441 m x» x, qua ave le lellere dii soccorso li veniva dii prove-dador Marzello, conte Bernardin con la compagnia et 500 provisionali, li piaque assai, et cussi a di... è zonti. et vene una lettera dii provedador Griti si levava col Campo per venir a Vicenza, et il Marzello venisse con le zente a le torre di confini e lui prove-ditor Gradenigo andasse con le altre zente in Padoa, la qual lettera messe in fuga tutti, intanto inimici si ingrossava et volea Imlar il ponte, et fo consultato con li capi parse a tutti levarse e venir verso Padoa e lui fo renitente e si vedeva in gran angustia dicendo sta a la Signoria questo levar o al provedador di Gimpo e non a Ihoro, da l’altra banda vedeva quelle zente nostre in pericolo, e cussi terminono levarsi, perchè le rive non si potea lenir, poteano passar in diversi lochi più di solo e melerli di mezo. E vene poi la lettera dila dii Griti che compite di fugar lutti, veneno a la Mola, e il Marzello vene a Moncelese per fortifichar il locho, e lui Gradenigo inteso la tiluba-tion di Montagnana, prima mandò fatili, poi lui me-demo vi andò con zente, ma Ihoro si haveano dà al dudia di Ferara ; et poi venuti col Campo al ponte di la torre, dove era uno locho segurissimo, el al mondo de poter star securi niun Iodio è mior, e sul passo serali e torniati d’aqua da una banda adeo erano segurissimi, parse a la Signoria scriverli si levasse e venissenn ad unirsi con il Gimpo, 1’ altro, e cussi veneno ; concludendo non à fato mal, ha perso il Polcsene combattilo a spana per spana, visto inimici, e do di che mai dormi, manzo su le rive di qua si non pan e un pocho di vin, perhò non era chi porlasse vituarie, non ha hauto mai soccorso, havia so-latri tre falconeli su charele, non merita impulazion, perchè non à fallato e voi star a ogni pruova et sempre si à afatichato per questo Stato et è sta honorà più di soi meriti, et si oferse la vita e la facultà, etc. Il principe li usoe qualle parole usale al Marcello ve nisse ozi in pregadi a referir, et al Consejo si li piacerà aceterà la scusa soa, tamen è sta gran mal aver perso il Polesene cussi presto. 218 Da poi disnar fo pregadi et vene le in fra seri pi e lettere. Di Campo, di provedadori, date a le Bren-télle, ozi hore 14. Come hanno ricevuto nostre lettere zercha mandar danari a Lignago. Cognosseno am he Ihoro il gran bisogno, li passi è impedidi di sora da alemani, di solo da francesi, e si la Signoria voi li manderà a risego. Item, mandò uno nonlio quando l’era a Moncelese in Lignago con lettere el è ritornato "con una lettera la qual la manda di qui, è in zifra. I Viarii di M. Sanuto. — Tom. X. maggio. 442 Item, che quelli spagnoli fo presi, la Signoria li scrive li lassino andar, non li par, ne inanello lenirli in Campo, ni darli a li stratioti li tegneriano in Gimpo, etc. I qual examinati dicono in Campo esser stà una crida clic tutti li spagnoli dii dillo Gimpo si lievi di comandamento dii suo re e vadino in Spagna per la impresa di Africha, e seriveno amazarli è mal etc. Aricorda si mandi danari per pagar le zenle che l’importa assai, acciò non siegua qualche scandalo, etc. Et li fo rescritti per Colegio di spagnoli facesseno • quello a Ihoro piacesse. Di Lignago non fo lete, ni di Feltre venute • ozi, etc. perchè quelle di Lignago erano in zi-fra. Et voi danari. Fu posto, per li savij excepto sier Piero Duodo non era, che vadi uno savio dii Consejo et uno di terra ferma di setimana dal marchexe di Manina a dirli quanto è slà deliberà di scriver a Roma, e si tien si haverà suo fiol e lui sarà capitano zeneral nostro, e questo femo acciò si possi scusar con tulli che havendo il fiol suo qui ne convien servir lealmente, con molte parole ut in parte, delata per Alberto Tealdini. Ave 3 non sincere, 45 di no, 130 di la parte, e fu presa, el cussi in questa sera andò sier Antonio Grimani e sier Nicolò Bernardo di selimana in toreselle dal diio marchexe. Fu posto, per li savij dii Colegio, poi leto certa instruzion de sier Zuam Francesco Sagredo condu-tor dii dazio di la becharia 1508 et 1509 piezi e clia-ratadori qualli refudono il dazio et diceno le raxon sue, parelio debitori, dimandano auditori, el perhò li diti savij posero la parte eli’ el dillo e compagni pagi tal debito di ducali 3000 in zirclia di tanti prò de impreslidi e cavedali, justa la parie dii Consejo di X, e con questo per tutto doman debino prestar a la Signoria nostra ducati 3000 de contadi, da esserli scontadi in le angarie Ihoro che si meterano di zencr in là ; et sier Gasparo Malipiero l’avogador non volse poteseno meter dita parte, fe’ lezer le leze di le grazie e messe pena a li savij non la melesseno. Or sier Alvise da Molin andò in renga, parlò su la parte et cargo l’avogador dicendo non poi ineler pena, li rispose dito sier Gasparo : dicendo li vien ditto vilania da sier Zorzi Emo mostrò non si poteva meter tal parie, è injusta per ogni raxon ; li rispose sier Giorgio Emo e ben. Or a la fin perseverando el avo- 218 * gador a la pena, parte si tolseno zoso, voleano meter altra parte per viam declarationis, tandem sier Antonio Grimani, sier Alvise da Molin et sier Lu-nardo Mozenigo la meseno. E andò la parte, 2 non sincere, 43 di no, 83 di si e fu presa, e fu cazadi 29