709 MDIX, FI.BKIUJO. 770 tuli virilmente, et.de una scala i dui erano montati a la muralia, et furno Lutali de allo a basso precipiti, guasti assai de’ tiri de petre, ballestre, spincarde et bombarde, che tiravano di dentro via. Lo ma-zor impeto loro fu a la porta, semidiruta da le bombarde, dove erano molti janizari, con manare et altri instrumenti, per meterla per terra ; et fu tanta la quantità del focho gitato dai nostri, im pice, olio et altre misture, et la moltitudine de le piere et tiri de balestre per li perforati, che li turchi turno con-streti, con la morte de molli, levarsse de lì; et cussi la bataglia fu intermessa. Et sopravenendo la note, et hessendo remaste le scale drete, li oppidani con corde tirarono diesisette, zoè la mazor parte de quelle, dentro lo castello. Qual cossa vedendo da malina, li ditti capetani deliberemo far l’ultimo forzo; et l’uno di quelli pigliò la bandiera a la sua mano, et volsse esser de li primi a montare, et l’altro con la so spada in mano imbeliva i turchi a la bataglia, et maxime a la porta. Et montando dicto capitano, ornato tutto di vestimenti et arme aureate, con grande seguito, fu revoluta sopra de lui una pe-tra grosissima, la qual amazò lui et molti altri, et rompe la scala ; la qual cossa debilitò i animi de li turchi et fortificò i nostri, in modo che inlermesseno la bataglia, et iterimi se messeno a la diligentia de 1’ artelaria. Nui havessemo la nova a li 12 del presente, et subito mandassemo le nostre galere a Lin-go, con duo fuste, et a li 1 ti faeessemo partir de qua velie nove quadre, et 3 gaiioni a la latina, bene in hordine, a la volta de Lango; et furono sì grande bonaze, che a li 18 furono a Capo Crio, dove li turchi la note feceno per tuta la costa signali de fogo. Qual cossa sapendo Carnali, lo zorno 19 levò l’arle-laria, et cavò li navilij quadri del porto, a remur-chio più de 6 milia, in fina che feceno velia, et tornò im porto. Et la note se partì lo resto de l’armata, et lui andò a la Capra, con 3 galere et 3 fuste grosse, per cerlificarsse de l’armata nostra. La qual, 302 vista che voltizava, per el vento contrario, in lo canal de Lango, el za era propinrha, se lev», et a presso lui andorono con summa diligenlia le galere nostre, et li 3 gaiioni, li qual al ponere del sole za bavevano conscquito; el, se la note oscurissima et longissima non fusse supravenuta, in spacio de 4 over 5 horre, se retrovavano a le mane con lui. Lo qual, vedendo che li gaiioni li montavano, se messe a remo et pro-rezava ; et cadauna fusta remurchiava la galia, che dà ad intendere che erano mal de hordine de gente, o che le galie erano dure a lo remo. Lui non fece lanterna, et li noslri perdeteno de vista; et a li 21 de l’instante tuia nostra armala, de velie 20 infra grande et picole, intrò in lo porto de Lero. Ha donato lo soccorsso di previsione dispendute et altre cosse neccessarie. Hanno contalo in la montagna 230 fosse, dove sono sepulti turchi, olirà quelle che sono abasso al porto. Li Calogeri di Pelamosa, li qual por-tono presenti a Carnali, 3 bovi, 6 capre et altritanti montoni, et 30 zare de vino, et altre cosse, hanno ditto che erano morti più di 500, et feriti una infi-nitate ; et che l’armata se relrovava molto mal tratata. De li oppidani sono morti XI, et tutti de spingarda, et feriti altritanti. Ditto Cimali ha mostralo homo da pocho coragio, imperhò che una sola volta è desmonlato in terra, et venuto a mezo lo camino de la montagna di Cano. È rimasto gran inimicho del capetanio superstite, lo qual si tene sbefato et vergognato da lui, et non ha voluto tornar insieme. Li oppidani narano, che in quella armata, ultimate. era più de 4000 homini, imperhò che Cortogoli ogni zorno con sue fuste tragelava zelile, el in Turchia fazevano cride, che chi voleva andar a dar socorsso a Camalli, haveria soldo et grande parte de la preda, in modo che per la cupidità del vadagno, et parte per lo odio a nui portano, era passalo uno numero infinito ; et ne meravegliamo che Camalli, con velie circha 40, non babbi voluto aspetar i nostri, el che sola la pharna de la nostra armata lo habia fato levare dp la sua impresa. Questo zorno havemo nova da una fusta nostra, tornata de l’Arzipelago, come Carnali haveva za passato Syo, a la volta de le Fo-lie. Quello seguitarà nui ne donaremo aviso a le ma-gnificencie vostre; le qual pregamo, che per llioro 302* letere vogliano fare in versso nui el simile. Spera-mo. per lo avenire ditto Carnali non haverà tanto credito, né tanta audacia. Nui aspetamo de zorno in zorno le nostre grosse nave torneilo de Alexandria, sive a Bichieri; et, segondolo tempo, negoverna-reino in quello sera honore de la nostra sancta fede calholicha con questo comune inimicho. FINE DEL TOMO SETTIMO.