345 mdviii, Riva. Dii zonzer lì. Et altre occorenlie, come scrìverò di soto, lete sarano iin pregadi. Di Rovere, vidi ledere, di 5. Come tutta quella notle nostri steteno in arme, dubitando il campo venisse a torno. Et do bore avanti zomo, zoè a di 4 venendo a dì 5, inteseno la nova di la rota in Cadore, et fenno gran feste e segnali, sì che il campo non si aprosimò. Noto chome inlisi, per il consejo di X con la zonla esser stà scriplo a le terre franche, per via di tedeschi, quello è il voler Ihoro; e che ’1 re di romani ne vien contra con arme, et nui li votano dar il passo, venendo pacifice eie., et farli aver la corona; e cussi è il voler di Franza. Hor par sia zonto la risposta, che le terre franche non voi esser contra la Signoria nostra, nè impazarsi a dar ajuto al re a farne guerra. Da poi disnar fo colegio di savij. Et vene più letere : Di Conejan, di sier Zorzi .Corner, el cava-lier, di 8. À di Cadore, di..., come erano stà prese per nostri 4 carete di todeschi, cargi di pan e grano, tirate da 5 cavalli I’ uno, venivano versso la Piove di Cadore per socorsso di soi, che non sapevano il successo ; et li homeni le conduceva fonno morti. In questa matina fo in colegio domino Hironhno da Sovergnan, zenlilomo nostro et castclan di la Patria di Friul, el qual ben sì portoe in queste occorenze; al qual in questi zumi li fo scriplo una letera per il colegio, laudandolo assai di le operation fate. A dì 10. Da poi disnar fo pregadi. Et lelo queste letere : Di Alla, dii provedador Emo, di 8. Girne era stato, con ¡1 signor missier Zuan Jaeomo Triul-zi e alcuni cavali lizierì e fanti, fino a Rovere; e passato verso la Pria ; e todeschi li treteno certe ar-tilarie, unde nostri ritornono. Item, che 50 cavali todeschi, et fanti zercha 600, di là di PAdexe caval-ebavano, li qual nostri lì vedevano, e mostravano 1 ’ voler andar versso Brentonega ; et visto nostri, riste-teno e ritornono a li alozamenti. Item, todeschi, erano in Castel Barcho, portavano roba fuori dii castello, e si tien lo voghilo a ha ridonar eie., ut in eis. Di sier Andrea Griti, provedador, di 8, da Lacise. Come era stato a Riva e previsto a quello bisognava, adeo non è più da dubitar. Et che vene versso Riva zercha 400 todeschi, alozati a Ten e Ar-cho, et nostri ussiteno, maxime quel Batagin, capo di balestrieri, el fono a le man, et fo morto *2 inimici et uno di noslff. Itetri, come era partilo de lì et ritorna a Lacise; et va Alla a trovar I’ Emo e il capi-I Diari» di M. Sanlto. — Tum. 17/. marzo. tanio zeneral et missier Zuan Jacomo Triulzi, per consultar quid fiendttm. Di Udene, dii luogotenente. Zanze zercha todeschi. El è dii zonzer in Goricia una bandiera con la f rossa in campo biancho, eon fanti numero.... E altri avisi, che s’ingrossano. Di Franza, di 28, date a Burges. Il re è pur lì, spaza li danari, atende a concluder etc. ; et, bisognando, vera in Italia. Di Milam, dii secretorio. Di 3000 sguizan ; et credeva averne più, ma non par possi aver il numero credeva. Et in Iodio di li ‘2000 sguizari, per conto di la Signoria nostra, manderà ‘2000 soi fanti guasconi, i qual, con cavali 1500, farà passar im par-mesana, per penzerli poi in veronese al Triulzi. Fu posto per i savij, che la diferenlia dii signor Bortolo d’Alviano, di ducati ‘25 niilia in 30 milia, fusse «messa a sier Zorzi Corner, el cavalier, provedador, che la conzasse come meglio el poteva. Parlò sier Piero Duodo, savio dii consejo ; e la parie fu presa di largo, el qual volea star sul preso. Fu posto, per i savij, la risposta a I* orator di Hongaria. Prima ringraciarlo, per nome di la maje-slà dii re, di la bona mente di soa majestà in voler adalar e pacifichar queste cosse col re dì romani, e diloli la justa difension nostra, e che ’I re di romani à torto a molestarne ; e quanto a darli danari, che ne scusi, che semo su grandissima spexa di exer-dli etc. ; una longa e ben composta risposta. Item, donar al diio orator una vesta di veludo etc. Fu presa di lutto il consejo. A dì 11. La malina, hessendo stà chiama eri irn pregadi alcuni patricij, i qualli dovesseno andar a levar P orator ungaro e condurlo a la Signoria, per dirli la risposta, cussi andono. E dillo orator vene, al qual li fo dito la risposta.; e disse scriveria al suo re. Et tolto licentia, si partì il dì sequente per Roma. Veneno alcuni di la compagnia dii signor Dirlo Mala testa, pregando la Signoria, cussi come haveano servilo il suo patron in vita, cussi fossetto dati soto il fiol restato di lui, e al governo di chi voi la Signoria fino sia a età perfela ; el da mo’ sono contenti, di 8 page hanno a Panno, dar una al dito fiol. li principe li usò bone parole, e che si consulterà con li savij. I)a Conejam, dii signor Bortolo d’Alviano, a la Signoria, una letera molto copiosa. Di la rota data, e tutto il successo; la copia di la qual sarà scripta qui avanti. E fo laudata da tatti, chi P aldite. 23