- 86 - vano, unendosi ai turchi, patteggiando cogli invasori la propria alleanza dove dovevano, balzando sul campo frai due contendenti dove sembrava possibile, colla defezione quando non restavano loro altri mezzi. Ma come l’ostilità e la neutralità armata servirono di pretesto all’invasione, così l’alleanza dove pur si tentò fu dai serbi, dai montenegrini e dai greci interpretata in faccia al mondo come una tacita domanda di annessione. Fin dalla prima fase della guerra i Malissori recarono un valido contributo di forze a re Nicola ed egli ne approfittava per dichiarar solennemente ne’ suoi proclami che " l’eroica Malissia lottava come una leonessa, per la sua libertà e per la sua unione al Montenegro *. Issa Bo-lietinaz chiamato alla riscossa dai turchi nelle giornate di Cumanovo rimane coll’armi al piede, come ne fan fede le minute degli amari telegrammi di Alì Riza pascia ritrovate poi negli ufficii postali abbandonati; questo per esempio in data 24 ottobre: 11 Voi avete fino ad oggi preso dai nostri magazzeni 63 mila fucili e non avete potuto far nulla. Prishtina è presa: questa è una vergogna per lo Stato e per il popolo, una offesa per il Governo ottomano. Voi non avete mantenuto le vostre promesse, affrettatevi ora ad organizzare delle bande, per attaccare il nemico poiché non siete capace di batterlo Ma la risposta a siffatta eloquente neutralità degli albanesi è data dalla strage dei loro riservisti aggregati nell’ esercito turco e dai serbi poi trovati feriti nell’ospedale di Uskiib, se è vero che scomparvero più di cento di costoro, dopo la presa della città. I Mirditi lasciano passare dai loro difficili gioghi le colonne serbe dirette a Durazzo col fucile sulla spalla e la risposta è nelle sette forche piantate sui primi di decem-