•289 MDX1V, NOVEMBRE. 290 A di 28. La noie e la malina fo gran pioza. Re-dulo el Colegio, vene sier Batista Moroxini, venuto podestà di Padoa, in loco dii qual Domenega andoe sier Piero Querini. Era vestito di veludo cremexin, et referi di quelle cosse, et in li affanni si ha trovalo questo tempo per esser slà il campo li, et di le forti-fichation fate, e altre cosse. Fo laudalo dal Principe de more. Fo mandato con barche zercha 20 zentilhomeni a San Spirito conira il signor Renzo da Zere capita-nio di le fantarie noslre et eleclo governador zene-ral, e fo di quelli chiamati Domenega iu Gran con-sejo, vestili tulli di scarlato. Et lo trovono a Santa Maria di Grazia, et charezato molto, fo menato a l’a-bilation preparatali per l’olizio di le Raxon vecbie a Sin Stefano in cha’ Barbaro dove sleva l’oralor di Hongaria, et per ozi li fo fato le spexe. Vene qui con 9 persone. El è da saper: li soi fanti l'ha condulo di qua, numero 900, per Chioza montali in barca fono mandati verso Liza Fusina, e de lì alozono in trivisana. IH Padoa, letere dii capitanio generai. Zercha li fanli, voi lenir 3000, e le zenle d’arme mandale a li alozamenti. De li inimici, come sono a Mon* tagnana e Cotogna, et aspelavano li danari per dar la paga a quelle zenle el poi levarse. È da saper: a Padoa el capitanio zeneral, visto sier Nicolò Pasqualigo podeslà e capitanio di Vicenza, li fece un gran rebulo dicendo meritava esser apichato per esser parlilo de lì, e chi lo cazava? e lui disse li stratioti, e tulli l’abandonò, et non poteva solo restar lì ; hor fo gran parole eie. Vicenza ancora si tien per San Marco, et non lì è andato alcun a tuorla per nome de’inimici, tamen esso podestà solo non poteva starvi. Intesi, i nimici stati a Moncelese hanno depredato il lutto e sachizalo quel poco reslava, et si parlino. Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta; feno li Cai per Dezembrio: sier Francesco Falier, sier Polo Antonio Miani et sier Polo Capello el cavalier, et feno molte gratie. Fo mandato, per nome di la Signoria, a visitar el signor Renzo, li Savii ai ordeni. A dì 29, la malina, si redusse assa’ brigala in Pia-za per veder il signor Renzo venir a la Signoria, el cussi, mandalo a levarlo per zerca 20 zenlilhomeni vestiti di scarlato, zoè questi principali sier Gabriel Moro el cavalier, sier Andrea Mozenigo dotor, sier Rironimo Taiapiera dotor, sier Alvise Bon dolor, et altri di Pregadi, vene per terra, vestilo di.... con grata ciera a tutti, e la bareta in mano. Era la Piaza I Diani di M. Sànuto. — Tom. XIX. e la corte di Palazo e scale piene di zenle, et andò a la Signoria. El Principe non si levoe, per non poter caminar e andarli contra; ma levato suso, lo abra-zoe carezandolo molto, et sentalo apresso, fo chia-mà li Cai di X el mandali tulli fuora per darli au-dientia. Non siete molto et usoe poche parole. Et è da saper, questo signor Renzo, eri, quando 172 el vene, zonto a Santa Maria di Gralia, dove de-smontoe per udir messa, a caxo vene l’oralor di Franza episcopo di Asie et Poralor di Ferara che sempre va insieme, et ivi si abrazono et uditeno messa, e venuti li zenlilhomeni, non molti contra, poi montoe in barella el vene a dismontar a la caxa preparatali utsupra. Questo, ragionando con nostri, dice è contento star con la Signoria nostra e voi servirla, e che le sue zente d’arme verano, e sono andate per la via di Ravena per più segurlà, et lui è venuto per la via di Ferrara. Et narra le cosse di Bergamo; come avia auto tre balaie, e dilesosi, ma che pochi bergamaschi lo aiutavano, et vedendo non aver socorso e pocha vituaria dentro, et che li 500 fanli erano stà roli che li veniva per socorso, et ch’el capitanio zeneral non li havia mandato li 500 cavalli richiesi, et i nimici strenzendoli, veneno a pali di renderli la terra, salvo lui e tutte le zenle d’arme e fantarie e robe loro, quale possino andar libere dove li piace, come apar per li capitoli. Et cussi si parti di Bergamo in ordinanza, et passò per mezzo il campo inimico, e parlò al viceré e al signor Prospero Colona capitanio di Milan, eh’è suo inimico, i quali erano a cavalo a veder non li fosse dato alcun impazo da le zente, et li dete do comissarii spagnoli che lo acompagnono fino a Crema, e poi al Po, preparandoli burchii di passar Po e venir zoso eie. con una Irombeta dii viceré e uno ampio salvoconduto ; sichò li ha parso bello aversi liberato. E si era socorso, spagnoli si conveniva levar e tutta Lombardia era nostra. Dice il signor Silvio Savello mai li ha. voluto parlar, né vederlo ; qual è ferito sul viso, e fo da lui svalizato, e si ha dolio col viceré, dicendo havemo il nostro nimico in cabia e lo lassemo andar. Hor venuto a Crema, provedete e vi lassò 4 contestabeli veehii, quali nominarò di solo, con fanli 900; tra loro é uno suo nepole carnale chiamato signor Zuan Antonio Orsino, et uno suo cugnalo chiamalo Boiardo da la Zervia et 100 lanze spezate et 100 cavalli; etiam ha lassalo sier Zorzi Valaresso, era provedilor in Bergamo, et sier Alessandro Donado de sier Piero, fa il meslier dii soldo; et vi è viluarie dentro per mexi sei, et è venuto di qui, et per lutto li è stà falò bona compagnia, maxime in le lerre dii Papa. Ha perso sohrn 172* 19