73 moxxx, Di Roma vene poi nona uno altro corier con ledere di /’ orator nostro, di 1S. Scrive colloqui aulì col papa e di q iella inondation del Tevere. Falto danno grandissimo, ruinà più di 100 caxe, le biave menà via et li vini novi, adeo è cressuto la biava di cavallo la mità più, che valeva ducali 3 il rugio, vai ducali 5 che vien ducali 2 il slaro di nostri. Scrive, il papa haverli dillo, di lulherani, bisógna li principi chrisliani li dagi aiuto con le arme a cazarli: l’imperador per si solo non puoi eie., per il che manda .... a la Signoria nostra per aver conseio et aiuto. Scrive, esso orator averli dimandato traila di biava di Romagna stara 10 milia ; si scusa non poler, sì per Roma come per Fiorenza. Scrive esser zonlo lì el Muselola stato a Fiorenza. Item, il papa aspeda risposta da la Signoria nostra eie. 35 Copia di. lettere di sier Antonio Surirtn, dotor et cavalier, orator a Romn, date a dì 15 ■ ottubrio 1530, scritte a sier Agustin Su- rian suo fratello. A li 7 del presente, per le excesive el continue pioggie. hessendo sopragionlo lo ecclipse de la luna, comenzò a crescer il Thevere p^r più di hore 40 ; la exondantia del qual fu in tanta vehemenlia et abondantia che ha superalo quasi braza 3 a tutla la ani ¡qua exon lanlia, et praesertim quella che fu al tempo de la felize recordalion de Alexandro VI. Il che ha poslo in mina tutla quesla misera cillà, ch’è una compassion grande a veder le persone che comeattoniti vanno per le strade Ha rodo il grosso parapetto del ponte di Castel Santo Angelo ; fino le strade salezate dirupate, el un mondo di caxe minate, un numero di persone afogate, lutti li ruolini rotti et asportali, tulle le biave, che si soleno ile «pii conservar in fosse subteranee, deslrude, li vini, che erano stà posti di novo in le cantine, dissipati, un mondo di cavalli et animali anegati. Ne la caxa del reverendissimo Griinani, dove io prima stantia va, l’acqua è zonta al primo solaro, che’l signor Dio mi aiutò a conseiarmi di partirmi de lì, ancorché dove al presente io slò, eh’ è luoco alto, non son ito digiuno ne la robba, havendomi le acque toltomi l"2 botte di vini novi, che io havea falto poner in la mia cantina, bagnato et consumato ludo il ior-mento che non vai più niente, cussi et ¿ani 1’ orzo, la spella, la paia e il feno, et breviter spogliatomi di tutta la provision che mi havea falto per il futuro anno, che mi darà danno di ducali 500 ; ma OTTOBRE. 74 sia ringratialo Dio dii tutto! Si pur' la C"ssa fosso terminata, si poria scorrer; ma de di in dì si sen-teno cascar caxe con amazar di habitanli, e cadeno cussi quelle che hanno avuto l’acqua come quelle che non l’hanno aula. Però se io voio andar bora a palazo, e cussi li cardinali, convengo andar di fuora la terra, e far il camin longo de mia 3 grossi per non andar per la terra in tanti pericoli di cascar caxe. Et pur quesla malina, io vulsi ritornar dentro via per rispetto di le pioggie, non mollo avanti di 35* me ne cascò una con la morte di cinque persone erano dentro, che fo una compassion grandissima. In conclusion si lien il danno è stalo grandissimo di questa sfortunata città, et non menor di quello che fu il sacho. Copia di lettere di domino Alvise Lippomano, da Roma, di 14 octubrio, a sier Thomà suo fratello. Doverele haver inleso la grande aqua eli’ è slata qui alli 8 del mexe, la qual ha ruinata tutta questa terra, è andata per Banchi alla una picha, e non si ritrovava ni pane ni altro. Mai non fu ve-du'a cosa più horribile : infinite caxe minano, per le cantine che sono ripiene di aqua, el Ira le allre Ire palazzi alla via Julia sono' cascati, e generalmente tutte le caxe moslrano rolura e si ponto-lano, e lutti fugono alli monti et sono in grandissimo spavento. L’acqua ha rollo le sponde dii ponte Santo Angelo, smatonale le strade, et morte in'inite persone, cavalli et somari senza numero, rolli li molini, e breviter ogni cosa sodo sopra, adeo che concludeno eh’ è stato un altro saeho. Tutti li grani et vini sono persi et è una carestia grande di ogni cosa, et per cinque giorni l’hab-biamo fatto con pane di semoleli. Mai vedesti la più horenda cosa: Agirne, la Rolunda e Campo Fiore parevano il mare Hadriano, e l’acqua è ila generalmente per Inda Roma sino alle scale di Ca-pitolio, cosa che mai non fu sentila. Da Roma, alli 10 de octcbrio 1530, al signor 36 duca di Mantoa. Dapoi che scrissi le allre mie a vostra excellen-tia, di 7 dii presente, si è sialo in grandissimo fastidio et travaglio et confusione qui in Roma per la excessiva inundatioue del Tevere, il quale ha sparso per (ulta la cillà di maniera che ha passalo l’altezza più de due braza il segno, tal che fu mai a memo-