427 un bagordo a cavallo, nel quale se intende che la Maestà Cesarea in persona intervenir. 218* Di novo non si è altro, se non che si aspela de di in di la resolutione delli pagamenti delti serviti che sono stati richiesti da Sua Maestà a questo paese, come per altre mie ho scritto, la quale serà poco meno di quello che si è sta dimandato. Monsignor prothonotario di Gambara, nonlio pontifìcio, partì alli 15 de aprii per Italia, benché per commissione havuta da Roma, di dui giorni ¡natiti, el dovesse andare in Ingilterra ; ma sua signoria, per esser molto indisposta, non ha voluto accetare la impresa. Mi è sta ditto che per camino, zoè in Brusel-le, havea havuto nova replica sopra ciò, che lo facea star molto suspeso et quasi sforciato ad andarvi ; pur non lo scio di loco che mi basti per afirmarlo. Alla partila di sua signoria dalla Corte la Maestà Cesarea ha fato donare 1500 ducali d’ oro. Di le cose dii Concilio, per quale era venuto qui el sopraditto Gambara, perché non si dice cosa alcuna et anche se intende che le risposte di Franza non sono risolute, si crede che non torni con ferma determinatione. S’ è ditto che la treugua fra il re di Romani et il vayvoda è conclusa per 5 anni ; ma perchè il conte Nogarola, è stato con l’imperatore, non l’ò ancor veduto, sichò na possa saper la certeza. Di Roma, di 26 aprii, al prefatto duca di Mantoa. Veniva a questi dì una grande quantità di nave, cariche di vini, da Napoli a Roma, persuadendosi poter passar sicure per le galere che condussero i prior di Roma a Malta che gli havevano fato scorta; ma non essendo successa la cosa secondo il pensiero loro, però che bono numero di fuste stavano in aguato per trapolarle, sono restate prese zercha 28 de dille fuste. Vero è che, da poi havemo presentito questo caso, il superiore delle galie tentò di seguitarle, et prese due fuste, che si sa di certo, et si dice anche di sei altre da poi ; ma questo è niente, perchè, se non si fa altro remedio, questo mare non è per essere sicuro, et nulla persona ardirà de navigar conoscendo il pericolo manifesto de andar in mano di mori, e questa è una pessima cosa per Roma. 219 Adì 11, la malina. Non fo alcuna lettera. Vene il Serenissimo in Colegio, et la Signoria dete au-dientia a sier Alvixe Gradenigo qu. sier Domenego 428 el cavalier con sier Polo Trivixan qu. sier Andrea zercha 1’ abatía de San Ziprian di Muran, et . . . Da poi disnar, fo Pregadi, perii frati; parlò domino Jacomo Bonfio dotor, avochato di frali, et compile. Di sier Nicolò Tiepolo el dotor, orator, fo lettere, da ira(nt) ... di... . Più vechie di le altre. Scrive............. Di Milan, di sier Zuan Baxadonna el dotor, orator, di 6. Dii zonzer lì oratori di Grisoni el dii marchexe di Mus, per tratar acordo mediante il duca de Milan, i qualli haveano auto audienlia, zoè quelli di Grisoni, ma non sa quello riportano. Scrive, li primi oratori exortava il ducha a darli aiuto conira dilto marchexe. Il ducha messe ordine duves-seno esser doman a caxa dii prothonotario Cara-zolo orator cesareo,, dove saria etiam l’orator di la Signoria, el consulteriano la risposta; et quella malina li mandò a dir non venisseno, perchè havea tolto cassia etc. A dì 12, la malina. Fo lettere di sier Nicolò Tiepolo el dotor, date in Quanto, a dì 3 di l'instante. Scrive come 1’imperador ha terminato tornar in Italia per passar poi per mar in Spagna. Et voi far il Concilio. Ha auto donativo da quelle terre di la Fiandra per ducati un milion 400 milia, ch’è 10 milia ungari. Scrive di certa inondation grande sequila lì apresso Guanto, che il mar rupe un arzere. Et come di la trieva fata a Conslantinopoli tra il re Zuanne et il re di Romani, che per lettere di la Signoria nostra di 7 aprii li fo notifìchato, ancora Cesare nulla havia auto. Item, zercha li salviconduti di le galie di Barbaria, Soa Maestà non voi farli, dicendo, le galie menano mori el zudei che sono soi ■inimici et vanno come spioni. Di Anglia, di sier Lodovico Falier orator, di 15 aprii. Scrive, come predicándose in certa chiesia per uno frate laude di la Madonna, alcuni francesi.............. Vene 1’ oralor dii ducha di Milan, et comunicoe zercha li oratori di Grisoni venuti e la richiesta. Da poi disnar, fo Collegio di la Signoria, per dar audientia, e li Savii se reduseno daspersi etiam lhoro a dar audientia. A dì 13, la malina. Non fu alcuna lettera, ni è cosa conto. Da poi disnar, fo Pregadi, per li frali, il Serenissimo non vene, et parlò domino Francesco Filieti dotor, avochato, per la Signoria, et compite. MDXXXI, MAGGIO.