503 MDXXX, AGOSTO. 504 grado, conJition si sia, volendo, possa andar ad habitar in Roma et in qual logo si voglia, liberamente et senza esser molestato in conto alcuno nè in robba nè in persona. Item,, che tutto il dominio et terre aquístate per ditto felicissimo esercito habbino a ritornar in poter de la città di Fiorenza. Item, che lo esercito, pagalo che sia, habbia a levarse et marchiar fuori del dominio, et dal canto, de Nostro Signor et da Sua Maestà si farà ogni provisione possibile da pagar ditto esercito ; et quando esso esercito non si possi levar fra otto dì, promette dar viluaglia a la città dopo dati li obstagi et seguito lo ditto juramento. Item, che dal canto de Nostro Signor et suoi amici, parenti et servitori si scorderanno tutte le injurie recepute da qualsivoglia citadino, et usarano con loro come boni citadini et frateli, et Sua Santità mostrará come sempre ha fatto ogni affettane, pietà et clementia verso la patria sua et citadini di quela. Et per sicurtà de l’una et de l’altra parte, prometerá Sua Santità et Sua Maestà la observan-tia del soprascritto, et obligase lo illustrissimo signor don Ferando Gonzaga, capitanio generai de li cavali legieri et moderno governator del felicissimo esercito de la Maestà Cesarea sopra Fiorenza, in suo proprio et privato nome, di far et curar con effdo che Sua Maestà ratificará nel tempo de dui mesi prosimi il presente capitúlalo ; et el magnifico Bor-tolomeo Valori, comissario generai de Nostro Signor, asì in suo nome proprio et privalo, promele far et curar con effelo che Sua Santità fra il ditto tempo de dui mesi ratificará quanto esso commissario ha promesso in nome de Sua Santità. Item, promele lo illustrissimo signor don Ferando a nome di Sua Maestà, et magnifico Bortolo-meo Valori a nome di Sua Santità, ciie a tulli li subdili de essa Santità et Maestà se farà generale remission de tutte le pene in che fossero incorsi per causa de disobedientie di esser stali a lo servi-lio de la ciltà de Fiorenza ne la presente guerra ; et cussi se farà de le restitulion de li beni de la patria loro, quando .però essi subditi et vassalli non habbiano persa la patria et beni per altro delieto che per la delta desobedientia. Copia de una lettera di Augusta, di,9 avosto 302 1530, scritta per Marco Antonio Magno a sier Marco Contarmi fo di sier Zacaria el cavalier. Al presente, per continuar el debito mio, li facio intender che l’altro dì la Maestà Cesarea, da poi ben limale et consultate le risposte facte in scrip-tis a li lulherani, che confutano tutte le loro heresie, li fece convocare al palazo suo coram coeteris Germaniae proceribus et rege fratre. El proposto per lo conte Palatino la causa de la convoca-tion, fono per lo secretano Alexandro lecte diete risposte (radute in lirfgua todesca ; et da poi sua altezza, come vero catolico et ardente al servitio di Dio et conservation de sua santa fede, animosamente declarò per decreto et sentenlia esser sua determinata volunlà che così in omnibus se credesse, observasse et riducesse ogni cosa ad pri-stinum, con debita obedieulia a la Sancla Sede Apostolica et Romana Ecclesia, fin che per concilio de la universal Ecclesia fusse altramente determinalo. Et perciò che Sua Maestà exorlava ciascuno ad far quelo che già tanti centenara de anni havevano faclo li loro predecessori, et non voler alterar nè deviar ad persuasione diabolica de herelici da così sancta unione christiana, il che facendo Irovariano in Sua Maestà gratia, clementia el benignità grande tanto in universali quanto in particulari, et, quando pensassero altramente, saria constreto haverli per inimici el proceder contra loro come si conviene per lo juramento che haveva facto de difender iu-xta posse la fede et verità christiana, et per quanto è tenuto al servitio de Nostro Signore. Et benché cercasse di haver da loro resolula risposta in prom-ptu, tamen, vedendoli exlerili et musitare circum circa, li diede tempo fino al dì seguente che tornassero con la resposta clara de loro volunlà. La note apresso il lantgravio di Ilessia, principalissimo lulhe-rano, giovene di manco de vinti anni, montalo ad cavalo se ne fuggì, non senza rumor de luta la terra et mormorio del popolo, che per la magior parte è infecto di questa heresia ; et benché sia stala facta 302* la scusa che per una lettera de sua moglier che sta a la morte se ne andò illicenliato, tamen è comune opinion che Sua Maestà I’ habbia ad castigar. Interim questi altri ritornati ad Sua Maestà hanno demostrato volunlà di obedir a quanto comanda, tamen persisleno pur ad suplicar per Concilio et de-claralion universale de le loro opinioni, reducendosi