273 mdxxx, gunza, lo archiepiscopo di Cologna et lo archiepiscopo di Trevere, ecclesiastici, il re Ferdinando mediator come re di Boemia, che, quando li sei non si accordassero, lui è il seplimo che interpone l’autorità sua in lai electione, nella ecclesia maggiore, la quale fino la electioife preditta fu custodita da gran numero di gente armate di ditta citade, et etiam con le porte di essa citade serali. Et stati che forno li predilli alquanto insieme serali in sacrestia, andorno in coro, vestili lutti sei con manti di veludo cremesino con bavari fodrali di armelini e con le barelle similmente, habili che richiedono in tal cerimonie. Et accostatosi ogniuno alla sedia sua si cantò solennissimamenle una messa del Spirito Santo, la qual finita ritornorno in ditta sacrestia et elessero il dillo re Ferdinando in re di Romani. Il che inteso da l’imperator, che era in uno loco ivi vicino, andò con pochissima compagnia quasi improvisamente in coro dove, postosi a seder, il marchese di Brandiburg, per nome delti altri 4 electori, significò a Sua Maestà, loro de comune concordio havea eleclo il re Ferdinando suo fra telo re di Romani, quando però eosì piacesse a Sua Maestà. Il che udito smontò dal seggio imperiale, et a se chiamati per cerimonia li conseglieri soi et, tiratosi a parte con loro come volesse il conseglio, ordinò’la risposta al duca Federico di Baviera fratello di lo eleclor, la qual data, pregò et comandò al re che pigliasse il carico che si conviene a un re de Romani. La qual cosa intesa, in segno di grandissima reverentia esso re smontò dilla sedia sua, et disse che, poiché così piaceva a Sua Maesià el a quelli illustrissimi Electori, volentieri pigliava lai carico, né con minor tede et diligentia si sforzerà di lenirlo ebe fusse stato lo amore el clemenlia sua in dargelo. Il prelato illustre marchexe di Brandi-burg alhora ringratiò 1’ una et 1’ altra Maieslate, quella che si havesse degnala di comandar el a que-j42* sta di obedire, et pregò lo imperatore che, in segno di gaudio di questa honoratissima electione, volesse deponere li habbiti lugubri quali, dal primo giorno che ebbe la nova di la morte di madama Margarita, haVea sempre portali. Et per satisfar a tale houesla dimanda, si fece porre in dosso un rubone di ve-luto negro, et al uovo re un manto imperiale di oro soprarizzo. El levatosi tulli insieme, posto da man sinistra da lo imperatore il re et lenendolo sempre per mano, lo condusse allo aitar maggiore, et ivi lassatolo inginocchiato con li El clori, Sua Maestà se ne ritornò alla sedia sua, et falle alcune cerimonie per lo episcopo sufraganeo di Cologna et l Piarli di M. Sanuto. — Tom- LIV, GENNAIO. 274 dilte alcune oralione, esso re si levò rn piedi aiutato da li predilli, et voltalo la fazia al populo, havendo il preditto manto che tutto lo copriva el la bareta de eleclore, sedete sopra l’altare, et apresso lui li Eleclori senza barela, come lo volesseno servire, fino chqjl eanzelier dii Magontino in lingua alema-na fece la pubblicatine al populo, che in sé conteneva lai sustanlia : che hessendo per molle occasione necessaria cosa che in Germania slesse il re di Romani, nè polendosi fare per la Cesarea Maestà, la qual era necessitata ritornare nell: soi regni el siali, haveano li illustrissimi Eleclori concordemente eleclo re dei Romani il serenissimo re Ferdinando re di Ilongaria e di Boemia, eie., con consenlimenlo di Sua Maestà, et che pregavano Dio, che bona el felice fusse tal electione. Finite tal parolle, in un istante si udirono tanti vari inslrumenti sonare, che d’ ogni intorno la ditta« chiesa di strepito grandissimo risonava. Et cessato alquanto, si cantò il Te Deum laudamus con musici excellenlissimi, organi di 7 registri, trombe, pifari, cornamuse et flauti di tanta melodia, che é cosa incredibile a dirlo. Il che finito, con alcuno orationi, si levò il serenissimo re, aiutalo dalli predilli Electori, accompagnato come di sopra da essi, andò alla sedia di Cesare et con reverentia grandissima se gli presentò Inanti. El Sua Maestà con volto lielo smontò di essa et humanamente il fratello accetò, et presolo per la mano, et ditte alcune parolle alti Electori, sopra un medemo grado come compagno nel governo al lato suo lo pose a sedere. Et così stando, ridendo sempre, l’imperator dimostrando vero gaudio con il fratello, con lui ragionando nè però lui, di fori mostrando la lelilia che di dentro al core teniva, mai rise, ma considerava la dignitade assumpla. Li Eleclori se andorno a spoliare li habili loro el, ritornati vestili con le loro prime veste, acompagnorono le predille Maie* state alli palazi soi, havendo sempre Cesare a sini-stris il fratello con il manto predino, che copriva 143 tulio il cavallo ; alli quali gionli, hebbe fine la solenne electione. Alli 7 poi si partirno da Cologna ambe le loro Maestà et li Electori con Grandi dille corte, et noi poi alli 9, con fangi grandissimi et pio-gia, fessemo 6 lege, et alli 10 a megiogiorno arri* vassemo de qui in Aquisgrani, dove di fori si preparava la intrala dille prefate Maestà, quale con grandissima pompa a hore 22 la fecero. Et seben dico qui sotto esser questo ordine, vostra signoria pensa che di più erano alcune cose che io non so, perché invero non si poi veder nè saper il lutto ; pur dico così esser sialo l’ordine come qui è notalo. 18