337 MDXXXI, MARZO. 338 fare. Benché, so intende che la Maestà Cesarea ha mandato per monsignor de Prato a conferir zercha questo col re Christianissimo, quanto fece ancora col re de Romani, parendoli, prima che si determini in una cosa de tanto momento, conveniente e de haverne il juditio suo, et questo si per la affinità che è fra loro come per esser uno dei principal membri de christiani. Così si expeclava alla corte de intender quel che Sua Maestà havesse risposto a monsignor de Prato. Dille cose di Siena, par che li sia pur speranza di accordo, et che sia gionto ordine dalla Maestà Cesarea di quanto se habbi a seguire. Dicesi che don Lopes resterà in Siena col numero di 300 fanti, come anche di prima. Stimassi che fra pochi giorni se habbia da veder creatione di dui cardinali spagnoli a complacentia di la Cesarea Maestà, la qual li ricercha perchè habbino a star con più autorità per tal dignità, in compagnia di la imperatrice al governo dilla Hispania, non cognoscendo Sua Maestà di poter ritornarli sì presto, stando questo dubio di guerra de infidelli dalle bande di Hungaria et de Ralia. Li ditti cardinali saranno l’arzivescovo di Si-vilia et P arzivescovo di Santo Jacobo in Campo-stella, che ambi sono in quelle bande. Alla promo-tione loro non serano difficultà, secondo che bave-mo de bon loco, et forse nel primo concistorio i saranno proposti. L’ultime dilla Corte Cesarea sono delli 19 et 20 dii passato, in le qual fra le altre cose c’è aviso che, havendo il Turco inteso dii tralar che si faceva dilla tregua tra il re de Romani et el vayvoda, ha scritto una sua lettera latina, dicendo che si mara-viglia che il vayvoda entri in tal maneggio, sapendo bene che la Hongaria è tutta sua. et che P ha guadagnala con tanta effusione di sangue et perdila de tanti soi homeni, el che el vayvoda non è se non suo servitore corno li altri, et che non intende consentir a tregua alcuna, anzi a primavera verà alla recuperatone de Hungaria, et far anche conoscere alli altri christiani che intende passar più inaliti, la qual cosa da inditio che neanche adesso sia per acceplare quella che si è conclusa di 3 mexi, per L quale è andato da lui domino Alvise Griti per ha-ver il suo consenso. I Piarti di M, Sanuto. — Tm> L1V. L’xmplum 175 1531. Die 5 marlii. In Rogatis et Malori Consilio. Ser Petrus Maurocenus (Mocenicus), Sapiens Terrae firmae. Sicome è stà più fiate laudevolmente provisto alle ambition et procure di quelli dimandano magistrati, così si deve, quando si vede le provisione in-lerumperse, et massimamente nelle cose de magior importunila, procurar di darli opportuno rimedio, unde, essendo precipuamente il Collegio nostro di summa importantia et vedendosi la mala forma delli Savii nostri di Terraferma dille procure grande che apertamente si fanno per ciascuno, L’anderà parte, che .de coetero la electione de li Savii nostri di Terraferma si habia ad far con pena, 11011 possendo quelli sarano eleli refudar sotto le pene per li ordini el leze nostre statuite conira i refudanti. Et non possa esser eletto alcuno che non sia 0 non sia stà ordinariamente eletto, per il Magior Conseio, di Pregadi 0 dilla Zonta o in magior dignità. El la presente parte non se intendi presa, se la non la serà posta et presa nel nostro Major Conseio. — G80 f 781 — 0 Die 12 martii 1531. Essendo finita il mese di febraro prossimo passalo la prorogatione che per questo Conseio fu falta alli 3 Avogadori exlraordinarii venuti di terraferma, nel qual tempo non havendo potuto devenir alla expedilione che desideravano per giuslilia delli casi criminali per loro principiali, per la impor-lantia de quelli sono comparsi alla presentia della Signoria nostra ricercandone di opportuna provisione acciò possano continuar la trattatone et expe-ditione delli casi preditti, unde parendone conveniente, anzi necessario, sì per satisfatene dilla iusttia come per lionor dii Stalo nostro, che con quella magior brevità di tempo è possibile sia posto fine alla expeditione dille cose predille, però ; L’anderà parte, che alli predilli Avogadori sia 22