373 MDXXX, lato in forma come slavano prima. Fu risposto da! signor Malatesla che sua excellentia volesse contentarsi di mandar dentro la persona mia, con ordine di parlar a quel pnpulo ne la forma che da lui mi fusse ditto, et con minaziarlo, che se in quel punto non si fosse reduto a concordia, che non sperasse più rimedio alcuno a sua ruma, aleso che da quel punlo inanzi non saria stato in poter di sua excellentia di salvarlo nè di tener i soldati che non sa-cheggiasser la terra, con altre cose pensate da lui a proposito di questo; dando inlention che, facendo sua excellentia questo, saria per seguir lo accordo nel modo che da lui era ricerco, senza però voler 221* prometter la fede del punlo che dal signor principe fu nel primo capitolo adimandato, nè dar altre chia-reze del exito del manegio, che quanto vostra exce-lenlia intende. Onde, considerando il signor principe di quanta poca ripulation saria a sua excellentia et a tutto lo exercito di havermi mandato dentro per questo maneggio, quando poi non fosse seguilo lo effetto, si risolvete in questo di tornar a risponderli con questi argumenti che non era per farlo se prima sua signoria non li chiariva ditto punto de tor dentro le Palle, promettendo, che poi che di questo fosse certificalo, in ogni altra cosa si saria prestato tanto favorevole a quella città quanto per lui se fosse possuto. El con queste resolution havendo mandato dentro il signor Pirro prefalo, dopo dui giorni hozi è ritornato disconcluso in tulio, che di ciò il signor Malatesta non vuol far niente uè intender più cosa alcuna in maneggio di acordo. La qual risposta così resolula et gagliarda et discrepante molto dalla impression el judicio fallo da noi de la inelinatìon di quel popolo a questo accordo, per questo motivo fatto da esso signor Malatesta, et per quel che ci dette la ragion de la estrema necessità che dentro si pale, le qual nei progressi di questo maneggio havemo scoperta per relation di loro medesimi, li quali affermano esser intolerabile, ci fa molla meraviglia el pensar che tal risposta non possa da altro proceder che da qualche fresca speranza che gli hahbino di transito di Francia in Italia per loro soccorso. Il che hessendo così et havendone la excellentia vostra nolitia alcuna, come ragionevolmente debba havere, la supplico per quanto gli è cara la mia servitù a volermene dar aviso. Post scripta. Mi era scordalo di dar nolitia a la excellentia vostra di certe ledere che nuovamente sono state inlercetle di questi Signori fiorentini dirette al commissario Ferruzo residente in Volterà, per le qual se li ordinava che con quelle zente che LUGLIO. 374 haveva quivi, lassati 400 fanti per guardia de la tera, si spengesse a la volla di Pisa per il camin di Li* vorno et si unisse con le gente che qui se trovava, 222 lassali ne la terra 800 compagni per guardia, et di poi conira la massa, la qual facevano conto che dovesse empire il numero di 4000 homini tra piedi et a cavallo, dovesse marchiar a la via di Pisloia et di Prato verso Fiorenza, con avertenza di far opera se per transito havesse potuto occupar una di dite due terre, et quivi si dovesse fermar con le gente ; in caso che non, seguitasse il camino a la volla dì Fiesole con disegno poi di quindi condursi dentro di Fiorenza. Il qual disegno inteso dal signor principe, mandò ordine subilo a Fabrilio Maramaldo, il qual si truova allogiato con suo colonnello per quei luogi intorno Volterra, che fosse advertito quando quella genie uscisse fuora di là di transferirsi subilo ad alogiar a Prato el a Pistoia con disegno poi, che quando si intendesse venir le masse di verso Pisa, esserli a le spalle con tanto numero di altre gente di l’esercito che bastasse ad espugnar queste de li inimici. Questa sera 16 del presente, hauto nova il signor principe che dilla genie di Vollerra uscite fuora marchiando a la volla di Pisa, et che ’1 Maramaldo se li è messo a la coda con animo di venir seco a le mani et di romperla prima che sia congiunta con F altra di Pisa, non di meno pensando che tal disegno non possa riuscirgli, li ha mandato ordine che, fatto che habbia pruova de impedir la union di dille genie, non venendoli fatta, si debba meller in Vico Pisano, luogo su la fiumara lontano da Pisa 10 miglia, dove dilla gente bisogna che passi, et quivi, unitamente al colonnello del signor Alexandro Vitello, il qual si trova al presente allogiato lì, et con quei fanti spagnoli amutinati che si trovano pur quivi intorno, fazi punta di negar loro il passo, el non potendo, li sia a le spalle fin che vengino ad incontrar con sua excellentia, la qual 222* ha fallo disegno di aspelarli in quelli contini di Pistoia con 3000 fanli electi et 500 cavalli lezieri et la gente d’arme, a la qual ha subito mandalo ordine che senza indusia debba andar ad alozar a Prato, per coglier dille gente di minici in rnezo et romper loro le tesle, come ho speranza che venga fatto accadendo che essi seguirlo il sopradito disegno notalo per lettere inlerceple. Di quel che seguirà a la giornata vostra excellentia sarà di mano in mano raguagliala. Son di poi stale inlerceple lettere infinite in zifra mandate di Pranza in Fiorenza, le qual subito il signor principe ha mandale a la Santità de Nostro Signor. Non havendo possuto di quele ritrar