23 MDXXX, MARZO. 24 Signor a basar il piede al pontefice, dal qual è slà racollo amorevolmente, et poi andoe a far reverente a la Cesarea Maestà, dal qual fu ben visto et acarezato. Nolo. Il duca duca (sic) inlisi per l’andata di Cesare in Alemagna, li ha donato muli 40 da soma el 60 prestadi. In questo zorno, a hore 22 gionseno con barelle di .... li (re oratori de la Cesarea Maestà, senza che alcun zenlhilomo li andasse contra, perchè si have lettere di sier Andrea da Mula podestà di Chioza, del suo zonzer 11 a hore 17, et poco da poi loro zonseno, adeo non poteno esser honorati. linde smonlorono in chà Dandolo, do de loro, el il prolonothario in chà Duodo, in la caxa dove slà Cherea, ma non si contentò, et fu poslo a star in la Procurata su la piaza, fo di domino Marco Grima-ni patriarca di Aquileia, qual per servir la Signoria se levò de la caxa el ge la dele, fornita de tute sue robe. Fo mandato in questa sera li Savi di Terra ferma da li prefali oratori a scusar la Signoria, non sapevano di la sua venuta, el esser slà ordinali de molti zenlilhomeni ad andarli conira per honorar la Cesarea Maestà et le persone loro. Il protonoia-rio disse loro è slà causa per haver voluto venir di longo etc. Hor li fo fato la cena mollo honorata. IO* È da saper. Eri di ordine del Serenissimo fo expedilo et mandali via luii queli bazarioti, vendevano panni di Fiandra solo el porlego del palazo ducal, sichè non voi più niun stagi a vendere. Et Stefano de Nadal, che gran tempo havia venduto, andò a Rialto, dove era il banco di sier Alvise Pi-xani procurator. In questa lerra, sono molti soldati et capitanei stati in Puia a nostri servizi, i quali in frola vanno a la porla del Collegio, rechiedendo esser pagali del servitio. Fermenti è bon mereado, vai il staro padoan lire . . . soldi . . . . , et la farina è in fonlego, la rnior, lire . , soldi . . . . , vin soldi 54 la quarta, in zerca. A dì 11, la malina. Vene l’oralor di Fiorenza in Collegio, dicendo, per alcuni fiorentini venuti de presso Fiorenza, in la lerra non è la carestia si dice esser. Bel capitanici zeneral da mar fo lettere di Faremo, di heri. Del suo zonzer li con le galìe, ut in littetis. Et vene sier Domenego Coniarmi qu. sier Mafio, barba di sier Hironimo Coniarmi qu. sier Anzolo, soracomito, è in Istria deputalo a con-dur Foratoi-a Costantinopoli, dicendola Signoria li dagi licenlia che ’I vegni di qui, lui promete non li mancherà un .homo ; et cussi per Collegio fu scrito che ’I venisse. De Ingil terra, di sier Lodovico Falier ora-tor, de 15 fevrer. Scrive, il reverendissimo Cardinal Eboracerise esser venuto davanti il re a dimandar perdon, si havesse comesso qual cosa conira Sua Maestà, con altre parole ; el il re li perdonoe. Et a questa dieia, si farà questo aprii, si terminerà quelo habi ad esser di lui. Altri li voria dar li sui benefici, altri tanto quanto el potesse viver. Introno li Capi di X iu Collegio, in materia di la ralification mandata per re Ferandino, per esser in quela parole contra il Turco, ut in ca, che è di grande imporlantia. Da poi disnar, fo Pregadi, et Icte ledile letere. Fu poslo, per li Savi del Conscio el Terra fer- 11 ma, una lelera a li oratori nostri a Bologna, come havemo hauto la ratifìealion del re Ferandino di la pace eie., in la qual è nominà turchi, cosa che mai havemo in li capitoli nominar, pertanto ge la re-mandemo, aziò la fazi ricònzar la Cesarea Maestà senza nominar turchi in cosa alcuna, ut in Ut-teris. Item, del duca di Ferrara, zonto lì, havemo inteso. Et andò in renga sier Piero Mozenigo di sier Lunardo procurator, el proveditor di Cornuti, dicendo è cosa di grandissima imporlantia, non si mete più mente a quel che si fa, et si dà Ravena 11 Zervia avanti la ratificatone, et questa ratificatoti poi esser causa di meterne a le man con il Signor turco, con altre parole, locando il Serenissimo et tacite sier Gasparo Coniarmi, che havia portà la dila ralification in questa forma, dicendo, si tuo lui gran cargo di parlar, ma la imporlantia de la materia lo aslrenze a far cussi. El il Serenissimo li rispose, dicendo che si mete troppo a mente, ma che esso Ferandin ha voluto far cussi. El fè lezer quanto fo scrito a Bologna a sier Gaspara Contarmi, in ques’la capiiulation non dovesse nominar il Turco, con altre parole, dicendo in queste cose del Turco parlemo manco che podemo, per haver chi havemo a Costantinopoli, ma non alendemo ad altro che a non irritar il Signor lurco contra de nui. Et sier Francesco Foscari el- consier messe voler la lelera si scrive a Bologna, con queslo, che sier Gasparo Contarmi sopradilo sia comesso a li Avogadori, li quali debino far diligente inquisitimi di questa materia et venir a queslo Conseio, ut in parte.