270 MDXIV, NOVEMBRE. 2 80 da drio et tenuto fin ozi e lassato, referise come i nimiei, venendo il Limi matina in ordinanza di Albaré a Manerbe per venir a Lignago a asaltar il nostro campo, credendo fusse lì; ma a hore 20zonli, inte-seno zà la note erano levati; di che si dolseno assai, et veneno di longo, et mandono prima e avanti li cavali lizieri et 1000 boni fanti di la guarda di l’Impe-rador a tuor il passo di Conselve; ma nostri za’ erano pasati, et trovò esso alabardier rimasto e lo prese, et renegono le stelle di aver perso sì bella victoria. Et erano essi inimici molto grossi et veneno a Mon-celese, e tien anderano col campo a Este, poi alozar sopra il Polesene, sjcorne ha aldìto dir; altri dicono anderano alozar in brexana. Item, per certe relation di villani, come il viceré era zonto in campo ; e altre particularità. Fo scrito, per dito Consejo di X, a Roma, e avi-sato il Papa dii salvar dii nostro campo. Etiarn fo scrito in Frana» con li avisi lutti, e dii perder di Bergamo, eh’ é sta meglio lasarlo non potendo lenirlo. Item, scrisseno a Roma in risposta di coloquii dii Papa con 1’ orator nostro in materia di l’acordo, et risposta dii brieve mandato a questa Signoria eie. Fo gran disputatone, et le letere parlino il zorno se-quenle. Fu dato certo oficio di la Messetaria a uno per danari utpatet, et altre cosse che non so. E Consejo di X stete fin hore 4 di note con la zonla; sichè li poveri vechii sleteno assa’ tardi. In questa matina fo in Collegio sier Nicolò Ven-dramin provedador ex«culor, venuto di Padoa con le letere dii capilanio zeneral, et narò: come tutto l’exercito era salvato; et il modo e la fatica dii signor capilanio zeneral et provedador Contarmi, et meritano grandissima laude, et l’opinion dii eapitanio è di non intrar in Padoa con l’exercito etc. Per il che per Collegio fo scrito una teiera al prefoto eapitanio zeneral laudandolo sommamente; etiarn al provedador zeneral, le copie sarano qui avanti; con una naration di la strada fece il nostro campo quando partì da Lignago per salvarsi da i nimiei, che per avisi ave il signor eapitanio, voleva da do bande assaltarlo, siché era in gran pericolo; per gratta * Bei è salvo, nè si ha perso altro cha uno burchio in l’Adexe, patron uno manloan, con 400 stera di orzi, qual dete in terra di qua di la Torre Marchesana e non potè venir di longo con li altri burchii a Cavarzere a salvarsi, et questo vene in man de inimici, et li do burchii di sai, erano a Lignago, parte fo libati e butati in aqua e parte Insali ne li burchii el veneno zoso, come distinte dirò di solo. Di Vicenza, fo letere di sier Nicolò Fasqua- Ugo podestà e eapitanio, di eri. Come era rimasto solo, et non havia ni fanti, ni citadini con lui; sichè, non potendo far altro, vegnirà a Padoa; et cussi per Collegio li fo scrito laudandolo di questo. Tamen rimase lì uno a governo per nome di la Signoria, chiamato....., ma la terra è vuoda. Gionse in questo zorno, venule a disarmar, tre galie bastarde, videlicet sier Hironimo da Canal di sier Bernardin, sier Simon Lion di sier Toma so cu-gnado, et sier Domenego Bembo qu. sier Hironimo vice sopracomito, posto in loco di sier Sebastian so fradello che morite. Copia di una letera di la Signoria nostra, 165 scrita a lo illustrissimo signor Bartolomio d’ Alviano eapitanio generale nostro, laudandolo molto di esser ritornato con lo exercito verso Padoa. De singular satisfaclione de l’animo nostro sono stale le letere ricevute et di vostra signoria et di quel provedador nostro generate, avendo per quelle veduto, et non meno per la copiosi» relationé del no-bel homo Nicolò Vendramino inteso, con quanta di-ligentia, celerità et virtù, di vostra excellenlia sia stà mosso lo exercito nostro et quello ordinatamente guidato et alloggiato in loco opportuno, salvo et secu-ro, dove al presente el se alrova,con tutte artegliarie, munitione et impedimenti; cose invero che, quanto die haver lassato lo inimico nel megio de li ardenti sui conati frustrato et deluso, lanto da ogniuno più se convien che sia laudale et reputate degne de sapientissimo capitaneo el a noi precipuamente grate: de le qual quanto piui potemo comendamo et exlol-lemo la exeellentia vostra, come cautissima et secu-rissima non meno che intrepida et valorosa guber-natrice di guerra, et come quella che opimamente ha corisposo a la nostra expectatione, et atteso a la promessa più volte factane di conservar sopra tutto lo exercito integro ; nel che è virtù summa et niente minore, quando è bisogno, che il fare grande acquisto. Quanto piacer et contento recevemo de questo cussi utile et ben operato effecto, tanto insieme prendemo grandissima admiratione come a tei siano durate le forze naturale in tante fatiche giorno et no-cte continuale et a cavallo et a piedi, tollerando indefessamente et vigilie et jeiunii che non sapemo qual corpo humano non fusse venuto a manco, et tutto credemo parer facile a sostenere a vostra excel-lentia, per la grande virtù sua, ben nota, et non minor zelo che la tiene al beneficio et conserva tione de