427 MDVI1I, APRILE. 4-28 die è slà mollo a preposilo, perché tulli morivano da farne; se.ha dallo li groppi a tulli li eondulieri, che li destribuischano, ¡i zio tulli habino el suo. Il proveditor volse eri levar di leto, per farssi poi portar ozi a Goricia per asetar quelle cosse ; ma questa note à tanto cridalo, che mai à dormilo, per modo vedo mollo esser pezorato, e li è venuto a lutti do i piedi; bisogna tolerar eie. Fin qui non è zonlo alcun fante, saria boti venisse, perché, venendo so-corsso grosso, saria mal perder una cussi bella terra e di tanta importanlia. Dal calilo nostro si usa ogni diligentia in mandar spie più in là si poi, in tcnir le scolte di cavali lizieri, et etiam far star tutte le zen-le apariade in uiio son di Irombeta. La terra se va ronzando, dove per le nostre artelarie lo ruinado ; sono gran nuifiero de murari, che lavorano per farlo presto. Quelli di la rocha non fanno movesla alcuna, né altro s’atende, salvo venere*da sera, che sera a dì 21, di averla; e dentro non si fa preparalion alcuna, nè se lavora; el lì è dentro uno nostro che vede il lutto, die cussi se è rimasi d’acordo. Missier Zuan Foscarini è andato a tuor il possesso di Porde-non, che se ha dato a descrilion. 1 cavali, die era a Belgrado, dii signor Constanlin Amiti, per comandamento di la Signoria nostra, numero li, tonno con-liscadi, et da poi, per letere sue, donati al signor Bortolo, che dicea erano soi. • 206 ' Leiera di Marco Antonio Orsso, cogitor dii segretario dii provedador Corner, data a dì 21 aprii 1508 in Gradisca, a sier Jacomo Corner. Magnifice etc. Zonlo fu domino Zuan Colla, familiar dii signor gubernator, con le lelere de cambio et altre scriptu-re, subilo la magnifìcencia di missier spazò missier Francesco a Goricia con dite lelere et li ducati 200, per perfìcer l’opera in aquistar etiam la rocha de Goricia. Et partendossi, sua magnifìcencia mi comandò scrivesse a la magnifìcencia vostra, in conformità di quello si havea a scriver a la Signoria. E questa sera il signor gubernator à falò intender a la magnifìcencia di missier, aver fato intrar in castel- lo quel spagnol, che è qui in campo, eli’ è quello ha pratichato tal acordo, insieme con uno notlaro da Udene; sì che spero e lazo certo vostra magnificen-cia, la cossa succederà ad vota. Domali da malina la magnifìcencia di missier monterà a cavalo |ier Goricia, ucìò personalmente proveda a tutte cosse neccessario a tal expedilione etc. Leiera di sier Zuan Foscarini, data in Forde-non, a dì 21 aprii, al dito. Cugnado carissimo. El parse al magnifico provedador di mandarmi a tor lo posesso di Belgrado, locho dii signor Constanti!); e cussi io andai volenliera. Da poi parse a sua magnifìcencia di mandarmi a tor lo posesso qui a Pordcnon ; e cussi vini eri, fu zobia. Dove venendo, el capitanio di questo locho, todesco, mi vene incontra mia 4 con questi citatiini e molti altri a cavalo, di più di nui assai, a cavalo homeni 100 e boti numero di fanti a po’; dove io lo acharezai assai, e lui mi fece el debito con tulli. Da poi se aviasemo e intraserno irn Pordenon, dove loro fezeno gran demoslrazion di honorarmi; lì fo diserado archibusi assai, per modo che li cavali erano tanto inspauridi, che non li podevemo cazar avanti. Lì arivasemo in el castello. Sua magnificencia mi apresentò le chiave di la torre de dito castello ; e cussi io le azetai, per nome di la illustrissima Signoria nostra et dii magnifico provedador. Dove ringratiò prima sua magnificencia e tutti noi di l’lionor etc. ; saria contento star qui qualche mese etc. Questi citadini voriano venir a la Signoria, a dimandarmi de gralia li fusse confirntado per un tempo; li ho diio non voglio per niente. Leiera dii dito sier F rancesco Corner, data in 207 la rocha di Goritia, a dì 22 aprii 1508, horre 16. Fra ter carissime. Eri sera io fui in Goricia a parlamento con questo capitanio, domino Andrea Letisten, e fo concluso per questa matina el tulio ; e cussi in 1’ alba io vini con l’illustrissimo gobernatore, et inlrassemo dentro de la rocha. Et per la magnifìcencia dii proveditor et governator mi fu comandato dovesse intrar in la forteza, el lenirla ben custodita a instantia di la illustrissima Signoria nostra, lo, desiderando conservar quello mio padre haveva aquistado con molti pericoli de la vita sua, mi parse debito ntio intrarli volentie-ra, azìò che, corno lui era slà causa de aquislarlo, io fusse causa conservarlo; et di questo non dubitar che mai acliada altramente, che più presto sentirai di esser messo in una artelaria et Irato a li inimici, che mai io veda in mio tempo altro cha la gloriosa insegna de San Marcito etc.