- 104 — sua vitalità darà prove ineffabili", e concludeva promettendo altre ricerche con queste parole che hanno del profetico: "quel che sia, quel che possa essere Valona, e quanta civiltà spetti a noi di spandere in queste terre derelitte diro in un altro mio lavoro 11 ; dalle quali parole si vede qual programma ben più efficace e più degno della conquista armata abbia saputo concepire fin d’allora qualche italiano per il nostro paese. La crisi del ’78 ci trovò però impreparati, incapaci a riconoscere tutto il valore di quell’Albania che Bismarck, come oggi sappiamo offriva a Crispi l’anno avanti in compenso per l’occupazione della Bosnia da parte deH’Austria. Crispi senz’altro rifiutava l’offerta, preoccupato di strappare qualche miglioramento anche piccolo della nostra frontiera orientale; ma non trascurava, egli italo-albanese, di rilevare l’importanza preminente per noi di un riassetto più naturale della nazionalità balcaniche. Non seguito in ciò sufficiente-mente dall’opinione pubblica. Tutte le preoccupazioni son rivolte infatti al Mediterraneo, dove l’apertura del canale di Suez ci ha fatto sospettare una ripresa del periodo delle repubbliche marinare e ci ha indotti ad andare a ricercarne, come si disse, ™ le chiavi in fondo al Mar Rosso". Nella grande discussione sul bilancio degli esteri che ebbe luogo alla Camera dal 30 gennaio al 5 febbraio 1879 un atteggiamento di disinteresse per le cose dell’Adriatico è palese: la questione albanese affiora continuamente nel dibattito senza venir mai considerata di proposito e l’ex-ministro della Destra Visconti poteva rispondere a un’interruzione di sinistra : n L’Albania ! ", con queste parole accolte dal consenso generale: "Io credo che su questo punto l’opinione in Italia si è manifestata abbastanza chiaramente; quindi non ho bisogno di stringere dap-