- 26 - per tali tutti i proprii fedeli di lingua albanese, i quali poi non hanno mezzo d’impedire che siffatta qualifica venga trascritta sui loro passaporti e nelle statistiche ufficiali. L’inverso non può accadere, dal momento che non c’è una chiesa cristiana di liturgia albanese e che musulmani di lingua slava non esistono di qua dallo spartiacque. Del resto noi possediamo per fortuna, preziosa sebbene incompleta, accanto alle statistiche difettose ed alle carte etnografiche che ne derivano, anche un’altra fonte d'informazione nei resoconti dei viaggiatori, dei veri esploratori, intendo, che hanno battuto per anni ed anni con completa conoscenza della lingua e dei costumi, a dorso di mulo ed a piedi, quell’aspre regioni dell’interno che formano l’oggetto principale delle contestazioni. Riunendo alcune loro indicazioni, io credo che si possa tuttavia formarsi un’ idea meno imprecisa della situazione nazionale nelle zone cosiddette grigie del confine. Lasciando stare le interessanti relazioni dei dieci viaggi del nostro Baldacci, non saprei trovare in proposito documento meno noto fra noi e più autorevole dei due volumi di una donna colta ed intelligente che parla albanese nei due dialetti e che, avendo viaggiato sette od otto anni per più mesi l’Albania, è forse la persona oggi più al corrente delle cose di là e più in grado per la sua patria e confessione religiosa di riferirnè con imparzialità (1). L'ultimo viaggio svoltosi nel 1908, l’anno della costituzione, descrive minutamente nei cap. IX e X la prima zona contestata: Giacova, Ipek, Prisrend, ossia tutta quella (I) Edith Durh am cC’/ie ^urden of the {Balkans with illustr. and a map. London, Arnold, 1905, pp. 332, sh. 14. Edith Durham High Jll-hania with illustr. and a map, London, Arnold, 1909, pp. 352, sh. 14.