571 MDXXX, GENNAIO. 272 <1’armelini, quasi corno alla ducale, con una barela del medesimo, et lo condusseno allo aitar magiore,. alla mano sinistra dello imperatore, qual anehora dipose il luto et vestilo di veluto nero, in meggio 1’ uno et I’ altro al cardinale di Magoncia et lo arcivescovo di Collonia, dietro li quali inmediate venero gli altri tre Electori. Et condotto allo altare, et leloli sopra alcune beneditioni, et fatollo publi-car pur in lingua allemana, si cominciò a cantar el Te deum laudamus con grandissimo strepito de infiniti et diversi instrumenli. Finito il quale, con d medesimo ordine lo accompagnorono fin al pai -lazo. Et questo fu giovedì alli 5. Sabato, che furuno li 7, partirno da Collonia, el beri, che fu marti alli 10, essendo le lor Maestà la notte precedente allogiate discosto di questa cità una legha, feceron l’intrata sul tardi. Furono cir-cba 2000 cavalli che enlrorno con qursto ordine. Primo, vi erano tulli gli signori di questi Electori et altri principi, che sono drelo la corte, armali. Da poi v’ erano tulle le guardie a cavallo di lo imperatore et dii re, assai ben in ordine di cavalli et sopraveste, drielo gli quali erano alcuni pochi signori, tra quali vi era il signor duca Alexandro. Da poi vi erano due pagi, uno di lo imperatore, uno dii re, sopra dui gran corsieri abardali con sopraveste di brocato d’oro rizo con gran perle. Seguitavano questi dodici paggi dii re sopra 12 belli cavalli, vestili li paggi de saioni di fuso cremesmo bigarotidi Iella d’oro. Veneano poi 18 di quelli dil- lo imperatore, vestiti de li panni solili, sopra allietanti cavalli, fra li quali vi erano tulli quelli che vostra excellenlia gli ha donati. Da poi venivano dui araldi, et dietro loro uno conte todesco, che in absentia dii duca di Saxonia ha cura di portar la sp ila manzi Sua Maestà. Et poi veniva lo imperatore, armato tulio dalla lesta in fuora, sopra uno corsiero frisono abardato con saio et sopra vesta di brocato di oro rizo soprarizo, con impresa de due mani in fede, con una berela in capo di veludo nero et una pena giala piccola dal lato slancilo. Vi era poi il re sopra uno corsiero pur abardato con saio et sopravesla cremesino, tuttorecamalo di belle el mollissime porle, con la impresa di F el A, che è Ferdinando, e fina con una barella tutta carrica di penne bianche. Dietro questi immediate seguitavano gli cinque Electori. Da poi vi era il cardinale di Leggie et quello di Trento, el tulto il Consiglio di lo imperatore, et ultimamente tulle quelle pochegienle d’arme et arcieri che vi sono. Questi, di la terra inandorno processionalmente il clero incontro fin alla porla, con mol!e reliquie, tra l’altrela testa di Carlo Magno, et il re giltò alcuni pochi denari, de li quali ne mando uno a vostra excellenlia, benché ge ne fusseno do maggior, non molli. Et visitata la chiesa, ogniuno andò agli soi allogamenti. Questa malina poi a le ho-re 8, che può essere una hora di giorno, sono andati tulli alla chiesa maggior ove hanno fallo la coronatone, la qual è slata finita circha le 12 hore, che è megiogiorno, el dapoi sono andati vestiti degli habili dilla cerimonia a piedi al palazo comune, ove in una gran sala che vi é, lo imperatore et il ré ad una tavola, et li Electori ciascuno alla sua, et poi di fori del catafalco diversi principi in diverse tavole, si sono posti a magnar, et anehora ci sono, el è quasi nule. Io non scrivo particolarmente tutte le cerimonie, perchè seria far un libro, et infine non sono se non le medesime che si feceno in Bollogna alla coronatoli dello imperatore ; et poi, a dir il vero, io non ho veduto se non una parie, perché le due notte precedente ho haulo la febre, la qual però spero che non debbia passar molto inanli, per proceder da un extremisimo fredore ch’io tengo. Se non si partirà de qui venere, sabato senza fallo serà la parlila, la Maestà Cesarea con poeha zelile per la via di Leggie a Brusele, et la maestà dii re in Austria. Non voglio tacer una cosa, cha la Maestà Cesarea ha mostrato questa malina, con lauta jocoudilà el illarilà di volto, segno di exlrema allegreza, che non è homo che confessi, per prosperità che gli sii successa, haverlo mai veduto tale. Ogniuno è tanto pieno di queste cose che non si parla d’allro; perhò non ho che più scriver di uovo a vostra excellenlia. Copia di una lettera, data in Aquisgrani a dì 12 zener 1530, per Pasin Bereccio, è con V orai or nostro, drizata a sier Thomà Tie- polo fo di sier Francesco. Scrissi a vostra signoria, da Cologua, de la partila dii fiolo dii duca di Saxonia, et dii protesto che havea faclo alli Electori zerclia la eleetione dii re di Romani, et di le oppositione al re predillo Ferdinando fate, et però per la presente non dirò altro di quello. Ma, seguendo l’ordine de dilla elec-tione, dico che alli 5 di l’instante, ne l’aurora, si redusseno li dui Eleclori seculari, li tre ecclesiastici, et il mediator delli sei quando fusseno discordanti, che furono il duca di Baviera conte Palatino, il mar-chexe di Brandiburg, seculari, il Cardinal di Ma- (1) La carta 141* è bianca.