519 MDXXXI, AGOSTO. 520 tutti piche. Il forzo di Ihoro sono di'quelli preseno il re di Franza soto Pavia, sachizò Zenoa et Roma : me pare tutti signori, haveano più di 2000 donne, el forzo romane, le più belle creature che siano in Italia, una più bella di l’altra, con la lingua spagnola eh’ è uno piacere aldirle parlare, el forzo di esse vesfide di seda, con vesture recha-mate, colaineze grosse d’oro al collo, manile a le braze con zoie, !e tal che ha intorno valimento v per 2000 ducati. Paso avanti l’artellaria et le ba-gaie, zercha 3500; possa passò queste corlesane, tutte a cavalo, con el ragazo avanti a pé; poi le ba-gaie numero infinito ; poi l’artellaria ; poi pasò el retroguarda pur in ordinanza. Else li primi erano bella zente et in ordine, molto più questi et più numero; sono da 8 milia fanti lutti cerniti et boriimi usi a la guerra. Credo che saria dificile cavarne de Italia tanti homeni da fati come costoro, ecoslexperti. Li cavali pasò di soto di la lerazerca miglia 4. Sono in lutto zercha 20 (sic) persone. Voleno di vituaria ogni dì stara.....di for- mento in pane, a la mesura venitiana 400: et questo ben tutta la Romagna lo sa che li hanno mantenuti più di un mexe, et hano voluto pagare le vituarie di ogni sorte a suo modo. Cometizando da Rimano fino a Modena non c’ è cita che non ha abuto danno di questi di ducati 2 et 3 milia, perchè comandava a le terre tante vituarie, e tulti obediva per non poder far di manco. Hanno fato uno ben, non hanno danizà li fermenti; dii reslo di le biave poco se ne à sunale. De lì a do dì andono su quello di Imola. Si dice vieti presidente di (ulta la Romagna uno fiorentino, nominato Bor-tolomio Valori, mollo parliate di la caxa de Medici, et eh’ il duca Alexandro di Medici, erra in Eiemagna, è venuto in Toschana, alozalo a Prato, DÒ poi intrar in Fiorenza per la peste, di la qual si voi far signor. Qui è uno bellissimo arcollo dì tormento e tutte sorte biave, che sia stato zà anni 10; ma va grande pioze, che non si poi governarlo, e si non fose il papa che lo lassa andar a Fiorenza per via di Val di Lamon, si venderia 3 stara e mezo al ducalo, ma el vai quasi lire 4 la nostra corba, poco meno dii staro veneliano. Da poi scrila, si ha, el nepole dii papa, duca Alexandro, è intralo in Fiorenza con zercha cavali 100 et uno messo di lo imperatore, el qual messo fece adunare el Conseio, et erano molto pochi, sì per esser sta molti confinali e molti absentali per non si trovar a tal consenso. Adunato il Conseglio, il dito nonlio imperiale fece una oratione digando come quella cita era caduta de li soi privìlegii, et stati rebelli alla Cesarea Maestà, alegandoli molte 269* rasone, concludendo: Soa Maestà voi che togliale il duca Alexandro per vostro capo et signore. Fo messo il partilo et per tre volte baiolato, nè mai oblene. Et vedendo questo, volse veder dove procedeva questo : meso.el partito a voce, li povereti non potè far di manco, et fo acétado. Et fé iurare a tutti dii Conseglio fedeltà, mese li ofìciali et uno gubernator per nome suo in palazo di la Signoria, et poi usile di Fiorenza per la gran pesle in quella eilà. Non si potria dir li lamenti e piatili fano alcuni nobili fiorentini confinali qui in Faenza, digando : « dove è la nostra libertà ? » malediscono lo sceplro imperiale, la corte romana et chi li da favore, et « se vivamo tanto che ’I ponlifice mora, sarà l’ultima ruinadi la caxa di Medici ». Si dice, voi andar a Siena et Luca a far il simile. Lo exercito è alozato su quel di Corezo, e di la Mirandola se distende per fin a li confini de Carpi, el li fano conto di slare qualche di. E uno meso dii marchese mi ha dillo, pensa che fra 8 dì il prefato marehexe anderà per fin a caxa per le poste, per veder la sua dona, la qual si aspetta de dì in dì a far fiolì. Dii mexe di avosto 1531. 270 A dì primo avosto, mar ti. Introno Consieri di là da Canal a la banclia di sora, sier Polo Nani qu. sier Jacomo, sier Hirotiimo da chà da Pexaro qu. sier Beneto procurator, et sier Lunardo Emo qu. sier Zuanne el cavalier; Cai di XL, sier Piero Arimondo qu. sier Nicolò, sier Fantin Dolfin qu. sier Piero, et sier Antonio Valier di sier Beneto ; Cai di! Conseio di X, sier Piero Badoer, sier Nicolò Mo-cenigo, nuovo, et sier Hirotiimo Zane. Di Bergamo, fo lettere di sier Marco Mo-rexini el dotar, podestà, et sier Simon Lion capitanio. Scriveno zercha il castelan di Mus, il qual li ha mandato uno lì, dicendo, voria prender qualche acordo con il duca de Milan mediante la Signoria nostra, et mandar li soi fioli a Bergamo, non soi, ma............. Da poi disnar, fo Collegio di Savi, per dar au-dienlia. A dì 2. La note fo gran pioza, molto a proposito per la gran caldana è, ma non durò mollo. Di Milan, di sier Zuan Basadona dotor, orator nostro. Avisa come uno capitanio dii caste-