137 MDXXX, NOVEMBRE. 138 68') Capitolo di lettere di Anversa scritte per Daniel da Norimberg a Martino da Cor-nosa mercante spagnol, date a dì 9 no-/ vcmbrio 1530. Qui havemo non la grafia de Dio, ma tulio el paese, Holanda, Zelanda, Fiandra et in parte Barbante, si Ili auto aflitione et tribulalione grandissime. A di 5 di questo, per tanto cresimento di aque, in quel zorno del 1478 et del 1480 furon qui grandissime aque, ma adesso sono cresude un piede più e pasato le diche, e guastò diche, e rotte assai; la ruina è stata tanto grande che non si potria dire. Anegale ville, anegnte gran gente, bestiame senza numero, Tormenti e paese ; el seminato guasto, sali periti in Zelanda, paesi anegati in Zelanda, et è da dubitar che mai non se raquisle-rasse tali, non dico tutti, per la immensa spesa che andarebbe a far. Di caxi el nostro Signor consoli li affitti. Dubitemo di grandissima penuria. Capitolo di lettere di Anversa, di 10 novem-brio 1530, scrito a domino Pandolfo Ci-nami in Venetia. Non voglio primamente mancarvi dirvi della undatione stata a li 5 et 6 di questo, quasi in tutto questo paese e maximamente in tutta Zelanda e parte de Fiandra e Olan la, la qual ha dato tanto terrore a cadauno che homo credeva il deluvio di Noè fusse ritornato, o che dovesse essere la fine del mondo. Il mare crebbe tanto oribilmente ca-ziato da venti maistrali e ponenti che congiontosi con le aque vive, quale ogni luna cresseno, che integramente coprite P isola de Zelanda e parte delli altri luochi di sopra nominali talmente che quasi lutto lo paese ha patito miserabile e gravissimo danno da doversene per sempre ricordare. Molte gente sono morie e molle caxe in diversi luochi ruinale, e in altra il paese è restato talmente coperto di aqua da non potere mai più o in longo tempo haverlo. Considerale bora quanta miseria ne doverà revertire che, siando quello paese de Zelanda tanto fertile e abondevole de più cose quanto era, dovemo tutti p.ilire noi altri qui. Se non fusse stato uno dicho verso la parte di Fiandra che si 68* ruppe qui apresso, per dove la rivera prese il corso suo, eravamo in ogni modo per patire grandemente, perchè già P aqua era venuta tanto grande che co-menzò a montare sulle strade e coprire di molle cave e, havendo la marea a cressere anco tre hore, si giudicha, alla ruina che menava, che se tal rolura non seguiva si sarebbe alzata più di alle 4 in le caxe, e, siando qui tante aque quanto potele pensare, potete ancora considerare il danno e ruina ne sarebbe potuto seguire. A Dio non he piaciuto .segua tanto danno, e posesi securamente dire ne babbi,voluto conservare più de li altri, di che ne sia sempre ringratiato. A dì 7, domenega. Se intese la nova, vene 69 eri per lettere di Palermo in merchadanti, maxime in Pandolfo Cinnmi, de 6 di questo, di nau-fragii seguiti, et come la vezilia di San Symion comenzò la fortuna, adeo le galle nostre di Fiandra se smarileno una di l’altra; una s’è redula in Calhania, l’altra ad l’Agusta, la terza non si sa dovo la sia. Item, esser rota una nave con vini, qual era di raxon di sier Zuan Batista Grimani qu. sier Do-menego, patron di una galla di Fiandra., sicliè ha-verà danno ducfti 6000: item, una nave con zu-chari, veniva in questa terra, di raxon di sier Ma fio Bernardo dal Bancho: item, tre nave ragusee cargavano formenli. Scrive esser sta dato la Irata di salme.....a zenoesi, pisani, e maiorichini, con ducati uno di nova imposta, eh’ è ducali 3 per salma. E come, cargando 40 milia salme, le nave si rompè e si perse il formento. Et che una nave zenoese, di 6000 salme dovea portar, non ha portato 1000 stara etc., ut in litteris. Fu fato in Collegio armiraio in Barbaria, Alvise da 1’ Acqua, et corniti; il restò si farà poi. Dapoi disnar, fo Gran Conseio. Vicedoxe sier Marco Dandolo dolor et cavalier, secondo consier. Fato 9 voxe non da conto : podestà e capilanio a Sazil, la primi fu tolto sier Filippo Corer, fo podestà el cnpitanio a Sazil, di sier Jacomo, per danari ; tamen la Signoria terminò, insta la leze, non si provasse per esser in conlumatia, et tamen l’altro zorno provono sier Mariti Juslinian, di sier Seba-stian el cavalier, avogador di Comun, slato avoga-dor per danari. Sichè si fa a un modo et a l’altro. A dì 28, la matina. Il Serenissimo fo in la sua Camera con li Consieri el Cai di X solli, el eravi il vescovo di Chiele, qual fo elelo per la Signoria per terzo iudice in li confini con il re Feraudin, dicendo (1) La carta 67* è bianca. Item, fono sopra fra’ Galaleo qual é in presoti