107 MDXXX, APRILE. 108 61 Copia de una lettera da Mantoa, di 29 marzo 1530, scritta per Mario Savorgnan a domino Costantino Savorgnan suo fratelo. Se rare fiale da poi che siamo qui in Manlua se spaciano letere a Venetia, cli’è da li 25 del passato, nel qual di la Maestà de l’imperalor entrò in questa cità et la malina ve scrissi una mia, fino a li 29, che è questa sera, non è stata mandata letera alcuna et però quello che di essa intrata ve posso scriver non vi sarà novo ; pur vi dirò alcuna cosa et di essa entrata et de li favori fati al clarissimo am-hassator nostro. Nui, intendendo che Sua Maestà doveva venire, gli andammo incontro circa 4 miglia, et da la porla lino li Irovamo la strada quasi tutta piena de fanta-rie, parte alemane et parte spagnole, mollo mal in ordine, in mezo le qual era el signor Antonio da Leva portato sopra una cariega. Da pii sei bandiere de gente d’arme a la legiera, che erano circa 450. Da poi trovamo la guarda de li alabardieri, cum quela de li gentilhomeni de Sua Maestà, li qual gentilhomeni poteano esser da 60 a cavalo, el poco inanti era portata la spada nuda el l’elmo. Et poi Sua Maestà con uno sagio de soprarizzo d’oro et d’arzento et di veludo, et driedo seguivano el signor marchese de Mantoa et quel del Guasto, duca de Malfi et altri signori et principi assai. Et come el signor marchese de Manlua vide el signor am-bassator nostro che era fermato vedendo passar la gente, li disse : « Signor ambassalor, cavalcale qui inanzi ». Sentendo questo, la Maestà de l’impera-lor voltossi, et vedendo el signor ambassatore con la barola in mano, si cavò la sua, et aspelò che esso signor ambassalor s’accostasse, et accostato parlò fino apresso la porta tanto humanamenle che ogni-uno se mcraveiava. Apresso la porla erano dui reverendissimi cardinali, mandali da la Santità del papa per honorar Sua Maestà, zoo Cibo el Medici, li quali tolsero in mezo esso imperator. El il duca de Ferrara havendo conteso mollo con li ambassa-dori nostri, zoò Tiepolo et il Venier, che è cum sua excellentia, por metcrli di sopra, talmente che a la fin in mezo di essi ambassadori seguiva, et poi di mano in mano. A la porta era el baldachin grandissimo, lo qual fu portalo da 12, li più honorevoli et vechi siano in questa città, solo il qual Cesare in mezo li cardinali intrò et andò fino al caslelo, lia-61* vendo inanzi 50 joveni da 30 anni in zoso, disposti tutti quanto è possibile, vestili de (eia d’arzento, de damasco et raso et veluto bianco, cum uno ba-ston longo inargentato in mano. El quando se fu per enlrar in caslelo, se senti zerca 70 pezi de ar-tellaria, et il baldachino, in presentia de Stia Maestà, fu squarzalo. Per la strada erano aquile depilile con le arme de lo imperatore, et fono tirate le tende a la porla del caslelo, solo le qual esso imperatore passoe. El secondo zorno, che fu a li 26, da pò pranzo, Sua Maestà con zerca 1000 cavali andò al bosco, dove con uno spedo, trovato un porco cingiaro, Sua Maestà lo ferite et lo amazò sola, non vi si ritrovando alcuno apresso. Et poi se ne andò in campagna, dove furono gitali li falconi. La balaglia de li qual, a queli che ivi se ritrovavano, fu incredibile piacere, et specialmente a Sua Maestà, che più che alcuno altro se ne dileta. La quale, venendo da Bologna qui, volse nel viagio talora veder volare. Nè voglio tacer questo che, venendo, el bavendoli un conladin mostrato un lepore a cavalier, dismontata Sua Maestà con una balestra amazò el diio lepore, et donò 100 scudi al contadino. La domenega poi a di 27, el signor marchese, havendo ordinalo una caza generale, che si reputava havesse a esser di le più belle che siano mai slà fate in Italia, menò la matina a disnare a Marmarolo la prefata Maestà Cesarea, et ivi diede da mangiar a 1000 persone, et da pò disnar, in una campagna vicina al bosclio, ne la qual erano cerca 2000 contadini, si vene, et ivi fu judicato se Irovasseno 4000 cavali. La Maestà Sua su uno cavalo bardo belissimo con una baebeta in mano, comandando si stesse jndriedo, andava corendo a cavalo, et finalmente stali lì per spazio de due hore, saltarono fuori un daino et un cervo, che furono amazali. Altre fiere uon volseno uscire, nè per artigliane che nel bosco se scargavano, nè per el zorcar do contadini. Et in questo modo la cazza, contra la expelation de ognuno fu (inita, et ognuno se ritornò in Manlua. Bogi veramente, pur da poi disnare, etiam Sua Maestà è stata fuori, et smontala da cavalo con la spada sola ha amazalo un porco cingiaro, nè altro è stalo preso. Versi posti sopra archi a Mantoa per la venuta de V imperai or. In cima del primo arco : Victoriae, Sonori et Imperatoriae Maiestati. Sotto l’arco, sotto 6 capiteli erano 6 figure.