577 MDXXX, GENNAIO. 278 servare la catholica fede, esser tutore della Santa Chiesa et de soi ministri, reggere el deffendere secondo la iustitia il regno concessoli, esser iusto indice et defensor de poveri, richi, vidue et orfani, et Infine prestar la debita subietione et reverentia alla Santa Romana Chiesia. A ciascuna di le qual di-mande fu risposto per lui : Volo, et a l’ultima ag-gionto il iuramento. Da poi similmente si dimandò con la medesima scrittura in lingua germana alti principi presenti, clero et populo se volevano esser stibieli et obbedir a tal principe et reclore, et fu dal Maguntino, Treverense et altri tutti circumstanti rispósto : Voìumus. Il che fatto, il re la terza volta se distese in terra et, da poi ditloli did ditto Colo-niense certe beneditioni, levatosi, fu onlo da lui il capo, il petto, tra le spille, ambe le gionlure de brazi, et infine ambe le patine delle mano, con certe parole in ciascuna oratione. El da poi fu conduto dal Maguntino et Treverense in sacrestia, dove fu vestito di habito subdiaconale et così ricondutto al loco suo, dove da poi lettoli dal Coloniense diverse longe benediclione, tutti tre loro gli diedero, con certe parolle a ciaschaduna insegna, prima la spata, da poi el manto, et poi il sceplro et pomo, et infine la corona, che furono tutte queste cose di Carlo Magno imperatore. Et con queste il Maguntino et Treverense lo menomo a l’altare, sopra il quale postovi la mano fece la sua professione di observar tutte le cose dimandatole di sopra. Et poi tutti li Electori insieme, cantando il clero, lo condussero ad uno loco di sopra la chiesa, el ivi lo posero a seder sopra una sede, che pur si dice esser stata di Carlo Magno, dove ingenochiandosi loro a lui li fecero reverentia, et li diedero la spala in mano, con la quale fece molti cavalieri. Et fu cantato il Te Deum laudamus con le interpostone più volte di quel 144« sono confuso de tanti instrumenti, come nella elec-tione ho dillo di sopra. Infine ritornati tutti a l’altare, fo cantato lo Evangelio et, da poi, fatto Pofer-lorio dal re el dalli Electori soli, secondo l’ordine loro, al qual^ non andò lo imperatore. El finita la messa, il re, dappo’ data la beneditione, fu comunicalo. Et compite le cerimonie, così vestili come erano, andorono al palazo de la comunitade, havendo P imperalor nanti a sé il conte Palatino et il mar-chexe di Brandiburg con il Treverense in mezo che li portava il sceplro el pomo, et il merascalco che li portava la spala, et seguendo il re il Coloniense col suo sceptro in mano, spargendosi medesimamente nel camino di le monete al populo. In una sala di questo palazo erano preparate le mense, una per P imperatore et re insieme sopra un tribunale mollo eminente, et poi per ciaschaduno de li Electori da basso il tribunale separatamente la sua, con richissime credentiere di vasi d’argenti et de oro, et con li baldachini et sedie di brocato d’oro ciaschaduna. Dove fu, per ogniuno delli Electori presenti el vicegerenti delli absenli, exercilalo l’offìtio el ministerio suo, zioè per il marchese di Brandiburg fu data P aqua alle mano; da poi per li ecclesiastici tutti insieme porlo in zima di un baston de argento il sigilo imperiale, il qual preso et guardalo dal re gli fu restituito ; per il conte Palatino fu portate le prime vivande, et con la credenza solita apresentate; per un baron boemo, in loco dii re di Boemia, con la medesima credenza dato il poculo ; et per il sopraditto marescalcho, in loco del duca di Saxonia, tolta di un monte- di biada di cavali la prima mesura et gettala al popolo. Fatti per li ditti P ofiìtio loro et lassati altri principi a servir alla mensa de P imperatore et dii re, fra li quali furono il duca di Michelburg et il duca Federico di Baviera fralelo di lo elector, si redussero ciaschaduno di loro separatamente alla sua, et vi disnorno tutti di copiosissime et regai vivande. Et sì come queste si levavano dalle mense, così tutte si gitavano dalle fane-stre al populo, che si era ridutto in grandissima moltitudine, al quale fu etiamdio dato mangiare un bo rostito integro con le come et piedi dorati, pieno di sorte diverse de animali, et con questo molli pani gelatoli pur da le fanestre: il vino gli subminislravano abondanlemenle tre fontane de una aquila et dui leoni finti, che da la bocha Io git-tavano per sei cane nella piaza. Et così sì è finito il giorno in tal solennitade. Nella presente mando inclusa una de le monete d’argento, che furono gittate al populo. A di 31. Fo la traslation di San Marco; li 145 ofiìcii non sentano, ma le Quarantie si, el non se varda per la terra. In la Quarantia Criminal et Civil vechia fo tratà, per sier Zuan Dolfin, sier Marchiò Michiel olirti avogadori, una oppinion, quali voleno che sier Andrea Loredan, fo podestà e capitanio a Crema, pagi quelo ha mal tolto li soi oficiali a Crema. Et parloe il Dolfin, esso Loredan et il Michiel ; a la fin non mandono la parte. Item, preseno che quello si haveva da queli à tolto indebite di rectori stati aCrema, non si trovando a chi darli, la parte nulla diceva a chi si dovesse dar, e fu preso darli a certi monasterii, ut in parte.