133 MBXXX, AP..ILE. 13 í Hozi comenzò il perdon di colpa et di pena, confìrmalo novi ter, „a la Pielà, et dura per tallo domati. 75 A dì IO. Domenega di V Olivo. Il Serenissimo vene in cliiexia vestito di veludo cremexin, con li oratori : Papa, Imperador, re di Pranza, re d’In-galterra, duca di Milan, Fiorenza et Ferrara, il primocerio di San Marco, Barbarigo, lo episcopo di Baffo, Pexaro, la Signoria et quattro procuralor, sier .Domenego Trivixan, sicr Lorenzo Lorcdan, sier Jacomo Soranzo, sier Lorenzo Pasqualigo, et olirà li ordenari, viddicet censori, 29 zenlilhome-ni, tra li qual §ier Vellor Morexini, che non'plissé mai. Da poi la messa il Collegio si redusse in palazo del Serenissimo a lezer le letere venute. Di Mantoa, del Tiepoìo et Venier oratori, di 8. Scrive, come l’imperalor non partiria da-matina , questo per le gran iacende ba da far lì a Mantoa, et, non si partendo luni a dì 11, starà tutta questa settimana et le feste di Pasqua. Scrive la morie del gran scudier de l’imperador, qual erra......gran personazo nominalo..... del che l’imperador si ha doleslo mollo. Scrive le noze del marchese.......... Et come havia exposto a Cesare l’absolulion fatta a soa compiacente ili Paulo Luzasco. Soa Maestà disse ringralia la Signoria noslra, ma voria fusse sta compida, ma poiché non si poi assolver del veronese resta satisfallo, dicendo : « Voria la Signoria mi compiacesse di beni del Bagarotlo. » Di sier Polo Nani et sier Zuan Dolfin provveditori generali, da le Cavalcaselle, di 8, hore.... Come haveano fallo preparar le habilation lì a Peschiera meglio potevano con lapezarie el panili di seda et d’oro, havendo fallo disconzar quelle era a Villafranca, dove è restali li capitani di Verona et Vicenza, et li presenti su li carri. Et seri -veno haver haulo lettere del Tiepolo, di hore 3 di notte, come l’imperalor non si partiria il sabato a dì 9, et par che loro habbino inteso sia per esser nova il duca de Milan slava malissimo a Cremona, tamen da l’orulor Venier, è appresso ditto duca, nulla si ha. Scriveno il ponte a Dolze é in ordine. . Vene uno messo a posta da Constantinopoli, nominalo Francesco......., partì a dì 9 marzo, el porla lettere di domino Alvise Grilli lìol naturai del Serenissimo, drizate a li cai di X, el qual disse a bocca al Serenissimo, come zonto a Ragusi li era nova elie’l Signor havia fallo taiar la lesta a Im-braim bassa et domino Alvise Grilli, et fallo rele- nir sier Piero Zen orator et vieebailo et lassato con segurlà di non si partir, et che Jacomo di Zulian havia scritto di questo a la Signoria, le qual lettere non è zonte, et dice non esser la verità. Et come lui zonse a Zara a dì .... et volendo una 75* barca per qui, li reclori li volseno dar una barca marza, qual lui dubitandosi di anegarsi, non volse montar suso, et vene per terra fina....., et è venulo qui et li rettori volseno li lasasse le lettere del bailo, drizate ala Signoria, el lui le lassò, ma quesle del Grilli non volse lassarle, et le ha portale con lui. Dice, come la Ierra di Soffia tutta è brasala, per esser eaxe di legname. Et che’l Signor feva armata el conzar le galìe, ma inleso la paxe falla con l’imperador non usava quella celerilà. Da Constantinopoli adunca, di domino Alvise Gritti epìscopo di Agre et orator del Serenissimo re di Hongaria, di 7 marzo, drizate a li cai di X. Scrive, come vene nova do lì, per via di Ragusi, di la paxe fatta con l’imperador el questi bassa l’ave a mal; ma inteso poi non era conira questo Signor si acquielono. Et zà si feva I’ armada, et Imbraim era stà do volle a t’ Arsenal a veder conzar le galìe ; mai è stà so-praslà, pur si va cotizando, et che per questo anno non farà armada, ma ben un altro anno. Et lui-* brain li ha ditto voler per mar el per terra smorzar la superbia a questo imperador, el voi la Signoria li dagi li porti per la sua armada. Et come hanno ( falto comandamento a li sanzachi, confina con lode-sebi, debbano correr et ruinar le vittuarie, aziò non possano arcoier. Scrive di la rola dele il re vai-voda de Hongaria a 35 barche di l’arcbiduca re Forando nel Danubio, et zente per terra che’l voleva venir a luor Buda, di le