15 MDXIV, SETTEMBRE. 16 Umbrun, a dì 13 Avosto, et subito partite per Padova dal capitano; nè volse dar la letera a la Signoria ; ma disse a bocca a Raphael Griti fator dii capitanio ze-neral, aver visto a pe’ di monti francesi 30 milia, e tutta via zonzeva, e missier Zuan Jacomo meteva in bordine le zente per la impresa di Milan; qual li disse : « Di’ al signor Borlolamio, che lo invido a manzar macharoni questo San Michiel in Milano ». In questa sera fo fato certa regata di barche 5 a homini 4 per barcha, il predo braza.... di raso zallo. E fu fata, ma si farà un’altra volta, perché die-no esser barche 20 ; sichè la terra fu in festa, barche per il Canal e done ai balconi. 0* Adì 4. La matina il Principe non fu in Colegio, justa il solito. Di campo, fo ìetere. I nimici non è mossi, ut supra ; e con avisi ha auti di Roma il capitano ze-neral, come noterò di soto. Di Spagna, di sier Zuan Badoer dotor, ca-valier, orator nostro, da Vaìalodid, le leterc tratc di zifra, l’ultima di 14 Avosto. 7 Copia di una letera particular di Hongaria, data a dì 11 Avosto in Buda. Narra di quelle novità. Da novo : prima, a dì 23 Marzo, zonse de qui el Cardinal Strigoniense con bella compagnia, e cussi de zorno in zorno venivano li altri signori, come el Ban, el Vayvoda, el marchese Marcholaba, el conte paladin, el duca Lorenzo e assà altri signori che ve-gnivano ogni zorno, e fevano ogni dì consejo insieme e diete, perchè el Cardinal bavea portado di Roma la cruziata nel regno contra turchi. E cussi volse farla stridar, e la feze contra el voler de questi signori. Et erano in gran confusion insieme, dove i correa come fano le formighe da ogni banda zente, et erano adunati da 3000 vilani, in modo che costoro erano mezi impazati, maxime questi signori che non volea fusse sta cruziata per non spender. E fo forzo al Cardinal remeterla, e feze intender a tutti dovesseno tornar a le case soe e da li soi patroni. E beato era colui che più presto si potea aspetar una erose rossa adosso che li parea andar a noze, tanto erano volenterosi ; era impossibile a poderli desme-ter, e li mandono fuora di la terra digando i andasse a far el suo consejo, quel che li parea di far, e questo fu fato per inganarli che non saveano a che modo mandarli via. E loro andono la matina a bona bora a un locho se chiama Radus, dove i suoleno far el consejo. Quando i fono tutti ussiti di Buda, feze- no ben serar le porte di la terra con bone varde, e li mandò a dir dovesseno tornar a casa sua da parte del Re, aliter tutti li andaria a tajarli a pezi. E loro vedendo questo, si partirono una parte in qua, un’altra in là, e dove i andava fevano tutti i mali del mondo, in modo che fevano parte fra de loro, e andavano a un vilazo, e piava quel nobele e quel altro, e li impalavano, e vergognava la sua dona, e li tolea danari, oro e arzento. E tra le altre cosse i feno, capitorono a uno locho se chiama Zenadin, eh’ era de uno vescovo homo da bene, et lo preseno e se feze dar li soi danari e arzenti assai, et lo impalò. Et breviter narando, feze un capo tra loro chiamato re, ch’avea nome Sechel Giorgio, valentissimo homo de la persona, et era hungaro proprio, el qual era disposto 7* voler desradicar tutti questi signori, etiam li nobeli ; dove ha fato grandissime crudeltà, e fato impallar assà nobeli e signori, e vergognato le so done. Ultimamente se havìa fato gran maistro, havea soto de lui 60 milia villani e s’avea fatto 25 fra loro per capi, et havea adunato gran quantità d’oro e d’arzento. Vedando questo, sti signori se trovavano a mal partilo, e avisono per tutta la Boemia, in Transilvania, in Croazia, che venisseno con zente contra di questi cruziati. E in questo tempo se intese, a una vila, lonzi mia 5 di nostri italiani, di Buda, erano radunali da zercha 3000 de ditti cruziati, i quali venivano a la volta di Peste, ch’è una terra per mezo Buda apresso il Danubio, et erano per voler prender quella. E si la sorte permetea havesseno roto li nostri che li andono a l’incontro, e Buda e ogni cossa era soto villani. In modo che si messe in hordine un capeta-nio se chiama Bernamisun valente vecchio, e con zerca persone 1000 tra cavalo et pie’ andoli iucontra e li aquistò e tajò a pezi da 400 di loro, lo resto prese e con la grazia di Dio vene con bella vitoria. Da poi domati fono liberati el forzo di quelli presoni, provando come lì erano venuti per forza in loro compagnia, e promesseno con sagramento non ne tornar più : e de questi presoni ne fo elecli 16, i quali erano stati principali, e questi fono il dì seguente impalati, chi per fianco, chi drieto, chi per el peto con i piè in suxo ; le pezor cosse che mai habi al-dìto far; e questo è sta fato perchè anche loro hanno usato grandissima crudeltà contra i signori e nobeli; fra le altre loro villani hanno impalato el padre e el fio su uno palo inedemo, el fio de soto, el padre de sora : cosse inaudite ! Apresso, l’è zercha un mese che zonse il vayvoda .......con persone da 22000, el qual sì acampò a l’impeto del campo de questo Sichel Giorgio, et