397 MDXXXI, ACRILE. 398 overo per altre o pur a bocha, che sera meglio, na-rarli il tulio. Fra questo mezo ti goderai questo, et io questa cosi grande, superba, pomposa et ornata Corte, che alli giorni mei non ne son per veder più una simile, si che si a Lione io ho patito con non haver piacer alcuno, hora qui suplischo. Per ogni giorno con questi clarissimi ambasatori si fano vizete a grandissimi baronagii, dame, cardinali et altre sime! persone, de! che, vedendo quanta pompa et cosi gran cose, mi ralegro et godo di havermi tochato cosi bona sorte. Vorei scriver asai più cose, ma mi dubito condurti ad avermi invidà di non atrovarti ancor tu, sichè è mancho malie che io mi tazia. Di-roli questo sollo che qui sono bellissime donne che portano tette nelle .... me intendi, ma non vogliano odir questo abhominabel vicio, per quanto dicono : io mi credo che atendano molto. Basta ! fano, per mio iudicio, meglio de noi, che non dicono et fanno, noi altri si pasemo solum di! dire. Ti mando, aziò babbi per doe borre da leger, con questa una copia di 1’ Aretino a questi dì venula qui in Fratiza. Siati sano, vivi lieto et memore di me. Da Paris alli 7 mar so 1531. 11 lutto tuo Jacomo Justinian. Copia di uri altra lettera dii ditto, scripta al. prefato. Alli 5 de P instante, zoè marzo, che fu di do-menicha, cercha a borre 20, mirò ne la chiesia di San Dionise, loco discosto da Paris cerca cinque miglia de nostri, la serenissima reina, avanti di la qualle andava lo illustre Gran maislro, il qual servite a questa incoronalione in locho dii maestro di cerimonie in lutti li atti seguili, havendo et portando sempre un bastone in mano di chana indiana lavorala superbissimamente d’oro et argento, et apresso di la qual seguivano il signor conte di San Polo et monsignor de Gisa, drieto a qualli seguiva Sua Maestà, acòmpagnata da doi de li figlioli regii, che P altro erra amalato, zoè da il signor Delpliin et dal ducha de Orliens, li qual per ca-daun lato lenivano ne P intrar di la chiesia il manto a Sua Maestà, qual erra suslentata da li re-205* verendissimi cardinalli Triulzi et Agramonte. Montato che hebbe Soa Maestà 12 gradi, intrò sopra uno palcho de largeza da circha cinque pasi per quadro, ornato et aconzio superbissimamente con sopra-rizo d’oro mescholato con veluto biancho, sopra dii ( qual palcho eravi una sedia regalie, alla qual vi si i asendeva per 3 gradi, ornata et coperta di veluto cremesino a ziglii d’oro. Haveva in testa Sua Maestà una scufìa d’ oro rechamuta et perniata di perle grosissime et una quantità di zogie; indosso por-lava una veste di veluto cremesino rechamata a perle et zogie a quella inslessa foggia; sopra il petto portava un petorino di raso biancho alla foggia francese, pur rechamato intorno intorno ; nel mezo li pendeva un grosissimo diamante di la grosezza di una gran noce, ligato insieme con un rubino podio men grando, di grandissima valuta, in fogia di pendente; sopra alle veste era ornata di un manto de l’inslesso velulo, ma rechamato et perfilato dalla cima fino alla fine a cordoncini di oro et perle, perhò ben picole, la coda dii qualle erra mollo longa, et per la longeza grande era suslentata nel mezo da la duchessa di Vandomo da una banda, et da P altra da la duchessa di Nemor. Et per ingenochiarsi alla messa erra portato un cosino di soprarizo da monsignor di Ninvers. Dritto al qualle eravi madama regenle, madre di questo Cristianissimo ; apresso di lei le doe figliole regie, che sono nominate, una madama Madalena et Margarita P altra ; et secho a paro a paro eravi la serenissima reina di Navarra, da poi vi era madama la vechia di Vandomo, madama de Miavors, la primogenita di la duchessa di Vandomo, et finalmente madama di Serelin sorella dii Gran maestro. Tutte coteste principesse et signore erano adobate ben quanlo si possi esser; cadauna portava uno manto de veluto violelo fodrato di armelini ; excepto la madre dii re, madama di Vandomo et madama di Setigliom che, per esser vedove, non portavano corona, tutte le altre havevano in zima al capo una corona dorata et richamata tutta di zoglie et perle. 11 manto de madama la rezente era leuuto et portalo da monsignor di la Vale governator di Berla-gna et monsignor Sateobrian ; le allre code di manti erano portate da diversi baroni et gran personagii di Sua Maestà. La qual, gionta che fu nella chiesa, fu posta a seder ne la già designata sedia, de li canti di la qualle si fermorono in piedi li signori prefali figlioli regii, Delfino et Orliens, qual ambidoi erano preparali a servirla a levarli la corona nel ingenochiarsi de Sua Maestà, la qual fu acòmpagnata fino alla sedia da li reverendissimi cardinali Triulzi et Agramonte, qualli, poi che fu posta a sedere, se ne venero al basso et andorno a seder a man maneha apresso P aitar grande, dove già gran pezo si era posto a seder il Legato, over Gran canzelier di que»