MDVI1I, nBBRAJO. '29Ì da saper, il provedador Emo non li pareva, il capi-tiinio di Verona andasse conira il Triulzi etc. ; adeo scrisscno li rectori a la Signoria, et la Signoria rescrisse, andasse e li fosse fato gran honor. Nolo. Ozi falile uno Piero Mato, bergamasco, qual andava zerchando |>er la terra con pive, e trovò assaissimi danari, sì a Padoa, per il monte di la Pietà et la chiesia ili Cannoni, qual qui, per Santa Maria Mazor. llor, di panni di seda et altro, dici tur doveva dar più de ducati 1000, sì che tolse suso; et fo so danno di chi li à creto. Havea gran credito, a trovar danari per elemosina. In questa sera parli Francesco Lombardo, capi-tanio dii devedo di Verona, insieme con l’araldo dii re di romani, con la letera di salvo condulo et una letera di passo; (piai va dal re a Bolzan, e fa la volta di Pel Ire. A dì 15. La matina fo in colegio uno orator dii ducha di Ferara, novo, venuto in questa terra, domino Manfre’ di Manfrei, cavalier nominato. Et expose, poi presentato le letere crcdentiale, come il suo signor ducha era hon lìol di la Signoria nostra, et advisava,............. Eri malina fo in colegio sier Hironimo Coniarmi, venuto capitanio di Ravena, et electo provedador di l’armada; qual, justa la parte, avanti sia andato il suo successor, vene in questa terra per meter banco. Et referì in colegio quanto h achadeva (ver le cosse di Ravena. Item, inlroe sier Zacaria Loredam, capitanio di le galie bastarde, et sier Alvise Loredan, suo sora-comito di l'altra galia, venuti a disarmar, et stato fuori mesi... 148 Riporto di uno explorator di le cosse dii serenissimo re di romani, et dii suo zonzer a........ E1 serenissimo signor re de’ romani havendo inti-mado, a lutti quelli che dovevano mandar le zelile d’arme et fantarie per la sua venula in Italia, man-daseno a Trento, perette lì se doveva fare la massa de la zente, unde sua majeslà se parli da Bolzano. Et prima fece adviare certe zente verso Trento; et a dì primo febraro, con cavalli circha 25, erano con la sua majeslà, ct~ccreha slafìeri X. partendose da Bolzano, vene verso Trento; et. a di 3 ditto, zonse a Trento. Et prima che lui in(raso ne la citi, davanti la porla, erano slà poste due bombarde grose per provarle; le qual vedendo, la majeslà sua desese da cavallo el conzò una de quelle bombarde, la più grosa, a zò trasese più justo, asciandola nel sito che la se trovava. Et da poi trala la pietra de la bombarda, sua majeslà montò a cavallo, et inlrò in Trento privatamente con quelli pochi cavalli. Era vestito de pano [»cretino con uno capuzino ili testa, et uno capello de quello moderno colore de la vesta, et uno corncto a le spale, et havea una bacheta in . mano ; el andò a smontar al castello, dove è alozado, ne la parte superiore. Da poi, drelo a lui, sopravene da cerca lOoO soli lai li a cavalo. El zorno sequenle fece far una processione, ne la qual fu portato el corpo del bealo Symone. Et, zonli a la giesia cathedra!, fecero certa sua cerimonia : fo dito era sta de-chiarado, corno sua majeslà era imperatore, et che ’I duca de Sasonia era re de’ romani, et che el marchese de Brandihurg era capitanio a la impresa de venire in Italia. Et compito tal cerimonia, montò a cavalo et andò in castello; et era veslito de vclludo negro. Da poi, a dì 5 dicto, ad horrc sepie de noie, la majeslà sua se partì da Trento con certo numero de cavalli, et vene verso la Valle Sugana. F.I el marchese predieto, con certa zente, andò al castello de la Piera, ne la valle de Inagrì ; et mandò el castelan « de diclo castello dal podestà de Rovere, a dimandare el passo per nome de la majeslà del re, per andar a Roma. F.I (piai dise, che a questo non era suo officio a risponder; ma che dimandassino la illustrìssima Signoria, et quanto quella ordinaria, tanto lui, corno servìtor, exeqniria. Et el castelan replicò, che el pre-diclo podestà dovesse scriver ad essa illustrissima Signoria, el aspecteriano ancora zorni ti per la risposta. A dì 5 dicto, el signor re, che en venuto in la Valle Sugana, mandò pedoni numero 3000, con certi pochi cavalli, per la montagna sopra li monti de li 148 * Sepie Comuni, non facendo despiacere ad alguno, solum del manzare et del bevere. El questo fece sua maestà, conio se crede, per sigurarse de quelli loci, perchè lui im persona, a di ti ditto, |ier quanto se attirata,publice, con pochi cavali, ascese (lieti monti, el volse veder et considerar, se per quelle vie se polca condure artegliarìe el exercilo, per dcscender ne li piani de visentina. Da poi desese in Valle Sugana, et volse veder li passi de bassanese, et ascse in Ta-siuo, che sono ville a’confini, subiecte a sua majeslà. El per quelo loco volse ctiam veder li passi de fel-Irim, prasertim de Celazo et Limon ; et per zorni Ire ccrchò dicli passi El, tornato ne la Valle Sugana,