- 62 - I più audaci ed i più efficaci eran anche i più lontani, gli espatriati. In Italia s’eran accozzati col vecchio ramo di lor gente, trapiantatovi dopo la morte di Skanderbeg, a fuggire la signoria straniera; nelle vaste strade d’Europa il contatto colla vita civile, la vicinanza d’altri rivoluzionarii d’Oriente più evoluti e meglio organizzati, come i Giovani Turchi e gli armeni, accendeva in loro più precise speranze; infine l’incontro dell’emigrazione economica, l’incontro di altri fratelli sospinti lontano dal bisogno in cerca di lavoro meglio retribuito forniva loro specialmente negli Stati Uniti una materia prima eccellente; in un ambiente libero e adattissimo a consentire una propaganda nazionale scevra d’influenze tradizionaliste e paralizzatrici. Non fa torto agli albanesi dir che, come la Giovane Italia, anche la Giocane jìlbania si è in massima parte sviluppata all’estero. Nel 1897 iniziano contemporaneamente le loro pubblicazioni due riviste, l’Jìlbania di Bruxelles e La Nazione albanese di Roma; poco dopo, a Boston il Dièli. Dura sorte fu quella degli agitatori: nomadi fra le varie capitali, privi di consoli che li proteggessero disinteressa-mente, privi di mezzi di fortuna e spesso anche di attitudini a procurarseli, ed esposti quindi a tutte le tentazioni della miseria; ora eroici, ora imbelli, in mano a tutte le potenze quando eran costretti, pronti a liberarsene appena potevano, in fondo mancò loro nel lungo esiglio un preciso concetto della madre patria. Di qui gli errori e i rovesci che dovevan attenderli al primo tentativo di un’organizzazione autonoma, la scarsa lor comprensione de’ conati veramente paesani di autonomia. I rimasti erano d’altra parte addietro di qualche secolo. Nella madre patria e sopratutto fra l’elemento musulmano durante il regno di Abdul Hamid non si può dire che il