove haveano a combater, et data l’hora 4 di nocte, che ogni uno si dovea a trovare a la sua impresa. Parliti de Castegnedolo, ariva-mo sotto la terra ad bore circha 6 : ogni uno incominciò a fare del canto suo il dovere et dare la ba-taglia, iamen a 1’ alba con lo auxilio di 1’ Altissimo Creatore, a la porta de le Pile fu intrato dentro per forza et quella fu aperta, dove era la impresa dii conte Aloyse Avogaro con le genti di Val Trompia. Fu seguilà la victoria fino al castello et fugati gli inimici francesi, li quali lassali li cavalli di fora, dentro si ri-duxero; ne furono morti da 150 per la terra, cussi fugendo nui gli eramo a le spale. El primo capitano a cavallo che fu intrato ne la terra fu Buldissera Scipione, poi io driedo a lui el fussemo li primi in piaza. Ogni uno dentro si riduxe, la terra mai si volse sublevare fino che fussemo infrati dentro, poi tutti a cridare : « Marco, Marco », et ancora fin questa hora si crida eh’ el rumore non si pole sedare, per 1) La carta 248' è bianca.