459 MDXXXJ, GIUGNO. 460 Fu posto certa parie, di arehibusieri di bergamasca. Fu posto, di uno zenerodi una madona da Pra-dia bene merita, habbi fantea una porta di Padoa. Avisi dì Mantoa con avisi di Alemagna. Il re di Romani à inteso di la trieva latla col Turco • per uno anno ; non voi publicharla per poter scuoder li danari promessi per li populi. 237 Copia di una lettera dii illustrissimo signor duca di Ferrara, scritta al suo orator in Venetia. Alfonxus ddx Ferrame etc. Missier Jacomo. Parendoci eh’ el qui incluso aviso datoci dii ca-pitanio nostro di Caslelnovo di Carlìgnana sia notabile, et pensando che forsi non ne sia cosi presto la novella cosi), ci è parso mandarvene subito copia perchè da parte nostra l’andiate a comunicar al Serenissimo Principe et illustrissima Signoria. Et alla Lor Sublimità molto ci ricomandarete. State sano. Ferrariae, primo junii 1531. A tergo : Spectabili domino Jacóbo Thèbaldo secretario nostro carissimo — Venetiis. Copia di la lettera venuta da Caslelnovo di Carfìgnana, di 28 maso 1531. È certissimo che la cita de Luca è sottosopra in arme, el hoggi missier Nicolò Suardino m’ ha dillo che per la chares,lia posta da ciladini nelle vittova-glie il populo ci è elevalo, et hanno creali 18 capi, et s’ erano redotti a parlamento in San Francesco, dove, eletti dui oratori alli magnifici Signori, li expo-sero per parte dii populo che volessero disgravare li textori de soldi 2 per braccio postoli novamenle nell’arie loro, et dare el frumento a soldi 15 il starolo, et fare buon pane. I quaili Signori li Temessero alli IV, parmi se me ricordo, iudici de la mercanti. Tra qualli iudici, uno Joanne Ar'nolHni più giovane, non expectali gli più antichi, audita la proposta loro, li rispose che dicessero alli loro 18, che havevtftio per risposta alleviamento de 18 capestri bene insaponà aziò che ’1 nodo corresse a Ihoro più presto. Et ditti oratori, ritornati alli Signori et exposta loro la risposta ricevuta, si partirono et andorno al populo, et ivi ridissero quanto li era stalo imposto per conclusione. TJnde il populo che era ivi armato in numero di homini 4000, subito dato all’arme, gridò: carne et sangue, per occidere li primati et sacchegiarli. Ma li Signori, già accorti de l’errore commesso el presaghi dii danno fuluro, mandorno Ludovico Bonvisi, mollo amato dal populo, con uno compagno, per parlarli et mitigare il suo furore. Questi, obviandoli in quella provocata furia, quasi furno nel primo impeto oecisi ; pur, con bone parole exhibendosi nelle braccia loro, lo audirono. Et li Signori, dubitando che ditto Ludovico fusse occiso, subito mandorno per il ritorno suo; sed iam ac-tum erat ut supra, et Ludovico, mostrandosi austero conira li Signori, fu maior causa in mitigare il ditto colerico populo. Et tandem, non possendo per altra via terminarsi la minaciata controversia et guera civile, è stato necessario mandare la carta bianca- al ditto populo, il qùal ha segnato li capiluli come li è piaciuto, et demiso fraje altre cose li primati, et redotta la signoria in populo, et Bartolomeo Cenami et Alberto Arnolfini, dui delli primi più ausleri el rigorosi, se ne sono fugiti. Se altro seguirà, ne darò aviso alla signoria vostra, alla quale eie. , Copia di la parte presa in Pregadì a dì 3 eu- 237* gno 1531, posta per sier Gasparo Mal-i-piero, in la materia di'frati di Santa Justina. L’anderà parte che, per autorità di questo Conscio, sii preso et frmiter statuito che li confini alias posti per il nobilhomo Gasparo Malipiero et colegi, in execution di la termination per lhoro fatta circha diti confini altre volte etiam posti del 1374 el 1452, siino et se intendino li veri et iusti confini tra il venetian et padoan, et quelli siano laudali et aprobati, con questo expresso ordine che in alcun tempo non possano esser da alcuno ruinati over devastati, sotto pena de la vita el eonfiscation de li beni sui, a le qual pene, se alcuno contrafarà, cadi inremisibilmente, et l’acusador per il qual si haverà la verità haver debbi lire 1000 de li beni del contrafator, se ne serano, se non, de li beni dì la Signoria nostra. Et perchè non se die mancar de iustilia a chadauno quello che è suo, sii preso et commisso alli officiali nostri a le RaXon vechie, come fiscali, che debbino consignar a li venerabili monaci di santa Juslina tutte quelle terre et loci, che per veri iusti et legai instrumenti et titoli mostre-rano haver aquistado dentro ditti confini et al presente per la Signoria nostra fusseno posessi, con el