249 MDXI, NOVEMBRE. 250 glorioso missier San Martino, inteso che il conte Cristoforo era venuto a San Servolo con 30 in 40 cavalli et in cercha 100 fanti et più, questo clarissimo generai et io deliberassimo viribus obstar a li conati de quello, et però 4 hore inanti zorno me andai a Antignan con certi fanti de qui, con ordene de aspetar etiam quelli da Muggia. Quali intendando mi esser venuto al ponte et esser ritornati a casa, io, desideroso certificarmi del progresso de’ nemici, spensi il capitano de’schiavi con 10 cavalli e fanti a la volta de Hospo, per irritar li inimici, et veder el numero et proposito suo. Questi nostri 10 cavalli e fanti furon a le man con quelli de Hospo, et ne amazorno tre de essi et altri feriteno. Interim, io, stando ad Antignan, sentii trazer 3 colpi de bombarda a Mugia, per il che subilo montati a cavallo se drizassimo a quella volta, judicando li inimici dover esser a quella volta, sicome era. Et applicati de corso continuo al ponte de Mugia, discoprissimo dicto conte Cristoforo esistente di là del fiume, su certa collina, unde ri-trovandome solimi 20 cavalli arente, io passai il ponte temporizando con invitamenti, finché sopra zonzesse i fanti di Mugia mandati a richieder, quali pocho da poi zonseno. Unde postisi in bataglion, ordinatamente spironassemo li cavalli contra li inimici et loro conira de nui a lanza per lanza ; de li qual al primo schavalchasemo da 10 in 12 con gran vigore et occision, et seguendo nui la vitoria, veni in contlieto con il conte Cristoforo a corpo a corpo, et afronta-tesi se menassemo molti colpi l’uno a l’altro, senza sangue, poi io li menai un traverso su la faza et li squarzai luto el volto, con grande effusion di sangue et fractura. Lui veramente menome su la man destra 132' et tagliome 3 dita con lesion non pericolosa, con una ponta in el dito grosso sinistro; de che infiamalo-me, li andai adosso con furia, de maniera eh’ el voltò le spalle fuzando verso San Servolo, et io seguitando- lo per spazio de doi miglia. Uno valente zovene capitano de Postoyna ne seguitava da drielo con la lanza in resta, per el che forzo me fu voltarmi contra lui; con il qual venuto a le mano, li deli Ire ferite et 10 conquistai e fecilo captivo, et datolo al famiglio, andai dricto al conte, el qual, si non si fusse salvato con 7 cavalli soli nel castello, saria da mi procul duino stà captivato. Ma se li stralioli havessero ateso a seguitar la victoria, et non atendere al spogliar de 11 morti et debatuti, el non scampava, perché io baveria seguito fin al castello de longo, se li stratioti me fusseno stà dapresso, et il capitano di Postoyna non me haveria disturbalo. Pazientia ! la fortuna l’ha voluto riservar a mazor sua strage et a più sublime fama. Omnia prò meliori: mine est ch’el non se laudarà mai di me, perché da altri mai non é stà roto et ferito, et ha auto de grafia scampar con 7 cavalli soli, e ’1 resto tulli fono tagliati a pezi. Non ho voluto far presoni, salvo el capitano de Postoyna et il canzelier suo, zoè de esso conte Cristoforo, e certi altri che furon trovati semi morti in strada. Io non mi doglio de nessuno di la compagnia, perchè in vero tutti se hanno portalo bene, tra li altri il nostro missier Lazzaro ... se ha portato da cavalier come l’è, et vidilo sfender la testa in due parte ad uno todesco comesso di la Cesarea Maiestà. Nicolò etiam Trachagnoto e Zuane Francesco Turco, Jacopo de Apolonio, Manoli fìol de Tracagnoto, et uno nipote de missier Lazaro se hanno portati da leoni et Cesari. Tutte le cosse passono per se ut supradictum est con verità, et meno di quello é stà con effeto, come intendereti per lettere dii clarissimo generai nostro a la Illustrissima Signoria. Io ho tolto una spala al capitano di Postoyna, che vai ducati 20 se non 25 ; uno fuseto tulo d’arzento con un bello corsaleto, et brazaleti da barone; si che io me haVerò fornito di arme senza spesa. Se questa vitoria non mi cava dii fango apresso il stato nostro, non so quando vorò esser sublevato. Li inimici erano 33 cavalli et 130 fanti in cercha, et nui 20 cavali et 100 fanti. Il resto io aveva spento verso Hospo, e parie restati a casa zoti et disferati. Datce Justinopoli, die XI novembrìs 1511. De’ nostri nissun manca ni è ferilo. Diiprovedador Gradenigo, date a dì 15 no-vembrio, a Ime 7. Come ozi haveano fato discargar le arlelarie et messe a camino a la volta di lo esercito, ita che hano conduto do canoni de 50 et uno de 40 e li doi di 1G fino a Castel de Porpet, e da ma-tina a bona hora meterano in bataglia tuia questa zente, e se avierano a la volta de Cremons, e lui se advierà avanti con el nome dii Spirito Santo con li cavali lizieri, fazendo de loro 3 squadroni per veder si se poi far qualche bon fruto. El signor capitano ve-gnirà con le fanterie ordinatamente in 3 coloneli in ordinanza, et uno squadrone de zénte d’arme poi driedo con el signor ’Vitello e Zuan conte Brandolin ; l’altro squadron de zente d’arme resterà per segurlà de compagnar li dui canoni che non sono cussi presti in condurli ; et preso Cremons si farà minar ita che si dirà qui fu Cremons, et si vederà de aver quelli castelli de’ todeschi lì propinqui, per veder de subvenirse de vituaria per lo esercito. Poi con ogni presleza anderano verso Goritia et Gradiscila tolen-