167 MDXXX, andassemo a lo allogiamento de Sua Maestà, et con assai rngionevol piogia stessemo a cavallo, et quando Sua Maestà vene zoso per montar a cavallo erimo molto ben bagnati. Tulle le bagaglie et gente d’arme cammavano. Sua Maestà fu salutata da noi, et al lato di essa cavalcando, parlando di più cose, riaveva lei indosso uno saglio di velulo negro sopra le armature et sopra quello uno mantello di panno di Fiandra da pioggia, con uno garzo d’oro attorno. Et cussi caminando, che fino al confìn era da miglia 9, et tre havevemo falli et al* tralanto fu di ritorno, che non se potè far altra via per venir a disnar, et poi fino a Verona sono da miglia 14, sichè hebbi una giornata de gran slraco perchè havessemo malissime strade et cattivi passi: nello accompagnar fossemo fino a li confini. Et per dirvi il ludo, trovassemo Sua Maestà ben satisfalla de nui, et qualche volta rimaneva un poco adriedo et parlava con qualche uno de’suoi primari camerieri et altri de diverse cose, sichè cnm 1’ uno et l’altro habbiamo fallo tanto bon offitio, che li maligni sarano conosciuti da quello i sono, et si ha laudalo di l’honor che li è slà fallo, et di la graia • demoslratione falla a Sua Maestà, et havemo inteso da li soi che di questo ne ha scritto fino a l’imperatrice. Come fossemo a li confini, tolessemo licen-tia da Sua Maestà : quella si volse verso nui quatro, et prima che io hehbi usale quelle parole che mi parse di riverenlia et excusatione perchè non si havfca cossi potuto far le comodità sue, per esser i lochi che Sua Maestà poteva veder et comprender, 95* però Sua Maestà ne dovesse perdonar, quella ne ringraliò molto, el cusi tolessemo licenlia. Et sa-perno certo Sua Maestà hesser rimasta satisfatissima et maxime del presente, et hebbe piacer del con-cier del ponte, che in vero era polito, cimi il trazer di quelle artellarie in segno di festa, che tulio fu ben fatto el a tempo. Et perchè la sera avanti se partissemo da Peschiera, fossemo intender al Gran Maistro che se volesse salvar qualche biava, perchè de lì non se ne trovava, et che nui le faressemo condur dove li piaceva, et cussi fu fatto, el no pregò facesse condur fin fi da zerca 50 in 60 cassoni, et ne pregò che vedessemo che, per i sui danari, dovesse haver pan et vino, et che la Signoria non li mandasse a donar perchè non intervenisse de li disordini, intravene il giorno avanti tra le sue gente nel partir de ditto presente. £t cussi subito spaza-semo, et fossemo venir la note da Verona et altri lochi, ita che’tutlo vene a lempo, che mollo se ramaricavemo et dubitavemo di questo; et tutto li aprile. 168 • è*stà donato. Da poi il Gran Maistro ne mandò a pregar che dovessemo farli haver due o tre manzi, per li sui danari, per i suoi lanzinech. Et mal era il modo di trovarli, per esser in uno loco tanlo aspro el silvestre che non si trova il pan el nulla, chi non porla con se ; hor deliberassemo de luor para doi de bovi de li più vechi che haveano lirato li carri de la biava, et si li mandassemo insieme con le altre cose a donar. Et chi non havesse fatto cosi, loro ne baria tolto mollo più; et li poveretti detono li bovi volentieri, a li qual se li pagerà secondo é stà ordinato. Sichè le cose è passade .con honor di quel excellentissimo Stado. Questa mattina siamo partiti da Verona da poi messa et gionti qui a Vicenza a bore 21, con un poco di pioza : dimane, a Dio piacendo, se ne an-daremo a Padoa. Un altro bon officio fessemo nel ritorno nostro di haver accompagnato la Cesarea Maestà. Jntendessemo che nel loco dove 1’ havea alozato ora venuto il Cardinal gran canzeliersuo; ne parse smontar et farli reverentia et offerirsi. Il qual è homo vecchio et mal conditionalo, havea serale lutte le feneslre, talmente che non lo vede-mo ne l’intrar di la camera ; el feze averzer una fenestra, et fatte le solite salulatione et offerte, mon-slrò di haverlo agrato, et si excusassemo del loco, per non vi esser mior alozamenti. Disse che stava benissimo ad esser dove era stato anche lo impe-rador. Tolto licentia, andassemo a disnar. Io passai la Chiusa solo con la mia compagnia, li altri rimase, et mandai apparechiar ad una hostaria, dove stes- 96 semo assai comodamente, perchè nel loco che eramo non si poteva drezar una tavola per 6 persone, et di fora non potevano slar per la piogia. Disnato che havessemo, passò li provveditori et il capilanio di Vicenza, et li dissi, era alozato lì, arente de mi, l’archiepiscopo di Bari cum alcuni baroni et signori, che tutti questi vanno driedo la Corte; ne parse visitarli, el l’arziepiscopo venne zoso di la scala et ne scontrò ne la corte. È persona di 65 in 66 anni et molto humana. Et cussi ctiam a sua signoria fu fatto le offerte. Ne ringraliò molto el si excusò che li compagni dormivano, et ne disse che la Maestà Cesarea era molto salisfala de nui, dicendo : « Mollo mi piace, perchè quando li dirò qualche cosa di la illustrissima Signoria, la mi crederà. k Nui la ringratiassemo dicendoli, che spera-vemo che tal boni inslrumenti sarano causa de manlenir una perpetua pace con la illustrissima Signoria, che sarà il ’bene di la crislianilade. Et poi