485 MDX. GIUGNO. 480 Item, ozi à nova : cri triestini con sue barche armate haveano proso do nostri burchij cargi di legne in l’Isonzo, pigliati e amazati li horaeni di ambe doi el . menato uno con si l’altro lassato in golfo vagabondo, mandò il suo cavalier con alquanti liomeni in una barcha e trovò il burchio senza horaeni ne armizi, di zercha passa 100 di legne, sforniràto alquanto, e li-gato aziò non andasse a fondi 1’ ha conduto de li, et aspcta il voler di la Signoria di quello 1’ habi a far. Di Ruigno, di sier Zuan Baptista Moro, podestà, di 28. Chome quel zorno a hore do de dì veneno zerti crovati a pe’ et a cavalo ussiti da Pexin fin soto la terra, menati via tutti li animali liano trovato, fato presoni G homeui, unde quelli di Kuigno ussiteno recuperarono i botini e maltractono diti crovati, qualli erano cavali 300, pedoni 100, e di nostri feriti do de Veretoni senza pericolo di la vita; dice stratioti non è lì, che doveriano star a San Lorenzo per custodia di quelli lochi, voria arme e ar-lellarie su quel loco utpatet. Di Humago, di sier Nicolò Magno, podestà, dì 28. In risposta zercha le calzine sono lì di raxon di la Signoria, e viste ditte fornase sono da moza 150 chome à stimato con alcuni ciladini de lì. Item, quanto a proveder a Raspo non poi aver danari, perchè li precessori, maxime il passato, à fato gratie a quelli erano debitori, si di dacij come dii fontego de lì, unde quel populo si à dolto di questo et maxime di danari dii fontego: unde per il Colegio fo scrito tajasse tutte termination e gratie, etc. *240 Di Citadela, di sier Gregorio Pizamano, provedador, do lettere, di 31. Prima zercha ivanis, è lì, fanno molli danni e usano quelli turchi parole bestiai dicendo anderano in campo nemicho el fara-no poi danno a nostri, perhò saria bon levarli e se li mandasse custodia di fanti, etc. Item, per 1’ altra, manda una lettera auta per uno è a Vicenza di danni li fa todesdii, la copia di la qual per esser latina sarà scripta qui avanti (1). Nota per Colegio fo scrito a Citadella dito Vanissa con la compagnia andasse subito in campo, et eri hessendo stà dispazà quelli vicentini borgesaui, capo Vicenzo dei Perii con 150 fanti, fo ordinalo andasse a Citadela. Di Treviso, fo lettere dii provedador Moce-nigo, di eri. Previsioni fate e allre cosse, etc. ut in litteris. Di Gradiscila, di sier Lunardo Foscarini, (1) Qui è ripetuta la lettera a Vincenzo Brandizo. riportata a pag. 475. G. Berchet. provedador, di 29. Come eri a l’alba inimici scor-seno per quelle ville dii teritorio brasando alcune caxe, facendo preda di animali, erano ascosi in boschi e lochi lenivano fosse sicuri. Item, la comunità manda oratore di qui sier Daniel di Syraon, et aricorda inimici voleno venir.de lì, et si mandi più fanti e artelarie ut in poliza. Di Padoa, di rectori, di 31. Dii zorzer di monsignor di Bonvexin con sier Zuan Antonio Dandolo e lo lieti in palazo di esso podestà e lo l'ano custodir etc. Da poi disnar fo Colegio con la Signoria e savij 240 * per consultar di danari : et vene uno gripo di Cor-phù con lettere di rectori. Come erano zouli li ho-meni di le galie di Baruto, qual zonse a dì 13 al Zan-te, el è lettere di Corlu e dì 14. Item, se intese per ditto grippo le prefate galie erano cargo di colli.. . tra i qual 200 colli di seda, etc. la qual nova fo per-fectissima. Et fo ordinato justa il solito mandar barche dii Consejo di X in Istria. Di Roma, vene lettere, dì 27 et 29, reduto il Colegio in sulla dii gran Consejo, il stimar io è questo. Chome ricevete nostre lettere di 22 c fo dii papa, li disse aver lettere dii Grassis suo orator in Alemagna, di l i, che 1’ havia tolto licenlia da sua majestà per andar in Hongaria, el qual re voleva restasse tamen lui partiva il dì drio, et etiarn si partiva uno orator di l’imperador per Hongaria, e lien procurerà il (ulto contra la Signoria noslra. Item, li disse che l’orator novo di diio iinperator con el vecliio erano stati da soa Santità e dimandato ducati 50 milìa per dispegnar Verona, qual li à negali : e nota à aviso di Alemagna che li ducati 350 milia di la dieta sariano tarili, videlicet la niità questo zugno, che ha spexe, 1’ altra mità da San Martino sichè di là non è da dubitar; poi .disse diti oratori averli parlato di acordo con la Signoria noslra, et il papa li disse lo doveva far, etc.; i qualli Irati da canto poi disseno eh’ el papa dicesse quello voleva et eh’ el suo re era contento remelesse in soa Santità che lei pra-tichasse dito acordo, el qual disse lo farò saper al re proprio per l’orator mio signor Conslantiuo che anderà : dicendo poi al nostro orator, questi oratori non vi vol lassar Padova ni Treviso e li disse non voler che la Signoria habi un palmo in terra ferma, questo non è triodo di acordo, ctc. et disse faria vegnir a lui domino Constantino Amiti et lo expe-diria ; li qualli oratori li disseno l’imperador havia mandalo a 1’ Hospedalelo uno dotor Mota a parlar con alcuni nostri, et era stà a ma za lo, etc. Poi parlando di le cosse di Forara, disse Ferara esser stà