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MDXXXl, GIUGNO.
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         A dì 30. Da poi disnar, fo Pregadi. Noto. Ileri in Colegio fu fato contestabile a Sibinico, in luogo di Julio di Parma morto, con provisionati 20, To-masin de li Canaris, da Roma. Item, coadiulor a Bergamo, in logo di Agustin de Bracha, rimase Alvise Signolo fo di Piero.
        Di sier Nicolò Tiepolo dotor, orator, fu lettere date a ... . Come Cesare voi far una dieta a Spira per le cose lutherane e dii Tureho, e non lra(<a)r altro, et si lién, lutherani si aquieterano.
        Noto. Eri malina in Colegio fu fato contestabile a Sibinico con ducali..... per paga, a page 8 a l’anno et rimase Zuan Batista Mato.
250	Di Roma, dii 17 di magio 1531, drizate al signor duca di Mantoa.
        Alli 13 di questo gionsequi monsignor di Gam-bara, il quale zercha la negotialione dii Concilio non ha portalo più olirà di quello che vostra excellenlia Sa, et con effetto la risolutione di quesla matina pare che dispenda da la venula qui di monsignor Cardinal Agramonle, qual non essendo ancor gionlo, porge maraviglia a questi signori perchè, come scrissi per le altre mie a quella, dovoa arrivare fino alli 24 (sic) di questo; pò esser che, per questi caldi grandi che sono stati a questi dì, sua signoria reverendissima habbia voluto pigliar la posta con comodità sua. Per lettere che ultimamente si hanno da monsignor reverendissimo di Trento, di i) dii presente, non era ancora resolutione ferma che la tregua fosse stata confirmala per il serenissimo re di Romani, anzi parea che pure ci fusse qualche difficullà, nonobstan-te che alli dì passati,-come scrissi, se intendesse che la fusse conclusa e stabilita, e così mi dice Nostro Signor haver aviso; si crede però non debba inanellare che non abbia effetto. Lo exercito cesareo già tre dì sono è partito da Asisi, e se ne va al camino designalo de Romagna come già scrissi. Nostro Signor non ha ancora fata altra resolutione, che io intenda, cercha la comprobatione di la senlentia.
Dii ditto, di 20 mazo.
       Mercore sera gionse in Roma monsignor reverendissimo Agramonle, el il giorno sequente sua signoria et il signor di Albania stetero longamente con Nostro Signore, el, secondo che s’ è inteso da bon loco, li reporti soi non sono di quella sorte che si dubitava, perhochè ella dice et afferma che l’imperatore et re Chrislianissimo sono in ottima intei-
ligentia insieme, et che senza dubio seguirà lo a-bocamerito de LoroMieslà; che in tutta Pranza non solo non si parla di far guera, ma non c’è persona che gli pensa, nè che habbia animo desturbare le cose de Italia, alendendo il re el tutta la Corle a darsi piacere et far bona ciera; che cercha il Concilio Sua Maestà sarà ben disposta acondescendere a quello che se iudicherà meglio espediente per la repubblica Christiana, el sta pur ferma ch’el loco habbi ad esser Turino. A la causa matrimoniale de Ingil-terra che sua Maestà per quiete di la christianità et per conservatone della amicitia di quel re, qual è stato sempre obedienle alla Sède Apostolica desiderarla molto che si tnvasse loco, che non fusse su-spello alle parte, dove si potesse agitare quello iudilio con più comodità et satisfatene di! prefato re che in Roma, et propone Cambrai, come terra che non è subietta nè a Spagna nè a Franza, el lì Sua Maestà poiria mandare soi comessarii, quali havesseno ad udire le parie circha quelle materie. Sua signoria reverendissima si è extesa qui mio gli è parso in proposito et secondò che più ampiamente stanno le sue instrutione; ma in effetto queste Sono le cause di la venuta sua, con quesla apresso di la pratica matrimoniale di la nepote di Sua Beatitudine nel Secondogenito dii Christianissimo circha la quale Sua Maestà se dimostra essere benissimo disposila. Che cose ne habia mo’ da seguir non si pò far iu litio, ma non passarà molto che si vederà la resolutione del si o del no. Nostro Signor manda un missier Fabio Magnanello, dolore et avocalo concistoriale, alla Corte cesarea, per causa de la pronuritia sopra le cose de Ferara, né Sua Santità è per pigliare altra resolutione, finché egli non sia ritornato : dovea partir oggi e andar in posta. Come sìa finito il tempo del mexe promesso per Sua Beatitudine a quelle genie cesaree stiano su quel dilla Chiesia, bisognarà che si provedino de altri lochi, perochè ella afferma de non voler che stiano sul suo ; vero è che si aspetta di giorno in giorno F ordine di Sua Maestà di quel che habbino da fare le dille genie, et se ne fano diversi iudieii, ma latti perhò senza fondamento.
Da Pexaro, dii signor duca di Urlino, alli 20 di magio, scritte al sopraditto.
   Non hieri l’altro queste gente imperiale passo-rono fuori dello Stalo nostro, ove in tulli li modi possibili hanno hauti» el usato quel rispetto alle cose nostre che se possa inmaginare magiore, talmente