so MDXXX, MARZO. 40 burasca rii una naveta facendo loro forzo di vele metendosi di l’osta ne andavano lassando, sforzandosi mellersi a vento di noi, ita che avanti sera si lonlanorono, sichè, la note aproximandosi, eonvenevamo perderli di vista, et per non aban-donar le galle grosse, qual erano restate in porlo cum grandissima trepidazion, per trovarsi cadauna di esse malissimo in ordine di homini, et quei che erano, il forzo pilli, che mai più sono siati fora de li Do castelli, che una di le nostre galie sol il saria sufficiente a prender tutte tre quelle galie, et Ira le altre cose che li mancano sono li bombardieri, per esser quelli che sono il forzo fanti sta scritti cum nostri zenlilhomeni, et cussi vanno lo nostre galie. Et con queste poche forzo che mi ho atrovato, ho convenuto proveder a la sicurità di le galie di Alexandria et di quelle da Barulo, et per tal causa mandar la galla Bernar-da in Cipri, con mandalo expresso a li sopraco-miti di le galie bastardele, che insieme tulli tre si dovesseno accompagnar con le dille galie di Baruto et con quele nave che si trovavano in quelle parte et unitamente et in conserva dovessero venir sino a Cao Malio, dove i me troveria me overo mio ordine, per assecurar ditte galie grosse almeno fido a Corfù, et a le galie di Alexandria li ho dà por l’accompagnarle la galla Marcella, per esser meglio ad ordine di le altre di armizi et di ogni altra cosa, et io con la Pixana andai tanto fora del Cao, eh’ io le persi di vista. Le qual con prospero vento da Ponente tutta quella note et il zorno sequente navigorno ad suo camino, et nel ritorno mi inscontrai ne la gnlia Malipiera, la qual era malissima condiliona-^0* la, et maxime di armizi, come era le altre Ber-narda et Pixana, a la qual, volendola mandar in Cipro, ho convenuto sfornirmi de li armizi mei per acomodar quella, eie. Et hessendomi venuto al manco il pane, ritornai in Candia per satisfar il biscolo che si dovea far de li tormenti de la nave di Zuan di Stefani, che io feci discargare lì eie. Et a dì 3 de l’instante, la sera, con tempo prospero, mi apresentai apresso Corigo, lontano zerca miglia 5. Fui assaltato da una crudelissima fortuna, che la galla mia et le doe conserve, le qual dovea consigliarle al provoditor Contarmi, che lì se atrovavano di ordine del clarissimo zeneral, per contracambiar con due altre galie che erano apresso di sè, hor havendosi messo il vento crudelissimo da tramontana, da poi da mezanote in-driedo locava al griego, hessendo scorsi a sucho, passata la mezanote, volendo prender partito per non si sumerger o scorer in Barbaria, facessemo vela con terzaruoli bassi, et con difficullà prendessimo la sera Portolongo, et le galle erano conquassate de li remi, ma la galla Pixana roto l’albero, et la Malipiera F anlena et il timone, et facea tanta acqua, che quella note dubitò di sumergersi. Et cussi ho tolto il camino del Zanle, con opinion, subito haverò tempo, tornar al Capo et più avanti. Ma mi doglio non haver quel numero di galie si conveniva a una tanta guardia, et il magior tempo son stato in Levante solwn tre galle vechie et malissimo conditionate. Et è già 13 mexi ch’io son fuora, nè mi è sta data alcuna subventiona Non li scrivo di le nove da Constantinopoli et di la nave Loredana presa dal corsaro ne le aque di Cao Malio, al tempo ch’io era con le galie di Alexandria, che’I lutto scrivo a la Signoria nostra. Summario di una lettera da Bologna, di i 21 marzo 1530, scritta per Paxin Berecio, è con V orator Tiepolo, drizata a sier Toma Tiepolo qu. sier Francesco, ricevuta a dì 7 ditto. Hozi è gionta de qui la signora duchessa di Savoia, cognata de l’imperator, con grandissima magnificentia. Et prima lo imperator a le 22 bore passate, con luti li principi, duchi, marchexi, conli el altri baroni che a la corte se ritrovano, et cussi luti li oratori di regi, principi et potentati, in megio de li cardinali Cibo et Medici, andò conira a ditla duchessa per spacio di zerca due miglia, vestito di negro tufo, con saglio et cappa, la cappa ora di pano negro coronato, sopra uno cavallo liardo pomelado, con li fornimenti d’ oro. Di simili fornimenti et cavalcature bellissime et vestimenti pur richi et di assai magior pretio et valor erano vestili et forniti li soi baroni che lo accompagnavano Quello che succedesse ne l’incontro non lo scrivo, perchè non lo so, per non vi esser sialo presente, ma questo ho veduto : Inanli lo imperatore andava la guardia sua di alabardieri et di arcieri, et drieto questo li baroni lutti a li lochi sui, secondo le loro qualitade et dignitade ; poi seguiva lo imperalor et la ditta duchessa a paro, et l’imperalor I’ havea posla dal canto di sopra, et Sua Maestà dal canto di sotlo. Era questa sopra uno cavallo leardo pomelado, con la sella el fornimenti d’oro, con coperta di zoglie di grandissima valuta et precio, et havia uno capello di