297 Ut)XXX, GIUGNO. 298 marinari senza arme, quali discosti da li altri andavano rubando, et poco apresso, come li nostri fusse in qualche discordie occupati da la preda, et da lor medesimi se misero parte in fuga, et alcuni di essi per loro salvation se ridusero ad una picola isoleta, et de questi ben pochi se ne perseno. L’altra parte da l’altro canto de la terra se gitlò per certe ripe a la marina, ove con la prova di diverse galere so ne adiutò una parte ; ma come fusse seco e(t slreto il loco non potessimo mollo acostare nè molte galere darli insieme adiuto, et così tra morti in la bataglia in la (erra poi de intorno el castelo et anegati in mar et quelli che restorono pregioni, ne mancono da 350 fino 400 homeni di ogni sorte fra tutte 29 galere. Nè è meraveglia, perchè, oltra li primi che si sbarcorono, disceseno de li altri assai con la speranza de guadagnar : queli furono negligenti. Et non polendo far altro, si rcliras-simo et poco apresso partissemo con li vascelli presi et christiani fugili che se alrovano in le galere, el siamo arivali a li 28 la matina in Jeviza, zioè di mazo. El penso per adesso di retenir tulli li christiani fugili el di loro armar le do galle prese, havendo conveniente provision di pane, el più le do galiole, potendosi, se di certo mi sarà provalo del resto come ho dimandalo. Quello habbia far Barbarossa non mi è venuto persona a le mano quale mi habbi saputo informar de sui disegni; ma come habia reduto tutto quasi li corsari in soa compagnia et la grande provision di biscoti mi fa creder che pensi qualche impresa de importantia, el tanto più che ogniuno de li fugiti afferma che lui medemo anderà fuori con Tarmala. Nè, secondo la informalione de fuziti, si può conieturare de Orano nè de Italia, per esser assai discosto da sua signoria, et di una medesima opinion sono quelli che più ne sano, che lui habbi ad andar a Bona, salvo se ’I non mancasse per el disconzio de li vascelli perduti. Io sarò costretto andar in Alicanli per ha-ver risposta di corte et per suplir a qualche nostro bisogno et saper quello che si fa a Malica. 173 Da Roma, fo lettere del Surian, orator, di 17. Prima manda la copia di una lettera haula ......Item, come a dì 14 il campo del papa dote uno arsallo a Vollerra, el quelli di dentro virilmente si difeseno, et ussirono fuori, et fé gran danno a quelli del campo, tra li qual era ferito a morte di____il locotenente del marchexe del Guasto chiamato don Diego Sarmenta, et par il campo si habbi alquanto retralo. Item, scrive come monsignor di Terbe, orator del re Christianissimo è lì a Roma, havia haulo lettere del re che li comandava mandasse alcune lettere di Soa Maestà in Fiorenza a Malatesla Baion, el a Pisa a Zuan Paulo Gol del signor Renzo, per li qual comanda che, hessendo a loro stipendio, subito si levino de lì, et, non hessendo, li prega si lievi per non far guerra al papa. Dapoi disnar fo gran Gonseio, vicedoxe sier Marco Dandolo dolor et cavalier, per non esser sier Andrea Mudazo più vechio consier. Vene a Conseio alcuni foraussili di Puia signori, videlicet il conte de Visenti et di Castro con soi parenti, et steteno dove sentano lì cavalieri e dove era posto uno bancal. Fo fato 10 voxe, et do non passoe, zoè capilanio di le galìe di Alexandria et patron a P Arsenal. A dì 27, la matina. Di peste, niuno, el di altro mal numero 9. Vene in Collegio, era il Serenissimo, 1’ orator di Fiorenza, et ave audientia con li Cai di X, qual vo-ria soccorso. Et disse haver havuto una lettera di Ferrara di 24, con avisi di le cose di Fiorenza di certa baruffa falla, la copia di la qual dice cusì, et si ha hauto da uno è nel campo del principe di Orangie. Magnifìce orator eie. Non posso far che non fatia parte a vostra signoria di la buona nuova, venula questa matina per molli, come marti da sera a li 21 a bore 14 di notte uscirono di Firenze 200 soldati, el la magior parte di gioveni fiorentini, et per forza introrono dentro a le trinzee del campo del marchese, armati quali tulli armati di partegianoni, et de due bande co-minziorno dar dentro nel campo, di sorte che se andorono a la piaza del campo caminando parie a sachegiare li altri a menar le mane, tosino a giorno durò la bataglia, a qual hora furono conslretti reli-rarsi per il soccorso venuto dal campo del principe, et fu di sorte, quella notte, che vi è morti del campo meglio che 450 la maior parte lanzi, di noslri forse 173* 22 a l’entrare di le trinzee, el lutto il campo sbaraglialo et rovinato, benché non sia dilogialo niente, il che saria fato s’il socorso non veniva et se noslri non attendeva a predare bestiame che ne hanno condullo tanto dentro, che barano carne per uno mexe. Et per el cavalaro, che passò per de lì, se intende che non vi è restalo padiglione et tenda, che non sia fracassalo, el non si vede altro che pi-