463 MDXXX, AGOSTO. 461 slro Signor, el ne farete parie a li signori patroni mei missier Joane Cornaro et missier Gaspar Con-larino et li altri galanthorneni. El comissario Ferrucio, chiamato et richiamato da li Signori fiorentini compulsi ad estrema necessità, parli da Pisa con tutto el fior de le gente, a numero fanti 3000, o poco manco, el 300 cavali, cinque falconeti da cavaleto el qualche victualia di farina et altri rifreseamenti, con disegno di montar per P alpe di Pistoia, et a falda a falda de’ monti passar a la Scarparia, et de li, dando mano a queli di Fiorenza, introdurre victualie, assicurare villani, ricevere danari, mulliplicar gente et asptclar che un dì crescesse P Arno, et ili quela occasion asaltar il campo, qual sta al Ponte a le mosse sotto il conte di Lodrone et lo conte Gaspar di Fransperg, et così liberar de assedio la città. Passò el Ferrucio sotto Pescia, et per P allo cambiando forte pervenne a Calamecha, loco di la parte Cancellerà nemica a le Palle. Essendo‘advisalo di questo camino Fabrilio Maramaldo, qual teneva lo passo di Serravate, avisò il principe di Orangie el si retirò a Pistoia. Parimente il signor Alexandro Vilelo, partitosi da le sue poste di quel di Pisa, con siugular celerità passò la montagna di Carminano el andò a la volta di Pistoia conducendo seco, olirà il suo colonelo, li spagnoli novi, quali erano siati amulinati li giorni avanti et poi ridulti a la fede. El signor principe levò tre coloneli del campo di 1000 fanti 1’uno, cioè alemani, spagnuoli et italiani, et tutta la cavaleria. Lasciò locolenenle el signor Feranle Gonzaga. Pur havendo poi riscontro che’l Ferrucio huvea manco gente di quelo si pensava, rimandò indrielo li spagnoli, aziò non restasse el campo sprovislo. Arivò al Pogio Caiano et de lì andò a Pisloia. Ivi informatosi del camino de li inimici, quali erano gioliti a Chalamecha, mandò prudentemente lo conte di San Secondo et lo signor Joan Balista Savelo con circa 1000 fanti et due bande di cavali, quali montasseno a la vila de la Pruneta, el ivi postosi in occulto, aspectasserono occasione nel passar de inimici di dar a la coda o a li fianchi. Come scopersero la venula del campo grosso, andorno li prelati et si messero drieto ad una colinelta, tenendo una vedetta in cima d’essa per veder lo camino de li inimici et quelo del signor principe. Et così ordinale le cose, il principe marchiò avanti con la cavalaria, qual era belis-sima et grossissima. L’antiguarda si prese sua ex-celentia con li alemani, la balaglia dede al signor Fabrilio, la relroguarda al signor Alexandro Vilelo, qual havea seco uniti li preditti spagnoli a le spale. Andorno etiarn avanti una banda de arebibusieri del Maramaldo a la vila di Gavignana, quale ascendendo da Pistoia era a la punta del triangolo, qual facevano il Ferrutio partendo da Calamecha a la mira de ditta vila al disegno di Pisloia. El Ferrulio, come poi ha dillo el signor Joane Paulo da Cere, non havendo notilia de la venula del principe, andò a la volta de Gavignana in due bataglie : l’antiguarda conduceva lui et lo signor Joan Paulo, la retro-guarda il capitan Cattivanza de Ghozzi, li cavali el signor Amico d’ Arzoli et lo Signor conte Carlo da Marciano. El signor principe, purché piovea forte, pensò di occupar Gavignana, et li homini receperno li archibuseri et certi cavali, quali erano salili per far lo alogiamenlo et davano refrescamenlo ; ma poi per la insolentia de’ nostri et per lo apressare del Ferrutio scaziorno li nostri de la vila. In questo el Ferruccio arivando sotto la vila di San Marcelo, devota de le Palle, non volendo loro far de l’amico gettò foco in certe case et marchiò verso Gavignana. Et subito che fumo scoperti da la vedela de la colina, el conte di San Secondo mandò fora circa a 60 archibuseri, ad far monstra attacando scaramucia da lontano, senza mostrar el nervo grosso de la banda nascosta. In un medemo tempo lo signor principe si fece avanti con li cavali, et lasciò che li alemani presso a la vila stesserai! in bela ordinanza et aspettassero!! suo ordine. El lo signor Fabrilio inviò alquante insegne che intrasseron ne la vila, qual era aperta da ogni calilo. El Ferrucio et lo signor Joan Paulo enlrornoda l’altro canto, et poserai! circa a 3000 arebibusieri in una valetla sotto la via declive, qual faceva el principe. Volse la fatai disgrazia del povero signor principe che, dando dentro con li cavali senza fanti ne li fanti et cavali de inimici, che trapassò tropo árenle non havendo riconosciuta la valeta piena de archibuseri, et volendo svoltarsi a la mano sinistra, rilevò uua archibusata nel fianco, qual per la declività del loco montò sopra el core, et senza dir Jesus cade morto in terra, et fu a bandonato da sui et spoglialo del saio richis-siino di argento texulo el balulto. Hebbe un’ altra ferita ne la faccia poco più sotto di quela che bebe sollo Caslel Santo Angelo, et li fu passata la gola. La morie del principe, la tempesta de la arebibusa-ria el la iniquità del loco misse in fuga a volta rola quasi tutta la cavalaria, de sorle che molti fugirno lino a Pistoia, incalzati da li cavali inimici ; cosa incredibile, hessendo una veterana et invida cavaleria mescolata del fior de spagnoli, italiani, borgognoni et albanesi. Ma veramente si hanno in qualche parte