DIARII 1 MARZO M I) V 11. — X X V ! II F E B II R A J 0 M D Y 111. I Serenissimo ac excellentissimo principi et domino, domino Leonardo Lauredano, Dei gratin Venetiarum duci excellentissimo. Per satisfar al debito de la servitù mia versso vostra celsitudine, principe serenissimo, et im prie a t|u<'llo che io so esser desiderio suo, chomo zollante de il beue di questo illustrissimo slato, ritrovandomi io, Jacomo Contarmi, fo de missier Zuane, al presente de ritorno da Constanlinopoli, dove io soli stalo per assai buon spatio di tempo, et non possan-do, per la ineonvallessentia mi atrovo de la mia persona, presa per li strachi del mio cavaldiar, che non mi manclia la febre ogni terzo zumo, vegnira li hu-niillissimi piedi di vostra celsitudine, chomo seria lo afectual mio desiderio, prima per fargli quella debita reverenti«, che si ricerclia a la servitù mia, el obcervwtia li |>orlo, |hm per explicliar a quella il su-ttmo di le cosse |ht me vellute di quel gran signor lurclio, et in che termini quel suo stado se ritruovi et governi, si chomo per il mio tristo ingiegno ho I«>ssuto veder et coniecturar, et che con ogni dili-getitia mia lio cerchato sempre de intender di torn- ilo in tempo, mi ho proposto ne l’animo, per il meglio, quelle più difluxa et distintamente a me possibile scriver el destinar a vostra celsitudine, et tanto più, quanto quel magnifico baylo si habia rijiorlalo assai a questa mia reflerta. La qualle, se non cussi ¡ichouiodatamente scrii facla adumque, principe serenissimo, chomo ricercheria il bisogno de la ina- teria importantissima, la sublimità vostra, cogno-scendo la exigua ox|>ericntia mia in tale elTecto, mi bavera per excúsalo, et con la sua profondissima in-teligentia et praticha suplirá dove io havesse defecto. Et prima : T)e la valitudine del signor al presente et suoi exercitij. A dì primo agosto proximo passato, che fu el partir mio da Constantinopoli, principe serenissimo, quel signor si atrovava de 11, sano per la sua etade, et ben conditionato de la persona, licet che '1 mostri in cicra alquanto pallido, tendente al zallo. II qualle, circha al viver suo, non manza salvo una sol volta al zorno, vivendo rcgulatamente assai; quantunque pur si dicha el bevi del vino, et faci qualche straviza anchora, et che per zorni 40, che prin-cipiorouo a questo zugno proximo passato, el dicto signor, contra el suo solito, stesse che non fu veduto da |>crsona alchuna, et si dicesse esser amalalo. La qual cossa processe che, atrovandossi lui a quei principij andato a la oralione in la sua moschea, parse clic da un balclione li fosse bufata una supplicatane, per la qualle si disse era »arato, chomo Mo-stalà bassa #ra grandissimo manzador, et usava forzi et violentic assai, sencia veruna justicia. Per il che, vista quella dicto signor, et facla lezer, inmediatamente si levò da la oralion sua et andò a cimi le, nè da indi ananci fu più visto per el dito spalio de zorni 40, nè tene Porta mai ; in modo che per il