413 MDXV, FEBBRAIO. 414 sire possessione et beni per andar a questa cruciala et non volete dar il modo di seguir tal impresa ? » Et vedando essi hongari non poter far tillro, co-menzono a sachizar et brusar el proprio paese, ama-zando preti e frati e impalando vescovi et altri, vergognando done e donzele ; feno pezo che si fus-seno turchi. Inlendando questo, el Re de Ungaria fece uno exercito contra di loro, e fono a le man, ita eh’ è sta trova manchar in tutte queste combustione persone 80 milia ; et ha fato una gran tajata apresso una fiumara nominata Tisa, et etiam in altri luogi. Et ancora, hessendo una consuetudine in Hongaria che li popoli, a li bisogni de guerra contra infideli, si meteno tra loro una angaria di uno ducato per fuogo, e manco segondo el bisogno de la guerra, e questi tal danari solevano mandar al suo Re; et perchè al presente hanno uno Re tanto fredo zercha el governo del reame, ma catholico, e si lassa governar da li so’ baroni come lor voleno, ita che tal danari branca vano, et mostrando esser in discordia non li spendevano a li bisogni, ma più presto li usurpavano fra loro ; vedando questo, hanno facto li homeni grandi dii regno una congregatione, e ter-minono far uno capitano tra loro e acrescer l’angaria il doppio, zoè pagar ducati do per fuogo, e li danari si parta; el primo ducato in tre parti, uno al piato dii suo Re per el suo viver, l’altra per fortifichar le terre di soi confini, la terza per tener cavalli mile continuamente a la corte del Re ; et di l’altro ducato tenir cavalli 8000, zoè 4000 da Buda in suso, et 4000 da Zagabria in zoso, zoè verso la Schiavonia. IIironimo Sagrerò castelan di la Urana. Dii mexe di Fevrer 1514. A dì primo. Introno Consieri a la banca di qua da Canal, sier Batista Morosini, fo podestà a Padoa, sier Bernardo Barbarigo, fo capitanio a Padoa qu. Serenissimo, sier Alvise di Garzoni, fo podestà a Bergamo; Cai di XL: sierZuan Francesco Bragadin qu. sier Bernardo, sier Marin Bondimier qu. sier Bertu-zi e sier Zuan Barozi qu. sier Jacomo ; Cai dii Con-sejo dei X : sier Nicolò di Prioli et sier Marin Zorzi dotor, e il terzo sier Polo Antonio Miani era amalato. Vene l’orator di Pranza in Colegio, al qual per il Principe, poi ditoli alcune parole, li fo fato lezer la risposta presa eri di far nel Senato a quanto la Cristianissima Majestà del Re novo, e lui orator per suo nome, avia instalo, si la Signoria voleva perseverar in la lianza e liga sieome era con il qu. Serenissimo re Lodovico defunto. Et li fo resposto de si, solicitándolo a venir in Italia etc. El ditoli queslo inslesso si scriverla in Pranza, et si manderia a dir per gli oratori nostri vanno da S. M. El qual orator li pia-que, dicendo scriverla anche lui in conformità. Di Padoa, dii capitanio zeneral, di eri sera. Zercha danari si mandi per pagar le zenle. E che la Signoria si resolva di presoni se ha per far il contracambio con li nostri, excepto il conte Christoforo Frangipani et il capitano Rizan, sicome lui havìa trattato di far con li nimiei, et maxime li prexoni tulli fono a Verona etc. Di li rectori di Padoa, sier Piero Querini et sier Andrea Trivisan el cavalier. Come el signor Thodaro Triulzi voleva partirsi per Pranza a trovar el Re nuovo, qual ha premiato tutti e di lui non si ha ricordato ; et che il capitano zeneral 1’ ha disconfortalo a partirsi in questi tempi, e la Signoria e lui scriverla al Christianissimo Re in sua laude et recomandazione, con altre parole; ita che òslà con* tenlo di restar. Et scriveno altre occurentie de lì. Di sier Domenego Contarmi proveditor zeneral, data a Asolo. Come era venuto lì vedendej li alozamenli di le zente d’arme e altri, et che ha fato molte provisione aziò li subditi non sieno angariz-zati ; et come andará seguendo il caniin suo. Di Udene, di sier Lunar do Emo luogotenente de la Patria di Friul, di 20. Zercha quelle occorentie. E come erano zonti 300 boemi a Gorizia, i quali se dieno cambiar con li lodeschi sono in Maran, i quali quelli di Maran non li voleno più per alcun modo per li danni li fevano. Item, scrive de le nostre zente è de lì, sì d’arme come cavalli lizieri et stratioti, e di le fantarie venute di novo a la custodia di Cividal di Friul, ut in litteris. Fo mandato a dir a li ufieii in Rialto, et de parte 253* presa a Consejo dei X, che atento in questa terra sia venule gran quantità di monete forestiere, maxime di odo, con l’arma dii re di Franza, et di 4 soldi pur milanesi chiamati cavalotli, quali non sono di bon arzento, che de cestero ad algún oficio nostro, ni per le nostre Camere non siano tolti; in rcliquis si spendano per la terra, perchè a volerli aver voluto bandizar, saria stà gran danno in la terra. E da saper: per questa guerra, è venuto chè non si vede troppa moneda veneziana, ma bezi assaissi-mi et altre monede forestiere. Le nostre, li inimici e altri le toleno et le disfanno, et fa bater questa altra moneda, come ho dito: ducati non si vede ni raynes troppo.