375 &1DXII, GENNAIO. 376 207 Copia de una letera di sier Marcilo Dandolo doctor et cavalier;fo prcxon da francesi ìics-sendo capetanio a Brexa dii 1509 et menato in Franga, nè mai de lui se havc letcré se non tre anni da poi; la qual è questa, data in castel de Cussi in Vermandoes verso Pi-cardia, a dì li novembrio 1511, ricevuta a dì 4 zener. Et in quelli zorni sier Andrea Dandolo suo padre era morto. Jesus Christus. Magnifici padre e madre honoratissimi, et Nicolosa mia carissima, sarete tutti certi per questa, io per la gratia de Dio trovarme sano. Lo prego de continuo che de luti vuj sia el simel, et se ben mai de vui ho inteso poi le vostre de 4 luio 1509, son scorso con men affano ho potù, reposando sempre in gran speranza ch’el Signor Dio v’habi conserva sani, et non sii per mancar di sempre aiutar chi con per-fecto cuor in lui si confida. Et questo me ha fato so-portar con pacientia che mai me sii sta concessa fa-cultà de ha vervi scrito ; il che, se ben m’è sta de eor-dial affano, pur ne ho rengratià el Signor Dio rendendomi certo tufo procieder de so volontà ; et si corno in lui ho posto ogni nostra speranza, al simel vi prego tulli et maxime Nicolosa mia carissima vogliate ancur vui prender reposo in quella. Me trovo sano apresso persone che certo con non minor amor et carità me trachino proprio come se proprio fra-delio o fiol li fossi, in bon loco et perfecto aiere, che el tuto recognosco veramente esser processo da la bontà de Dio, et vi acerto che con ogni spirito aten-do conservarmi sano, cognoscendo quanto la mia vita sii necessaria più ad altri che a mi sleSso. Spero, quando a Dio piacerà et a la maicstà dii He, venir sano a vui et trovarvi tutti sani, et ancor che non mi trovi servitor altri di nostri, vivo però a Dio gratia con ogni comodità, et vi prego quanto più posso, sperate con ogni secureza che Dio sarà sempre in mia guardia. Et perchè convegno esser brieve, non dirò altro. Recomandomc a tutti quanto più posso: a le done de Santa Croce, ai magnifici missier Lorenzo e missier Beneto. Ricomandame Nicolosa carissima a sorele et parenti, et al nostro carissimo fratello missier Lorenzo. Qual son certissimo mai vi habi manclià de remedio ; a li Lunardo fradelo carissimo ricomando el nostro carissimo Alvixe ; che in 207* Dio spero me presterà gratia potrò recompensar non solo con la facilità ma con la vita propria chi harà socorso in tanta fortuna, che ben la cognosso grande; più grande è Dio onnipotente. Mathio, fio caro, spero con la gratia de Dio tu sii falò un zentilhomo; sii sempre de bona voglia; studia;’non te discostar da missier Alvise, sempre che lu non li sii de impazo. Dio sempre fe habi in la so santa guardia, e conforta Marieta assai e le altre. Porete far una lettera aperta et forsi darla a quel vi darà questa, o drezarla al magnifico proveditor in campo, qual li potrà dar forsi recapito per el mezo vi scrivo la presente. Vi prego quanto più posso vogliali armarvi de bona pacienzia et de Tesser mio qui, e che non vi posso scriver come vorrei. Confermative con mi, che dovemo senza alcun dubio persuadersi tuto procieder da Lui per el nostro meglio quando pur voliamo cognoscer el nostro ben, e Lui sani tutti pur ne conservi. Data in castel de Cussi in Varmandoes, verso Picardia a dì l i novembrio 1511. Marco -Dandolo presonicr . in Pranza scrisse. A tergo : Al magnifico mio padre honoratissi-mo missier Andrea Dandolo, in Venesia, a S. Moisè apresso la piaza de San Marco, in chà Dandolo, Venesia. Et era senza bolar acciò fosse leda. Dii provedador Gradenigo, date in campo a 209‘> Conieto, a dì primo a hore 6 di note. Come à ricevuto letere di la Signoria nostra di 29 et 30, per le qual l’impone domino Baldiscra Scipion vadi a Vicenza a trovar il provedador Oriti con la sua compagnia, e cussi li parlò ; el qual vien prima a Vene-eia. ltem, le zenti d’arme e cavali lizieri, è mexi tre non hanno auto danari, ltem, Damian di Tarsia con 300 fanti resta in Cremons. Scrive : è zorni 100 e più quelle zente non hanno auto danari, e voleno partirse, et il capitano ozi li ha dito che domino Marzello capitano di soi ballestrieri li à dito diti baliestrieri esser partiti ; sichè esso provedador non sa che far. Et il signor Vitello e Troylo Orsini fono a veder di tuor la impresa di Tolmin e porta di Plez, et ozi ritornati lì in campo, e consultalo, dove era sier Zuan Antonio Barbaro provedador di Ci vi -dal, vede li diti sono duri a tuor l’impresa, i quali hanno posto la loro opinion in scritura, el la mandano a la Signoria nostra. E poi le fantarie dicono non vorano venir a penar su quelli monti. Li quali 1) Le carte 208 e 208* sono bianche.