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        La terza impresa poi fu di combaienti a piedi alla barriera cum due partesane el la targa, di le ' quale pariesane si potevano servire o in trazer for di mano, o di combate, o come volevano, el similmente di la targa. Et departiti, poi incominciavano la pugnala a colpi di astale a due mano, la quale durava insino a lauto che erano dipartiti per li iudici el guarda dii campo, che fu goffissima cosa a vedere, perché quelli homeni armali a tutte arme non si potevano apena mover et, come quelli ohe a quella pugna non erano exercitati, mostravano poca agilità et poca destreza. Et similmente questa pugna durò doi giorni.
       La quarta et ultima impresa era di combater pur a piedi a la barriera a ponte di lanze a ferro molà, di la quale potevano perhù usare et di essa servirsene come volevano. Et departiti et represe le forzie havevano a combattere a colpi di spate ad una mano. Et questa similmente fu goffa.
202 In ciascuno di questi comballimenli il serenissimo re ne ha voluto intravenire per un giorno el combalere come gli allri dii soccorso, il quale si ha portato sempre bene, come quello che è forte et mollo exercilato in ogni sorte de arme. Sua Maestà haveva determinato di dare 10 milia franchi a quello che meglio si deportasse; ma, perché li iudici trovono che molti sono ad uno islesso segno et bisognava che questi e queli un’ altra volta giostrassero tra lhoro per vedere quale è il primo, si crede che non si darà altramente il precio ad alcuno. È ben vero che a molli il serenissimo ha donalo alcun presente de danari.
        Hor, havendo ditto dille giostre, dirò etiam della coronatione della serenissima regina per non mancar dii debito el rispondere alle promesse mie; ina invero, quando bene io considero, non posso far fine et di maravigliarmi et insieme di ralegrar-mi della sorte mia la quale ha voluto che me habbia retrovato a tre coronalioni delle maggior dignità dii mondo, de dui fratelli et una sorella, fatte l’una in Italia, l’altra in Germania et l’altra in Pranza in spacio di un anno et giorni, che non si sogliono fare in seculi. Ma lassando questo et retornando al proposito mio, dico che alli 5 dii presente di marzo la serenissima regina, che il giorno precedente partitasi da quesla citade era venula come è di costume a San Dionisi loco lontano una lega da Paris, entrò nella chiesia cathedrale antiqua et bella assai, sostenuta da dui reverendissimi cardinali Àgramonle et Triulzi, inanzi de grandissimi principi francesi con le insegne regia, monsignor di
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San Polo P uno con il sceptro in mano, el monsignor de Guisa P altro con una mano, che significa la fede, et da poi seguivano li serenissimi figlioli regii, monsignor lo Dolphin el monsignor de Or-liens, che servirono Sua Serenità poi o in poner la corona o nel tenerla.in mano, et dapò loro 11 tra regine, duchesse et contesse, con le corone in capo secondo il grado loro, el poi 6 altre gran madame, come vederete per la poliza in quesla inclusa. Nella chiesia già erano intrali li reverendissimi Legalo cardinale Sinonense et reverendissimo cardinale de Borbone, che per esser abbate de San Dionisio disse la messa, et infiniti principi, ambassalori, vescovi et gentilhomeni. Sua Serenila, acompagnata da li predilli, se n’ andò alla sedia sua, et ivi udì la messa solennissimamente cantata, havendo sempre da ogni canto molti principi et signori con le berele in mano. La quale serenissima regina nel principio della messa fu unta nel ironie et nelle spalle et pel lo ¡nauti l’altare, el poi, reduta alla sedia, fu coronala con grandissimo strepilo de molli instrurnenti et musice, essendo vestita di superbissima veste ornate de gioie preciosissime alla fogia francese, et sempre
lo	evangelio et offertorio fu portalo da un cardinale con somma summissione et revereniia. Et finita la messa, Sua Serenità con la ¡stessa compagnia se ne uscì et ritornò alla habitatione sua in San Dionisi. De lì a dui giorni poi dovea Sua Maestà far la enlrala in questa cilà ; ma, per il tempo malissimo che è stato, si è restato fin hora. Domenica ogniun tiene che si farà, che sera bellissima cosa perchè questi de Paris hanno fatto grandissime preparalione, et si vederà tra le altre cose, sicome si dice, 10 milia fanti vestili superbissimamente a 6 livree, homeni di quesla citade et altri infini(i/) : infine ogniuno aferma che serà tale cosa che la Franza già molli anni non ne ha nè falla nè veduta una simile, la quale si ha da fare certo presto, nè altro si aspeta che il bon tempo. In quello ¡stesso giorno che si farà la entrata la serenissima regina da un pasto o banchetto a megliara di persone nella sala grande di quesla cilà, dove poi si balleno, et poi il giorno sequenle la comunilade ne farà un altro ad essa serenissima regina, che saranno solennissimi, Et in questo modo, de quadragesima ci fa 202* carnevale. Veduta questa entrata, me ne rilornarò subito alla Corte, dove io sono aspelado dal signor ambasciator et secretano, perchè gionto che sia an-deremo a veder quelle cilà de Brabantia et Fiandra che sono circumvicine.
   A me veramente pare, da poi eh’ io sono qui et